La sfida di papa Francesco che apre il sinodo per una Chiesa diversa
All’Angelus il Pontefice dice che senza gratuità la fede è come una partita di calcio giocata bene ma senza goal

"Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa. E questa è la sfida. Per una Chiesa diversa, aperta alla novità che Dio le vuole suggerire, invochiamo con più forza e frequenza lo Spirito e mettiamoci con umiltà in suo ascolto, camminando insieme” per non “diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire”. Queste parole di papa Francesco all’inizio di un percorso sinodale della Chiesa cattolica che si concluderà nell’autunno del 2023 indicano un progetto di conversione del popolo di Dio e la scelta rinnovata di testimoniare il Vangelo in modo più trasparente di quanto finora i cristiani siano riusciti a fare. Si tratta di un cammino durante il quale donne e uomini della Chiesa devono leggere i segni dei tempi per scegliere come essere e cosa fare perché la fede in Gesù abbia un senso per la gente di oggi e di domani.
La sfida di Bergoglio
In un mondo alle prese con grandi trasformazioni alle porte e di gravi ingiustizie tuttora presenti, aggravate dalla crisi del clima, la Chiesa non sceglie di polemizzare con il mondo o dilaniarsi al proprio interno, ma vuole imparare la medicina della misericordia, dell’incontro, dell’ascolto e del discernimento per dirla con le parole del papa. “La Parola – ha detto nell’omelia della messa in san Pietro - ci apre al discernimento e lo illumina. Essa orienta il Sinodo perché non sia una “convention” ecclesiale, un convegno di studi o un congresso politico, perché non sia un parlamento, ma un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito. In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli pastorali ripetitivi; a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci”. I
La gratuità verso Dio e gli altri
l risciacquare i panni in Arno che per il Manzoni serviva a migliorare la lingua italiana, per Francesco lo è il sinodo per svecchiare le formule esteriori stantie della fede cristiana basata su un rapporto del “dovere per avere”. Con Dio occorre invece un rapporto di libertà e di amore. Lo ha spiegato all’Angelus. Se la fede non coglie lo sguardo d’amore di Dio è una fede malata. Sintomo di questa malattia è la mancanza della gratuità. Se manca la gratuità verso Dio e gli altri la fede non trasforma. Invece per il papa la vita cristiana è un sì all’amore e senza gratuità sarebbe come una partita di calcio giocata bene ma senza goal. Francesco è convinto che questo sinodo segnerà uno spartiacque. Finora il suo pontificato è servito gradualmente a portare la Chiesa a questo appuntamento di presa di coscienza personale e collettiva di come va inteso e vissuto il battesimo, lasciando cadere moltissimo del passato che non ha più significato. E in questo nuovo tempo vanno affrontati snodi forti per liberarsi dai compromessi economici, politici.
La Chiesa e i poveri
I poveri stanno finalmente entrando per la porta principale della Chiesa. E questo ingresso se sarà completato insieme al riconoscimento della piena dignità delle donne porterà a un livello importante la coscienza umana di fraternità, attenuando il conflitto tra gli Stati e all’interno delle società civili. L’obiettivo immediato di Francesco è di condividere un metodo di ascolto e di partecipazione per una corresponsabilità che interroga tutti i battezzati. Vuole porre fine alla mentalità di credere che la Chiesa e la sua missione sia una cosa per soli preti quale forza attiva. Il tema del sinodo è stato scelto con molta cura: “Per un Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”. Tre pilastri su cui maturare le decisioni sinodali.
L'ascolto reciproco
“Si tratta di un itinerario – ha spiegato il papa ai suoi diocesani di Roma - pensato come dinamismo di ascolto reciproco, voglio sottolineare questo: un dinamismo di ascolto reciproco, condotto a tutti i livelli di Chiesa, coinvolgendo tutto il popolo di Dio. Il Cardinale vicario e i Vescovi ausiliari devono ascoltarsi, i preti devono ascoltarsi, i religiosi devono ascoltarsi, i laici devono ascoltarsi. E poi, inter-ascoltarsi tutti. Ascoltarsi; parlarsi e ascoltarsi. Non si tratta di raccogliere opinioni, no. Non è un’inchiesta, questa; ma si tratta di ascoltare lo Spirito Santo”. Camminare insieme è l’augurio che Francesco rivolge ai cattolici che scoprendo il cuore pastorale da cui questo documento trae la sua sapienza e la sua aderenza, da un lato, all'insegnamento evangelico e, dall'altro alle condizioni presenti del popolo di Dio e del mondo, in cui esso vive sommerso segnata per il 17 ottobre.
La lettera del cardinale Pellegrino
Forse proprio nella partenza sinodale dell’Italia tornerà alla mente di tanti una celebre Lettera pastorale del cardinale Michele Pellegrino alla diocesi di Torino. Proprio quest’anno ricorre il 50° anniversario. Pellegrino viene considerato una delle figure di maggior spicco che in Italia ha puntato a realizzare le indicazioni del concilio Vaticano II. La sua Lettera aveva come titolo “Camminare insieme” e produsse una grande impressione per la novità di stile e di responsabilità allargata a tutti i battezzati. Tanto scalpore che lo stesso Paolo VI dopo averla letta scrisse a Pellegrino: " finalmente ho potuto leggere per disteso, scoprendo il cuore pastorale da cui questo documento che trae la sua sapienza e la sua aderenza, da un lato, all'insegnamento evangelico e, dall'altro alle condizioni presenti del popolo di Dio e del mondo, in cui esso vive sommerso”.
L'augurio di Francesco
“Cari fratelli e sorelle, - è l’augurio di Francesco - buon cammino insieme! Che possiamo essere pellegrini innamorati del Vangelo, aperti alle sorprese dello Spirito Santo. Non perdiamo le occasioni di grazia dell’incontro, dell’ascolto reciproco, del discernimento. Con la gioia di sapere che, mentre cerchiamo il Signore, è Lui per primo a venirci incontro con il suo amore”. Fare sinodo, per Francesco, è rimettere a posto giusto il rapporto con Dio che non può pensarsi come un “rapporto commerciale” sul dover fare e sull’avere in cambio.