Il monito di Francesco contro eutanasia nascosta e aborto, "un omicidio commesso da un sicario"
Discorso alla Pontificia Accademia della Vita. I cattolici invitati al contrasto deciso e la politica a essere seria con i poveri. L’esperienza del Covid-19 ha mostrato la bontà e necessità di un sistema sanitario gratuito per tutti
L’antropologia cristiana contrasta l’aborto che uccide i bambini e l’eutanasia “nascosta” che elimina gli anziani. Lo ha ribadito papa Francesco nel discorso all’assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la Vita. Ma sarebbe un errore focalizzare l’attenzione su questi due “no” tassativi per dimenticare o passare sotto silenzio la cultura dello scarto che abbraccia altre forme di offesa alla vita che solo un sistema sanitario pubblico e universale può superare.
Il papa considera particolarmente attuale il tema della salute pubblica nell’orizzonte della globalizzazione scelto dall’Accademia con l’impegno di mettere insieme nel migliore dei modi la scienza, la politica, l’etica. A tale scopo Francesco guarda con favore e incoraggia la nuova disciplina di studio applicato dell’”algoretica” intrapreso dall’Accademia “in maniera tale che “la scienza sia veramente al servizio dell’uomo, e non l’uomo al servizio della scienza”.
Su eutanasia e aborto le parole di Francesco sono come sempre durissime e nette dal momento che sono evidenti fenomeni di una cultura dello scarto. “C’è lo scarto dei bambini che non vogliamo accogliere, con quella legge dell’aborto che li manda al mittente e li uccide direttamente. E oggi – secondo il papa - questo è diventato un modo “normale”, un’abitudine che è bruttissima, è proprio un omicidio, e per capirlo bene forse ci aiuta fare una doppia domanda: è giusto eliminare, fare fuori una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Questo è l’aborto. E poi, dall’altra parte, gli anziani: gli anziani che pure sono un po’ “materiale di scarto”, perché non servono… Ma sono la saggezza, sono le radici di saggezza della nostra civiltà, e questa civiltà li scarta! Sì, in tante parti c’è anche la legge dell’eutanasia “nascosta”, come la chiamo io”. Le università cattoliche e gli ospedali cattolici non possono andare sulla via dello scarto.
Pur forti, queste parole sono indirizzate al mondo cattolico chiamato a vivere con coerenza il principio del comandamento del non uccidere. Non si può dimenticare che la condanna della Chiesa per la guerra e il ricorso alle armi di ogni genere – quindi anche nucleari – è diventata esplicita e determinata anche per bilanciare l’obiezione che la vedeva in contraddizione nella difesa della vita, totale in caso di aborto, connivente invece con i mercanti di armi e con le guerre dei potenti. Nel discorso di Francesco è chiaro che aborto ed eutanasia sono solo una faccia della medaglia degli attentati alla vita umana. Infatti non è meno determinata la difesa della vita in ogni altro ambito della vita sociale. La salute pubblica va promossa e difesa come garanzia per tutti, compresi i poveri, in ogni paese del mondo. Cominciando a prendere atto dalla lezione che ci sta lasciando la pandemia da Covid 19.
“Quasi non vogliamo più sentirne parlare – osserva Francesco - e abbiamo fretta di passare ad altri argomenti. Ma d’altra parte è indispensabile riflettere con calma per esaminare in profondità quanto è accaduto e intravedere la strada verso un futuro migliore per tutti”. L’orizzonte della salute pubblica consente “di mettere a fuoco aspetti importanti per la convivenza della famiglia umana e per il rafforzamento di un tessuto di amicizia sociale. La crisi pandemica ha messo in luce quanto è profonda l’interdipendenza sia tra di noi sia tra la famiglia umana e la casa comune. Le nostre società, soprattutto in Occidente, hanno avuto tendenza a dimenticare questa interconnessione”. Per far fronte alla sfida sanitaria occorre sinergia tra diverse discipline. E’ importante farlo “perché la salute e la malattia sono determinate non solo dai processi della natura ma anche dalla vita sociale”.
Il Covid , congiuntura storica che ha minacciato da vicino la nostra salute “dovrebbe farci attenti a ciò che significa essere vulnerabili e vivere quotidianamente nella precarietà. Potremo così renderci responsabili anche di quelle gravi condizioni in cui vivono altri e di cui finora ci siamo poco o per nulla interessati. Impareremo così a non proiettare le nostre priorità su popolazioni che abitano in altri continenti, dove altre necessità risultano più urgenti; dove, ad esempio, mancano non solo i vaccini, ma l’acqua potabile e il pane quotidiano. Fa non so se ridere o piangere, a volte piangere, - ha esemplificato papa Bergoglio - quando sentiamo governanti o responsabili di comunità che consigliano agli abitanti delle baraccopoli di igienizzarsi parecchie volte al giorno con acqua e sapone. Ma, caro, tu non sei stato mai in una baraccopoli: lì non c’è l’acqua, non conoscono il sapone. “No, non uscire di casa!”: ma lì la casa è il quartiere tutto, perché vivono… Per favore, prendiamoci cura di queste realtà, anche quando riflettiamo della salute. Ben venga, dunque, l’impegno per un’equa e universale distribuzione dei vaccini – questo è importante –, ma tenendo conto del campo più vasto in cui si esigono gli stessi criteri di giustizia, per i bisogni di salute e promozione della vita”. Ma di fatto “accettiamo la dolorosa realtà che non tutte le vite sono uguali e la salute non è tutelata per tutti nello stesso modo. E qui vorrei ripetere la mia preoccupazione, perché ci sia sempre un sistema sanitario gratuito: non lo perdano i Paesi che l’hanno, per esempio l’Italia e altri, che hanno un bel sistema sanitario gratuito; non perderlo, perché altrimenti si arriverebbe a che, nella popolazione, avranno diritto alla cura della salute soltanto coloro che possono pagarla, gli altri no”.
Secondo Francesco “sono da sostenere le iniziative internazionali – penso ad esempio a quelle recentemente promosse dal G20 – volte a creare una governance globale per la salute di tutti gli abitanti del pianeta, vale a dire un insieme di regole chiare e concertate a livello internazionale, rispettose della dignità umana. Infatti, il rischio di nuove pandemie continuerà a essere una minaccia anche per il futuro”.