Per Francesco la vera pace arriva con il disarmo. Solo così si sconfigge il demone
In avvio della Quaresima, il Pontefice è chiarissimo e ripete in tanti modi il dovere di liberarsi dall’ipocrisia che pace e commercio delle armi, sotto qualsiasi forma, siano compatibili.
C’è un demone che si aggira per il mondo e oggi ha le sembianze visibili nella guerra di aggressione di Putin in Ucraina. Contro questo demone che non ha mai lasciato l’umanità “serve il disarmo”. E’ la medicina di emergenza che da sola può contrastare alla radice i primi sintomi del male e avviare la guarigione. In avvio di quaresima papa Francesco ha richiamato la via che permette all’impegno della pace di riuscire: la conversione del cuore che si certifica efficacemente con il disarmo. Senza questa conversione le parole di pace possono nascondere un’ipocrisia di fondo: si invoca la pace ma si lavora per la guerra. In modo soft, ma con molta chiarezza, questa diffusa contraddizione Francesco l’ha comunicata attraverso il suo sostituto alla segreteria di Stato Edgar Peña Parra, per chiedere la cessazione di una violenza disumana che si alimenta dal cuore umano.
Pregare per la pace
Il sostituto alla segreteria di Stato ha parlato, infatti, in occasione di una messa celebrata per 270 deputati e senatori “di qualsiasi colore e di qualsiasi bandiera” per chiedere la fine della violenza in Europa giunta al culmine con il conflitto in Ucraina. Pregare dunque per la pace. Parlamentari che avevano autorizzato con la maggioranza del Parlamento la fornitura all’Ucraina anche armi. Un gesto che ha suscitato amara sorpresa e delusione in tantissimi cittadini europei. Sulla fornitura delle armi al governo di Kiev senza inviare soldati sul campo, si sono trovati concordi parecchi governi europei. Questa piega degli aiuti non deve essere piaciuta per nulla alla Santa Sede dal momento che disarmo e fine commercio delle armi sono due temi ricorrenti nella strategia di pace di Francesco. Monsignor sostituto ha detto in sostanza che serve il disarmo contro il demone della guerra. Ma come? Peña Parra ha ricordato la profezia di Isaia: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci”. I
Adoperarsi per il disarmo
l Papa stesso, nel corso del viaggio storico in Iraq, lo aveva citato lo scorso anno, commentando con una certa amarezza che tale profezia non si era realizzata, ma, anzi, “spade e lance sono diventate missili e bombe”. “Quanto è tristemente vero oggi!”, ha esclamato il sostituto, suggerendo di procedere a trasformare strumenti di morte in utensili di lavoro. Per farlo occorre però “smontare l’arma”. “C’è un disfare, dunque, che riguarda la pace”, ha sottolineato il prelato. “Certamente la pace concerne minacce da sventare, ma non dimentichiamo che ciò richiede anche un lavoro quotidiano, paziente e lungimirante, in grado di sradicare non solo le cause prossime, ma soprattutto quelle remote della violenza. Operare per la pace in questo senso significa adoperarsi per il disarmo”. “È evidente – ha denunciato il sostituto - che le troppe armi presenti sulla Terra, con i tanti giri di affari collegati, spesso coperti da impenetrabili cortine di fumo, rischiano prima o poi di essere usate: anziché essere deterrenti per i conflitti, costituiscono, come vediamo in queste ore, minacce di distruzione”.
La malattia dell’apparenza
Francesco ha provveduto lui stesso a entrare nel merito della questione pace, con segni e parole libere da logiche di schieramenti. Nell’omelia nella messa del mercoledì delle Ceneri letta dal suo segretario di Stato Pietro Parolin che, a motivo di un acutizzarsi del male al ginocchio, lo ha sostituito nella processione e messa all’Aventino, Francesco ha trattato l’uscita dalla logica delle apparenze tanto cara alla maggioranza delle persone al mondo. “Il guaio è – precisa Francesco - che questa malattia dell’apparenza insidia anche gli ambiti più sacri. È su questo che Gesù insiste oggi: anche la preghiera, anche la carità, anche il digiuno possono diventare autoreferenziali. In ogni gesto, anche nel più bello, può nascondersi il tarlo dell’autocompiacimento. Allora il cuore non è completamente libero, perché non cerca l’amore per il Padre e per i fratelli, ma l’approvazione umana, l’applauso della gente, la propria gloria. E tutto può diventare una sorta di finzione nei confronti di Dio, di sé stessi e degli altri. Per questo la Parola di Dio ci invita a guardarci dentro, per vedere le nostre ipocrisie. Facciamo una diagnosi delle apparenze che ricerchiamo e proviamo a smascherarle. Ci farà bene”. Dalla presa di coscienza nuova all’azione anch’essa nuova.
Il digiuno per la pace
“Se la preghiera, la carità e il digiuno devono maturare nel segreto, - afferma il papa a conclusione della sua omelia - non sono segreti i loro effetti. Preghiera, carità e digiuno non sono medicine solo per noi, ma per tutti, perché possono cambiare la storia. Prima di tutto perché chi ne prova gli effetti, quasi senza accorgersene, li trasmette anche agli altri; e soprattutto perché la preghiera, la carità e il digiuno sono le vie principali che permettono a Dio di intervenire nella vita nostra e del mondo. Sono le armi dello spirito, ed è con esse che, in questa giornata di preghiera e di digiuno per l’Ucraina, imploriamo da Dio quella pace che gli uomini da soli non riescono a raggiungere e a costruire”. Da qui la preghiera di solidarietà che deve nascere da una conversione del cuore. “O Signore, Tu che vedi nel segreto e ci ricompensi al di là di ogni nostra attesa, ascolta la preghiera di quanti confidano in Te, soprattutto dei più umili, dei più provati, di coloro che soffrono e fuggono sotto il frastuono delle armi. Rimetti nei cuori la pace, ridona ai nostri giorni la tua pace”.