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Papa Francesco avverte: "Non sempre le apparizioni mariane sono vere"

Il Pontefice all’Angelus ha spiegato: "Quando la devozione alla Madonna è incentrata troppo in sé stessa, non va bene. Sia nella devozione, sia nelle persone che la portano avanti”

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Papa Francesco
Papa Francesco (Foto Ansa)

Un nuovo modo di pensare Dio è come nascere di nuovo anche dentro il clima di guerra attuale. Lo propone papa Francesco nell’Angelus odierno, mentre la rubrica Rai “A sua Immagine” diffonde l’intervista esclusiva a Francesco in visita la scorsa settimana negli studi di Saxa Rubra. Un colloquio familiare con la redazione centrato su vari aspetti del vivere quotidiano della gente, credente e non credente perché tutti abbiamo in comune l’esperienza umana. 

Il tema della guerra

“È una storia antica come l’umanità - afferma il papa circa la guerra che ormai condiziona la vita del mondo -. Con la pace si guadagna sempre. Forse poco, ma si guadagna. Con la guerra si perde tutto, tutto. I cosiddetti guadagni sono perdite”. Un tema, la guerra, divenuto abituale da oltre un anno nella recita dell’Angelus. Anche oggi. Prendendo spunto da “un saluto speciale ai rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, che ringrazio per la vicinanza quotidiana alla popolazione; la Virgo Fidelis, vostra Patrona, protegga voi e le vostre famiglie. A Lei, Madre premurosa, affido le popolazioni provate dal flagello della guerra, specialmente la cara e martoriata Ucraina”.

Dio riesce a dare un volto umano alla vita

Ma oggi la guerra è rimasta sullo sfondo perché Francesco ha messo a fuoco il discorso su Dio che - unico – riesce a dare un volto umano alla vita, liberandola dalla violenza, dalla vanità, dall’impazienza, dal bullismo. Dio che diventa silenzio davanti al dolore, alla sofferenza specialmente dei bambini. Lui, Francesco, l’ha sperimentato all’età di 21 anni quando subì la grave malattia polmonare.  “Anche io – ricorda nell’intervista - sono stato accompagnato nel momento del dolore. Una cosa che ho imparato, quando ho avuto quella malattia a 21 anni, quasi alla morte: davanti al dolore soltanto i gesti, le parole non servono… Non ci sono parole per il dolore, soltanto i gesti, e il silenzio”. L’eco del silenzio di Dio davanti alla sofferenza lo si avverte anche quando gli viene chiesto delle apparizioni della Madonna e della loro credibilità. Suscitano sempre un grande accorrere di popolo, ma Francesco non esita a richiamare la centralità di Cristo nella fede cristiana.

Non sempre vere le apparizioni mariane

Un criterio utile anche per discernere la veridicità delle apparizioni: “Non cercare lì, perché quello è uno strumento della devozione mariana che non sempre è vero”, avverte. “Ci sono state apparizioni vere della Madonna ma sempre col dito così, verso Gesù. Mai la Madonna ha attirato a sé. Quando la devozione mariana è incentrata troppo in sé stessa, non va bene. Sia nella devozione, sia nelle persone che la portano avanti”. Perciò è rilevante una serie di domande che lo stesso papa rivolge oggi ai fedeli dopo aver spiegato che nella festa della Trinità il Vangelo ci parla di Dio come “padre” svelando il cuore del mistero di questo essere che inquieta, sconvolge e incuriosisce l’intelligenza dell’uomo. “Padre e Figlio. È un’immagine familiare che, se ci pensiamo, scardina il nostro immaginario su Dio. La parola stessa “Dio”, infatti, ci suggerisce una realtà singolare, maestosa e distante, mentre sentir parlare di un Padre e di un Figlio ci riporta a casa.

L'immagine di Dio attraverso una famiglia

Sì, possiamo pensare Dio così, attraverso l’immagine di una famiglia riunita a tavola, dove si condivide la vita. Del resto, quella della mensa, che allo stesso tempo è un altare, è un simbolo con cui certe icone raffigurano la Trinità. È un’immagine che ci parla di un Dio comunione. Padre, Figlio e Spirito Santo: comunione”. Per cogliere il senso di questo parlare incredibile Gesù prospetta a Nicodemo, suo interlocutore nel dialogo del Vangelo odierno, la necessità di rinascere; una nuova nascita possibile nella fede, nella vita cristiana che ci rende capaci di gustare, assaporare la presenza di Dio “sempre vicina, compassionevole e tenera”. L’invito che ci rivolge, è quello di stare a tavola con Dio per condividere il suo amore. Questa è l’immagine. Questo è ciò che succede in ogni Messa”.

Il segno della croce

Come ricordare questa grande realtà? “Con il gesto più semplice – spiega Francesco - che abbiamo imparato da bambini: il segno della croce. Tracciando la croce sul nostro corpo ci ricordiamo quanto Dio ci ha amato, fino a dare la vita per noi; e ripetiamo a noi stessi che il suo amore ci avvolge completamente, dall’alto in basso, da sinistra a destra, come un abbraccio che non ci abbandona mai”. Severe sono le domande che il papa trae da questa riflessione cristiana: “Oggi allora possiamo chiederci: noi testimoniamo Dio-amore? Oppure Dio-amore è diventato a sua volta un concetto, qualcosa di già sentito, che non smuove e non provoca più la vita? Se Dio è amore, le nostre comunità lo testimoniano? Sanno amare? Le nostre comunità sanno amare? E la nostra famiglia, sappiamo amare in famiglia? Teniamo la porta sempre aperta, sappiamo accogliere tutti, sottolineo tutti, come fratelli e sorelle?”

La pace proposta da Francesco

La pace che Francesco propone è questa. Suona diversa da quella di cui si discute tuttora nei tavoli della diplomazia. Parlare di pace significa discorrere seriamente intorno all’uomo, alle sue passioni, ai suoi limiti e possibilità. Tutti spunti che ritornano nell’intervista alla redazione di “Sua immagine”. “L’inquietudine è una grazia. Una delle prime cose che il Signore fa quando si avvicina a noi è mettere il cuore inquieto. Io ho paura delle persone che hanno il cuore quieto. L’inquietudine è quella che ti fa capire che ci sono altre cose oltre te stesso. Io ho paura dei cuori quieti”. Quanto all’educazione dei figli, Francesco ha invitato a “dare le cose positive, le carezze e i limiti. Educare nei limiti. Se a un ragazzo o a una ragazza, a un bambino o a una bambina lo fai crescere senza limiti stai facendo un male. Hanno bisogno della carezza, del sì dell’amore ma anche del no dell’amore”. 

Il maestro non seduce ma attira

Il maestro, poi, “non invade mai. Non seduce mai. Attira. Ti fa sentire bene. E ti mette dei limiti. Un maestro che soltanto ti attira e ti dà delle caramelle non va bene. Il maestro è quello che ti fa camminare, ti aiuta a camminare, ma non cammina per te. Ti dice il limite direttamente e ti rimprovera. Un papà e una mamma, che mai hanno rimproverato un figlio, non funzionano”. Non poteva mancare il pensiero ai media nel mondo attuale. “I media – ricorda - devono aiutare a trovarsi, a capirsi, a fare amicizia e a mandare via i diavoletti che rovinano la vita della gente. Questa è la positività, non è solo parlare di religione. Si può fare si, parlare di Dio... ma custodire umanità, l’umanesimo”.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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