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Francesco: sete d’amore nella società dei consumi e soprattutto dell’indifferenza

Non vacilli la speranza della pace ha ripetuto nella recita dell’Angelus

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Papa Francesco (Ansa)
Papa Francesco (Ansa)

Papa Francesco sentito dalla gente vicino, uomo del dialogo  e della pace, votato a farsi carico dei bisogni di tutti, specialmente dei poveri e degli esclusi, nell’Angelus domenicale, vigilia del decimo anniversario della sua elezione, ha sottolineato l’attitudine a prendersi cura della sete d’amore degli altri, esortando a operare per la pace con una speranza che non vacilla. La riflessione –  centrale e costante da 10 anni nel suo linguaggio modulato in forme e circostanze  le più varie - è venuta spontanea spiegando il Vangelo della domenica che narra l’incontro di Gesù con la donna samaritana al pozzo di Sichar. Gesù chiede da bere e offre un’acqua di vita che leverà la sete per sempre a chi la berrà.

Ci sono due immagini evangeliche che riassumono bene l’immagine di Chiesa per la quale Francesco si è speso in questi anni: il smaritano e la samaritana. Il primo che lui ha riassunto con l’immagine di Chiesa pensata come “ospedale da campo” capace di seminare fraternità entro il nostro mondo ferito dall’odio, da guerre e ingiustizie. Il secondo, la samaritana, come immagine simbolica della donna che può e deve diventare l’architrave di un mondo più umano e fraterno. Solo costruendo società a immagine della donna, ossia di persone aperte al servizio degli altri prima che preoccupate di se stesse, si può inaugurare un mondo in pace e un pianeta riscattato dal degrado. Il samaritano evoca il che fare, la samaritana la sorgente del ben operare. Le parole di Gesù alla samaritana secondo il papa sono “un appello – a volte silenzioso – che ogni giorno si leva verso di noi e ci chiede di prenderci cura della sete altrui. Dammi da bere ci dicono quanti – in famiglia, sul posto di lavoro, negli altri luoghi che frequentiamo – hanno sete di vicinanza, di attenzione, di ascolto; ce lo dice chi ha sete della Parola di Dio e ha bisogno di trovare nella Chiesa un’oasi dove abbeverarsi. Dammi da bere è l’appello della nostra società, dove la fretta, la corsa al consumo e soprattutto l’indifferenza, questa cultura dell’indifferenza generano aridità e vuoto interiore. E – non dimentichiamolo – dammi da bere è il grido di tanti fratelli e sorelle a cui manca l’acqua per vivere, mentre si continua a inquinare e deturpare la nostra casa comune; e anch’essa, sfinita e riarsa, ha sete”.

Prima di concludere i saluti, papa Francesco ha informato che venerdì prossimo 17 marzo e sabato 18 si rinnoverà in tutta la Chiesa l’iniziativa “24 ore per il Signore”: un tempo dedicato alla preghiera di adorazione e al sacramento della Riconciliazione. “Nel pomeriggio di venerdì – ha poi precisato - mi recherò in una parrocchia romana per la celebrazione penitenziale. Un anno fa, in tale contesto, abbiamo compiuto il solenne Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, invocando il dono della pace. Il nostro affidamento non venga meno, non vacilli la speranza! Il Signore ascolta sempre le suppliche che il suo popolo gli rivolge per intercessione della Vergine Madre. Rimaniamo uniti nella fede e nella solidarietà con i nostri fratelli che soffrono a causa della guerra; soprattutto non dimentichiamo il martoriato popolo ucraino!”. In questo Angelus, era forse atteso un cenno al decimo anniversario della sua elezione. Invece il papa non lo ha neppure sfiorato. Del resto è suo costume non autocelebrarsi in pubblico. Domani lo ricorderà con una messa celebrata nella cappella di Santa Marta, sua residenza, con i cardinali che risiedono a Roma. E poi si ricorderà che in vista dell’anniversario egli ha rilasciato alcune interviste di una certa importanza.

Efficace nella sua brevità per ricordare i dieci anni del pontificato di Francesco è parso un post Twitter del gesuita Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica. “Le 3 parole dei 10 anni di Papa Francesco: #misericordia (il volto di Dio) #fratellanza (il rapporto tra uomini, popoli, creature) #sinodalità (la riforma della Chiesa missionaria). Se dovessi sceglierne 1 direi #complessità, che Francesco accoglie cordialmente, senza rigidità”. Il cardinale Michael Czerny, altro gesuita importante a capo del Dicastero per lo Sviluppo Integrale ha ristretto le priorità globali di Francesco a una sostanziale: la fratellanza, evocata dal Buon Samaritano. Il porporato ha formulato un principio teologico che farà discutere, ma di somma importanza per attualità e implicazioni culturali ed esistenziali per i cristiani: “Il tema migratorio è il sacramento del magistero di papa Francesco”. Una definizione di massimo impegno teologico perché non pone la questione a livello di una semplice iniziativa politico-amministrativa,  né quale pura opera di solidarietà, mala pone come rivelatrice e comunicatrice della grazia, in maniera analoga a quello che viene donata da Dio ai fedeli che ricevono i sacramenti.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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