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[Il commento] Il Papa controcorrente ringrazia chi denuncia gli abusi sessuali

No ai poteri che puntano a coprire anziché portare alla luce le magagne. Dura risposta anche agli ecclesiastici ipocriti e infedeli paragonati a Giuda.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco, vaticanista   
[Il commento] Il Papa controcorrente ringrazia chi denuncia gli abusi sessuali

I giornalisti che hanno svelato gli abusi sessuali del clero contro i minori paragonati addirittura a Natan, un famoso profeta che svelò  l’abuso sessuale da parte del re Davide chiamandolo a conversione. Il paragone è stato fatto niente meno che da Papa Francesco che per questo specialissimo e inconsueto grazie alla stampa ha scelto una tribuna solenne, forse il momento più rappresentativo solenne nel governo della Chiesa come viene considerato l’augurio natalizio ai cardinali e ai superiori della Curia romana. In tale circostanza infatti, ormai per tradizione il papa pronuncia un discorso sullo stato della Chiesa, mettendo in luce alcuni aspetti particolari, traguardi raggiunti e problemi emergenti. Quest’anno il discorso di Francesco è stato incentrato sugli abusi sessuali del clero poiché proprio lo scandalo sollevato dai giornalisti competenti e onesti ha permesso alla Chiesa di mettersi in stato di missione e impegnarsi in una rinnovata fedeltà al Vangelo. Partendo dalla convinzione religiosa posta alla base di tutte le decisioni: “Il Natale è la festa che ci riempie di gioia e ci dona la certezza che nessun peccato sarà mai più grande della misericordia di Dio, e nessun atto umano potrà mai impedire all’alba della luce divina di nascere e di rinascere nei cuori degli uomini. È la festa che ci invita a rinnovare l’impegno evangelico di annunciare Cristo, Salvatore del mondo e luce dell’universo. La Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e immacolata e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento”. Proprio la speranza di Gesù che viene deve sorreggere la Chiesa e animare il suo cambiamento.

“Sarebbe brutta una Chiesa senza speranza!”

Pur parlando di pedofilia Francesco punta a innescare un processo più ampio, cambiare mentalità clericale per potere produrre frutti di bene. “La Bibbia e la storia della Chiesa – afferma il papa -ci danno la dimostrazione che tante volte perfino gli stessi eletti, strada facendo, iniziano a pensare, a credere e a comportarsi come padroni della salvezza e non come beneficiari, come controllori dei misteri di Dio e non come umili distributori, come doganieri di Dio e non come servitori del gregge loro affidato”. Le afflizioni della Chiesa non avvengono in astratto, ma essa è come una “barca  investita da tempeste e uragani” all’interno di  una storia del mondo che di questi tempi è parecchio difficile e dolorosa. 

Per la pedofilia nessun insabbiamento

“Tante sono le afflizioni. Quanti immigrati – costretti a lasciare la patria e a rischiare la vita – incontrano la morte, o quanti sopravvivono ma trovano le porte chiuse e i loro fratelli in umanità impegnati nelle conquiste politiche e di potere. Quanta paura e pregiudizio! Quante persone e quanti bambini muoiono ogni giorno per mancanza di acqua, di cibo e di medicine! Quanta povertà e miseria! Quanta violenza contro i deboli e contro le donne! Quanti scenari di guerre dichiarate e non dichiarate! Quanto sangue innocente viene versato ogni giorno! Quanta disumanità e brutalità ci circondano da ogni parte! Quante persone vengono sistematicamente torturate ancora oggi nelle stazioni di polizia, nelle carceri e nei campi dei profughi in diverse parti del mondo! Viviamo anche, in realtà, una nuova epoca di martiri. Sembra che la crudele e atroce persecuzione dell’impero romano non conosca fine. Nuovi Neroni nascono continuamente per opprimere i credenti, soltanto per la loro fede in Cristo”. Dall’altra parte, l’esempio eroico dei martiri e dei numerosissimi buoni samaritani, ossia dei giovani, delle famiglie, dei movimenti caritativi e di volontariato e di tanti fedeli e consacrati, “non ci fa scordare comunque la contro-testimonianza e gli scandali di alcuni figli e ministri della Chiesa. Mi limito qui soltanto alle due piaghe degli abusi e dell’infedeltà. La Chiesa da diversi anni è seriamente impegnata a sradicare il male degli abusi, che grida vendetta al Signore, al Dio che non dimentica mai la sofferenza vissuta da molti minori a causa di chierici e persone consacrate: abusi di potere, di coscienza e sessuali. Anche oggi, cari fratelli e sorelle, tanti Davide, senza batter ciglio, entrano nella rete di corruzione, tradiscono Dio, i suoi comandamenti, la propria vocazione, la Chiesa, il popolo di Dio e la fiducia dei piccoli e dei loro familiari. Spesso dietro la loro smisurata gentilezza, impeccabile operosità e angelica faccia, nascondono spudoratamente un lupo atroce pronto a divorare le anime innocenti.

I peccati e i crimini delle persone consacrate si colorano di tinte ancora più fosche di infedeltà, di vergogna e deformano il volto della Chiesa minando la sua credibilità. Infatti, la Chiesa, insieme ai suoi figli fedeli, è anche vittima di queste infedeltà e di questi veri e propri “reati di peculato”. Di fronte a questi abomini la Chiesa “non si risparmierà nel compiere tutto il necessario per consegnare alla giustizia chiunque abbia commesso tali delitti. La Chiesa non cercherà mai di insabbiare o sottovalutare nessun caso. È innegabile che alcuni responsabili, nel passato, per leggerezza, per incredulità, per impreparazione, per inesperienza – dobbiamo giudicare il passato con l’ermeneutica del passato – o per superficialità spirituale e umana hanno trattato tanti casi senza la dovuta serietà e prontezza. Ciò non deve accadere mai più. Questa è la scelta e la decisione di tutta la Chiesa”.

