Francesco si schiera dalla parte dei bambini vittime di abusi e lancia un nuovo appello per l'Ucraina
Dopo il Regina Caeli il papa ricorda i 30 anni dell’Associazione Meter e rilancia l’appello per la pace in Ucraina
Sempre e comunque dalla parte dei bambini vittime di abusi poiché dalla loro parte c’è sempre Gesù bambino. Lo chiede ha chiesto oggi di starvi papa Francesco che, dopo la recita del Regina Caeli, ha ringraziato l’Associazione Meter di don Fortunato Noto, costituita da 30 anni per denunciare gli abusi telematici nei confronti dell’infanzia. Motivo del saluto lo ha detto lo stesso Francesco: “Portano avanti l’impegno per prevenire e contrastare la violenza sui minori; celebrano oggi la 27ª Giornata dei Bambini Vittime; da 30 anni difendono l’infanzia dai soprusi e dalle violenze. Vi sono vicino, fratelli e sorelle e vi accompagno con la preghiera e il mio affetto. Non stancatevi mai di stare dalla parte di chi è vittima, lì c’è Cristo Bambino che vi aspetta, grazie!”.
Parole dure e importanti sulla pedofilia Francesco le aveva già pronunciate due giorni or sono nell’incontro con i componenti la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, da sei mesi rinnovata e ampliata. “L’abuso sessuale di minori da parte del clero e la sua cattiva gestione da parte dei leader ecclesiastici – ha ricordato Bergoglio - sono stati una delle sfide più grandi per la Chiesa del nostro tempo. Molti di voi hanno impegnato la propria vita in questa causa. Le guerre, la fame e l’indifferenza verso la sofferenza altrui sono realtà terribili del nostro mondo, sono realtà che gridano al Cielo. La crisi degli abusi sessuali, però, è particolarmente grave per la Chiesa, perché mina la sua capacità di abbracciare in pienezza la presenza liberatrice di Dio e di esserne testimone. L’incapacità di agire correttamente per fermare questo male e di venire in aiuto alle sue vittime ha deturpato la nostra stessa testimonianza dell’amore di Dio”. Poi ha aggiunto: “Non aver fatto ciò che avremmo dovuto, soprattutto da parte dei leader della Chiesa, ha scandalizzato molti, e negli ultimi anni la consapevolezza di questo problema si è estesa a tutta la Comunità cristiana. Allo stesso tempo, però, non siamo rimasti in silenzio o inattivi. Oggi nessuno può dire onestamente di non essere toccato dalla realtà degli abusi sessuali nella Chiesa”.
Nell’ampio discorso il papa ha raccomandato alla Commissione tre principi operativi “considerandoli come parte di una spiritualità di riparazione”. In primo luogo, “laddove la vita è stata ferita, siamo chiamati a ricordare il potere creativo di Dio di far emergere la speranza dalla disperazione e la vita dalla morte. Il terribile senso di perdita provato da tanti a causa degli abusi può sembrare a volte troppo pesante da sopportare. Anche i leader della Chiesa, che condividono un comune senso di vergogna per l’incapacità di agire, sono stati sminuiti, e la nostra stessa capacità di predicare il Vangelo è stata ferita. Non scoraggiatevi quando sembra che poco stia cambiando in meglio. Perseverate, andate avanti!”. In secondo luogo “riprendere con lena il cammino della riparazione” per ricucire le lacerazioni che l’abuso sessuale “ha portato nel nostro mondo e non solo nella Chiesa”. In terzo luogo “vi esorto a coltivare in voi il rispetto e la gentilezza di Dio… Ora è il momento di rimediare al danno fatto alle generazioni che ci hanno preceduto e a coloro che continuano a soffrire. Questa stagione pasquale è segno che si prepara per noi un nuovo tempo, una nuova primavera fecondata dal lavoro e dalle lacrime condivisi con chi ha patito. Per questo è importante che non smettiamo mai di andare avanti”.
E un appello ad andare avanti il papa lo ha fatto oggi anche in favore della pace. Ha preso lo spunto dalla tradizionale Supplica alla Madonna del Rosario che domani sarà elevata nel Santuario di Pompei che “il beato Bartolo Longo volle dedicare alla pace. In questo mese di maggio – si raccomanda Francesco - preghiamo il Rosario chiedendo alla Vergine Santa il dono della pace, in particolare per la martoriata Ucraina. Possano i responsabili delle Nazioni ascoltare il desiderio della gente che soffre e vuole la pace!”. Commentando, infine, il Vangelo della domenica dedicato all’ultimo discorso di Gesù rivolto ai discepoli nel cenacolo prima della sua morte, il papa lo ha spiegato come “l’invito a non avere paura. “Egli, infatti, non li sta abbandonando, ma va a preparare un posto per loro e a guidarli verso quella meta. Il Signore oggi indica così a tutti noi il meraviglioso luogo dove andare, e, allo stesso tempo, ci dice come andarci, ci mostra la via da percorrere. Ci dice dove andare e come andarci”. Questa Parola – ritiene Francesco “è fonte di consolazione, è fonte di speranza per noi. Gesù non si è separato da noi ma ci ha aperto la strada, anticipando la nostra destinazione finale: l’incontro con Dio Padre, nel cui cuore c’è un posto per ognuno di noi. Allora, quando sperimentiamo la fatica, lo smarrimento e persino il fallimento, ricordiamo dove è diretta la nostra vita. Non dobbiamo perdere di vista la meta, anche se oggi corriamo il rischio di scordarcelo, di dimenticare le domande finali, quelle importanti: dove andiamo? Verso dove camminiamo? Per cosa vale la pena vivere? Senza queste domande, schiacciamo la vita solo sul presente, pensiamo che dobbiamo goderla il più possibile e finiamo per vivere alla giornata, senza uno scopo, senza un traguardo”.
E’ Gesù stesso la via da percorrere per giungere alla meta: “La fede in Lui non è un “pacchetto di idee” da credere, ma una strada da percorrere, un viaggio da compiere, un cammino con Lui. È seguire Gesù, perché Egli è la via che conduce alla felicità che non tramonta. Seguire Gesù e imitarlo, specialmente con gesti di vicinanza e misericordia verso gli altri. Ecco la bussola per raggiungere il Cielo: amare Gesù, la via, diventando segni del suo amore in terra”. L’ultimo saluto dopo la recita del Regina Caeli il papa lo ha riservato alle nuove Guardie Svizzere, chiedendo ai fedeli e pellegrini sulla Piazza san Pietro “un applauso” per tutti i componenti del “benemerito Corpo”.