Il monito di Francesco a Capodanno: ferire una donna è oltraggiare Dio
Nella Giornata Mondiale della pace il papa suggerisce lo stile proprio delle donne che, come anticipato dalla Madre di Gesù, sanno tessere fili di comunione per contrastare i troppi fili spinati nel mondo
Breve ma intenso appello di Francesco in difesa delle donne nella Giornata Mondiale della pace. Per il papa un segno importante e concreto che nel mondo i fili della vita e della comunione prevalgono sui troppi fili spinati è il rispetto e la protezione delle donne, le più capaci di tradurre nella pratica quotidiana l‘esempio di Maria, madre di Gesù reattiva davanti allo “scandalo della mangiatoia” dove fu costretta a partorire il figlio di cui le avevano assicurato grandi cose. Mentre altri, - osserva il papa - di fronte allo scandalo della mangiatoia, sarebbero stati presi dallo sconforto, lei no: custodisce meditando. “Impariamo dalla Madre di Dio questo atteggiamento: custodire meditando. Perché anche a noi capita di dover sostenere certi “scandali della mangiatoia”. Ci auguriamo che tutto vada bene e poi arriva, come un fulmine a ciel sereno, un problema inaspettato.” E allora “ecco che cosa fa Maria: non seleziona, ma custodisce. Accoglie la realtà come viene, non tenta di camuffare, di truccare la vita, custodisce nel cuore”.
Su suo esempio “vengono in mente i volti delle madri che assistono un figlio malato o in difficoltà. Quanto amore c’è nei loro occhi, che mentre piangono sanno infondere motivi per sperare! Il loro è uno sguardo consapevole, senza illusioni, eppure al di là del dolore e dei problemi offre una prospettiva più ampia, quella della cura, dell’amore che rigenera speranza. Questo fanno le madri: sanno superare ostacoli e conflitti, sanno infondere pace. Così riescono a trasformare le avversità in opportunità di rinascita e in opportunità di crescita. Lo fanno perché sanno custodire. Le madri sanno custodire, sanno tenere insieme i fili della vita, tutti. C’è bisogno di gente in grado di tessere fili di comunione, che contrastino i troppi fili spinati delle divisioni. E questo le madri sanno farlo”.
Francesco non si ferma al ruolo di madre, ma all’essere tipico della donna: “Le madri, le donne guardano il mondo non per sfruttarlo, ma perché abbia vita: guardando con il cuore, riescono a tenere insieme i sogni e la concretezza, evitando le derive del pragmatismo asettico e dell’astrattezza. E la Chiesa è madre, è madre così, la Chiesa è donna, è donna così. Per questo non possiamo trovare il posto della donna nella Chiesa senza rispecchiarla in questo cuore di donna-madre. Questo è il posto della donna nella Chiesa, il gran posto, dal quale derivano altri più concreti, più secondari. Ma la Chiesa è madre, la Chiesa è donna. E mentre le madri donano la vita e le donne custodiscono il mondo, diamoci da fare tutti per promuovere le madri e proteggere le donne. Quanta violenza c’è nei confronti delle donne! Basta! Ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l’umanità, non da un angelo, non direttamente: da una donna. Come da una donna, la Chiesa donna, prende l’umanità dei figli”.
Se la donna come via per la pace è stata il pensiero forte nell’omelia di Capodanno, l’Angelus si è concentrato sull’attualità delle sfide alla pace nel mondo. L’immagine del Dio bambino che si fa vicino all’umanità senza escludere nessuno per “farci diventare tutti fratelli e sorelle”, è un punto di partenza fecondo nel pensiero di Francesco per ragionare di pace. Il nuovo anno – ha sottolineato Francesco – “inizia con Dio che, in braccio alla Madre e adagiato in una mangiatoia, ci incoraggia con tenerezza. Abbiamo bisogno di questo incoraggiamento. Viviamo ancora tempi incerti e difficili a causa della pandemia. Tanti sono intimoriti dal futuro e appesantiti da situazioni sociali, da problemi personali, dai pericoli che provengono dalla crisi ecologica, da ingiustizie e da squilibri economici planetari. Guardando a Maria con in braccio il suo Figlio, penso alle giovani madri e ai loro bambini in fuga da guerre e carestie o in attesa nei campi per i rifugiati. Sono tanti! E contemplando Maria che adagia Gesù nella mangiatoia, mettendolo a disposizione di tutti, ricordiamo che il mondo cambia e la vita di tutti migliora solo se ci mettiamo a disposizione degli altri, senza aspettare che siano loro a cominciare a farlo. Se diventiamo artigiani di fraternità, potremo ritessere i fili di un mondo lacerato da guerre e violenze”.
La pace ispirata dall’esempio del Natale si può costruire davvero non in maniera qualunque, ma “solo se l’abbiamo nel cuore, solo se la riceviamo dal Principe della pace. Ma la pace è anche impegno nostro: chiede di fare il primo passo, domanda gesti concreti. Si edifica con l’attenzione agli ultimi, con la promozione della giustizia, con il coraggio del perdono, che spegne il fuoco dell’odio. E ha bisogno pure di uno sguardo positivo: che si guardi sempre – nella Chiesa come nella società – non al male che ci divide, ma al bene che può unirci! Non serve abbattersi e lamentarsi, ma rimboccarsi le maniche per costruire la pace”.
Nei saluti dopo l’Angelus papa Francesco ha ricambiato il saluto di Mattarella, assicurando “la preghiera per lui e per il popolo italiano”. Ha poi ringraziato “per tutte le iniziative promosse nel mondo in occasione di questa Giornata, compatibilmente con la situazione della pandemia; in particolare per la Veglia svoltasi ieri sera nel Duomo di Savona come espressione della Chiesa in Italia”. E infine un grazie alle iniziative di pace della Comunità di sant’Egidio. Francesco ha aggiunto a braccio la conclusione dell’Angelus di Capodanno: “Andiamo a casa pensando: pace, pace, pace! Ci vuole pace. Stavo guardando le immagini nel programma televisivo “A sua immagine”, oggi, sulla guerra, sugli sfollati, sulle miserie… Ma questo succede oggi nel mondo. Vogliamo pace!”. A chi è rivolto questo grido finale di Francesco? Considerando la dinamica complessiva delle sue parole certamente il papa dialoga con la politica senza la quale ogni proposito di bene resta astratto ideale. Francesco suggerisce un modo nuovo, un’ispirazione etica profonda che possa rigenerare la politica. Questo pensiero del papa è emerso nella preghiera dei fedeli nella messa in san Pietro dove si chiede al Signore della storia che “faccia risplendere davanti ai governanti la verità, li renda coraggiosi nella ricerca della pace e li sostenga nella lotta contro la cupidigia e l’egoismo”.