La prima pietra di questa costruzione organica di una nuova coscienza e di nuove buone pratiche  contro la pedofilia  sarà posta a febbraio con l’annunciata convocazione a Roma di tutti i presidenti delle conferenze episcopali del mondo per studiare una strategia comune su come proteggere i bambini; come evitare tali sciagure, come curare e reintegrare le vittime; come  rafforzare la formazione nei seminari. Si cercherà di trasformare gli errori commessi in opportunità per sradicare tale piaga non solo dal corpo della Chiesa ma anche da quello della società. Infatti, se questa gravissima calamità è arrivata a colpire alcuni ministri consacrati, ci si domanda: quanto essa potrebbe essere profonda nelle nostre società e nelle nostre famiglie? La Chiesa dunque non si limiterà a curarsi, ma cercherà di affrontare questo male che causa la morte lenta di tante persone, al livello morale, psicologico e umano”. 

Grazie ai giornalisti

E’ a questo punto del discorso che Francesco ha inserito l’elogio della stampa, cogliendo a sorpresa  le aspettative di una reprimenda per quei giornalisti che anziché tacere gli scandali di abusi sessuali sui minori li hanno portati alla luce. Parlando di questa piaga, “alcuni all’interno della Chiesa si infervorano contro certi operatori della comunicazione, accusandoli di ignorare la stragrande maggioranza dei casi di abusi, che non sono commessi dai chierici della Chiesa – le statistiche parlano di più del 95% - e accusandoli di voler intenzionalmente dare una falsa immagine, come se questo male avesse colpito solo la Chiesa Cattolica. Invece io vorrei ringraziare vivamente quegli operatori dei media che sono stati onesti e oggettivi e che hanno cercato di smascherare questi lupi e di dare voce alle vittime. Anche se si trattasse di un solo caso di abuso – che rappresenta già di per sé una mostruosità – la Chiesa chiede di non tacere e di portarlo oggettivamente alla luce, perché lo scandalo più grande in questa materia è quello di coprire la verità.

Ricordiamo tutti che solo grazie all’incontro con il profeta Natan Davide comprende la gravità del suo peccato. Abbiamo bisogno oggi di nuovi Natan che aiutino i tanti Davide a svegliarsi da una vita ipocrita e perversa. Per favore, aiutiamo la Santa Madre Chiesa nel suo compito difficile, ossia quello di riconoscere i casi veri distinguendoli da quelli falsi, le accuse dalle calunnie, i rancori dalle insinuazioni, le dicerie dalle diffamazioni. Un compito assai difficile, in quanto i veri colpevoli sanno nascondersi scrupolosamente, al punto che tante mogli, madri e sorelle non riescono a scoprirli nelle persone più vicine: mariti, padrini, nonni, zii, fratelli, vicini, maestri...

Anche le vittime, ben scelte dai loro predatori, spesso preferiscono il silenzio e addirittura, in balia della paura, diventano sottomesse alla vergogna e al terrore di essere abbandonate. E a quanti abusano dei minori vorrei dire: convertitevi e consegnatevi alla giustizia umana, e preparatevi alla giustizia divina, ricordandovi delle parole di Cristo”. 

Non mancano i Giuda nella Chiesa

Se il discorso del papa è stato centrato specialmente sugli abusi sessuali non è mancato un paragrafo per denunciare un’altra afflizione emersa in modo clamorosa quest’anno  ossia “l’infedeltà di coloro che tradiscono la loro vocazione, il loro giuramento, la loro missione, la loro consacrazione a Dio e alla Chiesa; coloro che si nascondono dietro buone intenzioni per pugnalare i loro fratelli e seminare zizzania, divisione e sconcerto; persone che trovano sempre giustificazioni, perfino logiche, e perfino spirituali, per continuare a percorrere indisturbati la strada della perdizione”.

In molti hanno pensato alla ripetuta denuncia pubblica lanciata dal vescovo Viganò il quel era giunto perfino a chiedere le dimissioni di Francesco.

“E questa – osserva il papa  citando sant’Agostino -- non è una novità nella storia della Chiesa. Anche sulle cattedre episcopali c’è il frumento e c’è la zizzania; e tra le varie comunità di fedeli c’è il frumento e c’è la zizzania. Queste parole di Sant’Agostino ci esortano a ricordare il proverbio: “la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni”; e ci aiutano a capire che il Tentatore, il Grande Accusatore, è colui che divide, semina discordia, insinua inimicizia, persuade i figli e li porta a dubitare. In realtà, in realtà dietro questi seminatori di zizzania si trovano quasi sempre le trenta monete d’argento. Ecco allora che la figura di Davide ci porta a quella di Giuda Iscariota, un altro scelto dal Signore che vende e consegna alla morte il suo maestro. Davide peccatore e Giuda Iscariota saranno sempre presenti nella Chiesa, in quanto rappresentano la debolezza, che fa parte del nostro essere umano. Sono icone dei peccati e dei crimini compiuti da persone elette e consacrate. Uniti nella gravità del peccato, si distinguono tuttavia nella conversione. Davide si pentì affidandosi alla misericordia di Dio, mentre Giuda si suicidò”.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco, vaticanista   
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