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Francesco: "Una sanità gratuita per tutti". L’auspicio dal balcone del Gemelli: video

Il papa lascerà presto l’ospedale dove è stato circondato dall’affetto generale. Un appello per il mare: “Mai più plastica in mare”

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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Dal balcone del Policlinico Gemelli, papa Francesco ha dato un segno ulteriore di stile cristiano,  pensando, più che a se stesso, alla gente, ai malati e chiedendo politiche sociali che assicurino un sistema sanitario gratuito e accessibile a tutti.  E dove esiste già questo servizio, come in Italia, Francesco ha chiesto di mantenerlo come un bene prezioso a servizio di tutti i malati.

Per recitare l’Angelus e spiegare il Vangelo della domenica dall’ospedale dove è ricoverato da una settimana, il papa non si è contentato di una finestra, ma ha preferito un balconcino del settimo piano per affacciarsi non in solitario, ma con accanto due bambini in cura nel nosocomio del Gemelli. Vero papa della gente ha sorpreso i luoghi comuni, toccando in forma critica anche il rapporto che lui si aspetta dalla Chiesa nella gestione degli ospedali: non un modo di fare soldi, ma di servire gratuitamente i malati.

Insomma Francesco ha utilizzato i dieci minuti (tanto è durato) dell’Angelus per mischiare le carte e mandare messaggi di solidarietà e responsabilità alla politica e alla Chiesa. Da vero avvocato dei malati e dei disabili, con i quali si è trovato a condividere egli stesso un ricovero per un intervento di un certo impegno all’intestino. Appena è apparso sul balcone, pallido in viso, ha dato segni di vitalità insospettata, anzi si è perfino animato quando ha improvvisato a braccio alcune espressioni appassionate sulle strutture sanitarie gestite dalla Chiesa.

Ma ecco i passaggi salienti di una riflessione sulla salute e la malattia che resteranno emblematici per il futuro, proprio perché pronunciato da malato egli stesso.

“In questi giorni di ricovero in ospedale, ho sperimentato ancora una volta quanto sia importante un buon servizio sanitario, accessibile a tutti, come c’è in Italia e in altri Paesi. Un servizio sanitario gratuito, che assicuri un buon servizio accessibile a tutti. Non bisogna perdere questo bene prezioso. Bisogna mantenerlo! E per questo occorre impegnarsi tutti, perché serve a tutti e chiede il contributo di tutti. Anche nella Chiesa succede a volte che qualche istituzione sanitaria, per una non buona gestione, non va bene economicamente, e il primo pensiero che ci viene è venderla. Ma la vocazione, nella Chiesa, non è avere dei quattrini, è fare il servizio, e il servizio sempre è gratuito. Non dimenticatevi di questo: salvare le istituzioni gratuite”.

E poi il suo grazie per il servizio ricevuto e una riflessione sul mistero della sofferenza dei bambini. “Voglio esprimere il mio apprezzamento e il mio incoraggiamento ai medici e a tutti gli operatori sanitari e al personale di questo ospedale e di altri ospedali. Lavorano tanto! E preghiamo per tutti i malati. Qui ci sono alcuni amici bambini malati… Perché soffrono i bambini? Perché soffrono i bambini è una domanda che tocca il cuore. Accompagnarli con la preghiera e pregare per tutti i malati, specialmente per quelli in condizioni più difficili: nessuno sia lasciato solo, ognuno possa ricevere l’unzione dell’ascolto, della vicinanza, della tenerezza, e della cura”.

In una delle letterine a lui inviate dai bambini malati, si legge l’affetto profondo di una bambina: “Caro papa Francesco senti la mia preghiera. Io sentivo la tua quando stavo male”. E sul mistero della preghiera e il senso umano della malattia il papa ha dedicato parole cristiane importanti: "Vi ringrazio tutti: ho sentito la vostra vicinanza e il sostegno delle vostre preghiere. Grazie di cuore! Il Vangelo che si legge oggi nella Liturgia narra che i discepoli di Gesù, inviati da Lui, «ungevano con olio molti infermi e li guarivano» (Mc 6,13). Questo “olio” ci fa pensare anche al sacramento dell’Unzione dei malati, che dà conforto allo spirito e al corpo. Ma questo “olio” è anche l’ascolto, la vicinanza, la premura, la tenerezza di chi si prende cura della persona malata: è come una carezza che fa stare meglio, lenisce il dolore e risolleva. Tutti noi, tutti, abbiamo bisogno prima o poi di questa “unzione” della vicinanza e della tenerezza, e tutti possiamo donarla a qualcun altro, con una visita, una telefonata, una mano tesa a chi ha bisogno di aiuto. Ricordiamo che, nel protocollo del giudizio finale – Matteo 25 – una delle cose che ci domanderanno sarà la vicinanza agli ammalati”.

Nel dopo Angelus uno sguardo rapido ad alcune emergenze mondiale: Haiti e la sua crisi, la festa di san Benedetto patrono d’Europa: “Auguri all’Europa, che sia unita nei suoi valori fondanti”. E il mare, nella domenica dedicata ai marittimi: “Esorto tutti ad avere cura degli oceani e dei mari. Curare la salute dei mari: niente plastica in mare!”.
Decisamente un papa sulla rampa di uscita dall’ospedale per tornare alle ordinarie occupazioni di un mese estivo – luglio – che Francesco solitamente non dedica alle vacanze ma tiene libero dagli impegni pubblici e gestisce al di fuori del protocollo. Rientrerà forse al massimo entro martedì in un Vaticano che il prossimo 27 luglio celebrerà una prima mondiale del singolare processo per vicende e trame finanziarie che hanno scosso la Chiesa.

Francesco tiene ancora pienamente la barra dritta ma la sua salute, chiamata a un severo tagliando ospedaliero, ripropone la questione del dopo. Senza inutili speculazioni, perché al momento nessuno sa il papa deciderà in modo analogo a Benedetto XVI, di rinunciare al pontificato,  qualora la condizione fisica non permettesse più il pieno esercizio pastorale. Sappiamo soltanto che Francesco ha già espresso il suo pensiero. In un recente libro intervista rispondeva come immaginava la sua morte: “Come Papa, in carica oppure emerito. E qui, a Roma. In Argentina non torno”. C’è tutto Francesco come papa previdente ma con le idee chiare. Al momento opportuno certamente ci saranno norme per regolare l’eventuale rinuncia per motivi di salute.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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