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Papa Francesco prolunga di un anno il sinodo e invita a rafforzare la fede con la preghiera

Il Pontefice ha parlato della pace in Ucraina e del sinodo della Chiesa cattolica sul quale dal 2021 è in corso una vasta consultazione di base in ogni continente

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Papa Francesco (Ansa)
Papa Francesco (Ansa)

Qualche colpo di tosse durante l’Angelus domenicale, ma Francesco è andato dritto a toccare due argomenti rilevanti per il mondo e per la Chiesa: la pace in Ucraina e il sinodo della Chiesa cattolica sul quale dal 2021 è in corso una vasta consultazione di base nella Chiesa in ogni continente. Sul sinodo si gioca una partita vitale per la Chiesa del futuro chiamata ad annunciare e testimoniare il Vangelo più che a tramandare le forme istituzionali. Questo sinodo vuole attuare la forma di Chiesa comunione dove ecclesiastici e laici siano ugualmente responsabili della missione. E così papa Francesco, considerando l’importanza del tema e la vasta partecipazione in tutte le diocesi al periodo preparatorio, ha annunciato un anno in più rispetto al tempo stabilito. Anziché concludere tutto il prossimo anno, l’Assemblea dei vescovi che dovrà decidere cosa fare della fase di consultazione avrà una seconda sessione. La prima – dal 4 al 29 ottobre del 2023 e la seconda nell’ottobre del 2024.

“Confido – ha chiarito il pontefice - che questa decisione possa favorire la comprensione della sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa, e aiutare tutti a viverla in un cammino di fratelli e sorelle che testimoniano la gioia del Vangelo”. E’ la seconda volta che il papa stabilisce due sessioni anziché una come di solito avvenuto nei precedenti 60 anni. La prima volta è stata per il sinodo sulla famiglia nel 2015  che si concluse con il famoso documento “Amoris laetitia” che ha allarmato tanto la parte più conservatrice della Chiesa a motivo delle aperture nei confronti dei divorziati.

In un comunicato della Segreteria generale del Sinodo, pubblicato oggi, si spiega che "Papa Francesco si è richiamato alla Costituzione Apostolica Episcopalis Communio che contempla questa possibilità" nell’articolo 3. “Tale decisione - si legge - scaturisce dal desiderio che il tema della Chiesa sinodale, per la sua ampiezza e importanza, possa essere oggetto di un discernimento prolungato non solo da parte dei membri dell’Assemblea sinodale, ma di tutta la Chiesa”. Una scelta “in continuità con il percorso sinodale in atto”.  “Il Sinodo - recita il comunicato - non è un evento ma un processo, in cui tutto il Popolo di Dio è chiamato a camminare insieme verso ciò che lo Spirito Santo lo aiuta a discernere come essere la volontà del Signore per la sua Chiesa. Pertanto, l’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi assumerà anch’essa una dimensione processuale, configurandosi come ‘un cammino nel cammino’, allo scopo di favorire una riflessione più matura per il maggior bene della Chiesa”.

Finora grande è stata la partecipazione tanto che la Segreteria generale ha reso noto che “ben 112 su 114 Conferenze Episcopali e tutte le Chiese Orientali Cattoliche hanno realizzato un discernimento da quanto emerso dalle Chiese particolari”.  Più volte Francesco ha spiegato come debba essere questo sinodo proiettato al futuro e non più al passato. “Il Sinodo – aveva chiarito due giorni fa a un gruppo di comunità francofone - non è un parlamento, sia chiaro, è un’altra cosa. Perché non è un parlamento? Perché il personaggio più importante al Sinodo è lo Spirito Santo. Noi parliamo, ma non è un parlamento. Il Sinodo è un momento di grazia, un processo guidato dallo Spirito che fa nuove tutte le cose, che ci libera dalla mondanità, dalle nostre chiusure, dai nostri schemi pastorali ripetitivi e dalla paura. Ci chiama a interrogarci su ciò che Dio vuole dirci in questo tempo, oggi, e sulla direzione nella quale desidera condurci. Oggi, Dio, che mi dice? Oggi, non ieri, oggi. Non essere “indietristi”: andare indietro all’ieri. No, oggi, guardando il futuro”.

Il secondo tema importante trattato all’Angelus è stato quello della pace. Prendendo spunto da una iniziativa della Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” che ha promosso per martedì prossimo la recita del Rosario per la pace nel mondo da parte di un milione di bambini, Francesco ha detto: “Grazie a tutti i bambini e le bambine che partecipano! Ci uniamo a loro e affidiamo all’intercessione della Madonna il martoriato popolo ucraino e le altre popolazioni che soffrono per la guerra e ogni forma di violenza e di miseria”. E a proposito di miseria ha aggiunto: “Domani ricorre la Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria: ognuno può dare una mano per una società dove nessuno si senta escluso perché indigente”.

Sull’attualità di pace e guerra Francesco ne aveva fatto ieri un cenno significativo ricevendo ieri in Piazza san Pietro i militanti di Comunione e Liberazione nel centenario della nascita del loro fondatore don Luigi Giussani: “Vorrei chiedervi un aiuto concreto per oggi, per questo tempo. Vi invito ad accompagnarmi nella profezia per la pace – Cristo, Signore della pace! Il mondo sempre più violento e guerriero mi spaventa davvero, lo dico davvero: mi spaventa –; nella profezia che indica la presenza di Dio nei poveri, in quanti sono abbandonati e vulnerabili, condannati o messi da parte nella costruzione sociale; nella profezia che annuncia la presenza di Dio in ogni nazione e cultura, andando incontro alle aspirazioni di amore e verità, di giustizia e felicità che appartengono al cuore umano e che palpitano nella vita dei popoli. Arda nei vostri cuori questa santa inquietudine profetica e missionaria. Non rimanere fermi”.

Alla preghiera il papa ha dedicato invece la riflessione sul vangelo della domenica. “La preghiera è la medicina della fede, il ricostituente dell’anima. Bisogna, però, che sia una preghiera costante”. “C’è bisogno dell’acqua quotidiana della preghiera, c’è bisogno di un tempo dedicato a Dio, in modo che Lui possa entrare nel nostro tempo, nella nostra storia”. Come fare? Francesco ha rispolverato, aggiornandola, la pratica di pregare con le giaculatorie “brevissime preghiere, facili da memorizzare”. Una preghiera in linea con la tecnologia informatica. “Quante volte – ha osservato il papa - mandiamo “messaggini” alle persone a cui vogliamo bene! Facciamolo anche con il Signore, perché il cuore rimanga connesso a Lui. E non dimentichiamo di leggere le sue risposte. Il Signore risponde, sempre. Dove le troviamo? Nel Vangelo, da tenere sempre sotto mano e da aprire ogni giorno alcune volte, per ricevere una Parola di vita diretta a noi”.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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