Papa Francesco: "L’omosessualità è un peccato ma non è un crimine. Certe leggi sono ingiuste"

Il Pontefice in un’intervista all’AP smonta anche i tentativi di giocare contro di lui la carta del defunto Benedetto XVI

Pace definitiva per l’Ucraina; l’omosessualità non è un crimine; con Ratzinger ho perso un padre; le critiche degli oppositori sono “fastidiose come un’eruzione cutanea, ma preferisco che ci siano, c’è libertà di parola. Se non fosse così, ci sarebbe una dittatura della distanza, come la chiamo io, dove c'è l'imperatore e nessuno può dirgli niente. No, lasciamoli parlare perché le critiche aiutano a crescere e a migliorare le cose. Ma me le dicano in faccia. Mercoledì scoppiettante per Francesco, denso di impegni importanti, primo fra tutti, l’incontro con la delegazione delle religioni presenti in Ucraina, poi l’udienza generale con il ricordo dell’Olocausto di cui si fa memoria il 27 gennaio e, nel pomeriggio, i vespri con i leader di varie chiese e confessioni cristiane a conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

L'intervista all'Ap

In primo piano è balzata anche l’intervista rilasciata dal papa all’Associated Press (AP) che ne ha anticipato degli stralci più interessanti e pepati. E’ la prima dopo la morte di Benedetto XVI che il papa chiama “un padre” con cui si consigliava spesso nel monastero Mater Ecclesiae. Le sue parole su benedetto scalzano alla radice ogni manovra che mira a parlare bene di papa Ratzinger per contrapporlo a Francesco che coglie l’opportunità per toccare da par suo alcune questioni delicate come l’omosessualità e la critica prima strisciante ora più evidente e ripetuta nei suoi confronti. “Potrei morire domani – dice all’AP – ma è tutto sotto controllo, sono in buona salute” lasciando intendere che continuerà il più a lungo possibile “ad essere vescovo, vescovo di Roma in comunione con tutti i vescovi del mondo”. Pertanto non pensa in alcun modo ad emanare norme per regolare le future dimissioni papali. 

L'omossessualità è un peccato ma non un crimine

Quanto all’omosessualità espone il suo pensiero non nuovo sull’argomento: “Essere omosessuali non è un crimine. La condanna dell’omosessualità arriva da molto lontano. Oggi credo che i Paesi che hanno condanne legali siano più di cinquanta. E di questi credo che una decina abbiano la pena di morte. Non la nominano direttamente, ma dicono “coloro che hanno comportamenti innaturali”. Cercano di dirlo in modo nascosto. Ma ci sono Paesi o almeno culture che hanno questa forte tendenza. Penso che sia ingiusto. Qui in udienza io ricevo gruppi di persone così. Siamo tutti figli di Dio e Dio ci ama così come siamo e per la forza che ognuno di noi ha di lottare per la propria dignità”. Se non è un crimine è tuttavia un peccato. Occorre distinguere tra crimine e peccato “ma è peccato anche la mancanza di carità verso il prossimo, e allora? Ogni uomo e ogni donna devono avere una finestra nella loro vita alla quale rivolgere la loro speranza e poter ricevere la dignità di Dio. Ed essere omosessuali non è un delitto, è una condizione umana”. La giornata odierna si potrebbe definire la giornata dell’Ucraina in Vaticano.

La guerra in Ucraina

Dall’inizio della guerra il papa non ha cessato di parlarne e invitare a trattare la pace ma oggi in due momenti distinti ha fugato – se ce ne fosse ancora bisogno – i suoi sentimenti nei confronti del popolo ucraino, con un quadro molto lucido di come lui pensa la questione. Nel saluto alla delegazione del Consiglio Panucraino delle Chiese e delle Organizzazioni religiose ci sono stati due momenti: un breve discorso dato per letto e un discorso a braccio molto più personale e coinvolgente. “Quello che avete tra le mani – ha detto tra l’altro - è un testo che raccoglie ciò che in questi mesi di guerra è scaturito dal mio cuore vedendo le immagini di questa immane tragedia. Vi sono vicino e ricevo regolarmente inviati dal presidente Zelensky. Sono in dialogo con i rappresentanti del popolo ucraino e questo mi porta a sentire con voi e a pregare. Vi ringrazio di questa vostra unità, questo per me è una cosa grande, come i figli di una famiglia che sono uno di là, uno di là, uno di là, ma quando la mamma è ammalata sono tutti insieme. Non interessa tanto l’Ucraina ebrea, l’Ucraina cristiana, l’Ucraina ortodossa, l’Ucraina cattolica, l’Ucraina islamica…, no, interessa Ucraina, “mamma” Ucraina, e tutti insieme! E questo fa vedere il tessuto della vostra razza. È un esempio davanti a tanta superficialità che oggi si vede nella nostra cultura”.

Il ricordo del Papa bambino

E poi ha rivelato un inedito tra i suoi ricordi di bambino: “Servivo la Messa a un prete, padre Stefano, che era lì e ho imparato a servirla in ucraino, quando avevo 11 anni, e da quel momento la simpatia per l’Ucraina è cresciuta. È una simpatia vecchia che è cresciuta e questo mi fa più vicino a voi. Non dubitate, io prego per voi! Vi porto nel cuore e chiedo a Dio che abbia pietà di questo popolo così coraggioso. Grazie di questa visita, grazie! Mi piacerebbe salutarvi prima di andarvene a uno a uno. Soltanto, prima di finire chiederei di fare una preghiera in silenzio ognuno nella propria modalità, nel proprio modo di pregare che ha, in silenzio ma insieme per la madre Ucraina”. “Nei nostri pensieri e nelle nostre preghiere – ha poi detto a conclusione dell’udienza generale seguita all’incontro con la Delegazione - non manchi la martoriata Ucraina, così tanto afflitta. Questa mattina ho avuto un incontro con i Capi delle diverse Confessioni di fede che sono in Ucraina – tutti uniti – e mi hanno raccontato il dolore di quel popolo. Non dimentichiamo mai, ogni giorno, di pregare per la pace definitiva in Ucraina”.

L'appello di Francesco

Prima di questo appello, Francesco ne aveva rivolto un altro di grande attualità: “Dopodomani, 27 gennaio, si celebra la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Il ricordo di quello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi non può essere né dimenticato né negato. Non può esserci un impegno costante nel costruire insieme la fraternità senza aver prima dissipato le radici di odio e di violenza che hanno alimentato l’orrore dell’Olocausto”.