Francesco chiede alla politica risposte efficaci sul clima
A Glasgow il cardinale Parolin guida la delegazione Vaticana. All’Angelus ultimo appello di Francesco che invita i grandi della Terra ad ascoltare la saggezza dei bambini per la riuscita della svolta
“Preghiamo affinché il grido della Terra e il grido dei poveri venga ascoltato; che questo incontro possa dare risposte efficaci offrendo speranza concreta alle generazioni future”. E’ l’ultimo di ripetuti appelli di papa Francesco per il successo del COP26 sui cambiamenti climatici aperto a Glasgow, quasi a seguire per riparare le insufficienze dei risultati al di sotto delle aspettative conseguiti al G20 di Roma. Negli ultimi giorni il papa e il Vaticano si sono mobilitati per contribuire alla riuscita dei due eventi internazionali che segnano, almeno come auspicio, la giusta via per superare del tutto la pandemia.
Proprio all’Angelus Francesco è apparso come spartiacque tra i due eventi per esprimere la richiesta di mettercela tutta per un nuovo inizio di collaborazione internazionale meno egoista di quella mostrata finora. Dal 2015, anno della pubblicazione dell’enciclica Laudato si’ che ha segnato la svolta verso un’ecologia integrale, papa Francesco è stato visto come una sorta di consigliere pedagogico e morale per cambiare pacificamente il sistema economico mondiale e allargare la capacità di dialogo della politica. Volenti o nolenti i palazzi del potere si sono trovati spinti a dialogare con i poveri e gli esclusi ritenendoli interlocutori e non più scartati sociali. Si è assistito al grande credito che ormai circonda Francesco, ma insieme la grande fatica che la politica fa a tenergli dietro. Tutto va a rilento e il Covid 19 ne è stato la prova. Ora si sta capendo che uscire dalla pandemia è possibile e più facile uscendone insieme, paesi poveri e paesi ricchi. E altrettanto, soltanto insieme è possibile invertire il degrado del clima e dell’ambiente.
La difficoltà di operare insieme per obiettivi ambiziosi come la riduzione delle emissioni di gas serra, è confermata anche al G20 di Roma nonostante la grande qualità di mediazione del presidente del Consiglio Mario Draghi. Non a caso Francesco, con l’enciclica, ha tessuto una rete sempre più fitta di convergenze con i vari leader religiosi mondiali, firmando insieme importanti documenti programmatici destinati a mutare profondamente la mentalità separatista e conservatrice tra le religioni. A Glasgow la delegazione vaticana sarà guidata dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, che si sta muovendo quasi in simbiosi con Francesco sui temi ambientali. Facendo eco al papa, Parolin sostiene che il mondo ha mezzi e risorse per un cambio di rotta, purché lo voglia davvero. Al COP26 sul cambiamento climatico ci saranno oltre 30.000 delegati, quasi 200 leader mondiali, esperti climatici e attivisti. L’obiettivo sarà quello di aggiornare i piani di riduzione delle emissioni per contrastare i livelli di riscaldamento globale. Il cardinale Pietro Parolin guiderà la delegazione della Santa Sede a Glasgow.
“La COP26 – rileva il porporato - è la prima Conferenza della Convenzione-Quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici che si svolge dopo la diffusione del Covid-19, nonché la Conferenza che deve sancire le modalità concrete per attuare gli impegni previsti dall’Accordo di Parigi del 2015. È ben noto come il percorso per una sua efficace implementazione, anche alla luce della pandemia, sia piuttosto complesso e incerto. È vero che è stato avviato un processo di transizione verso un modello di sviluppo libero da tecnologie e comportamenti che incidono sulle emissioni di gas serra; l’interrogativo principale è quanto sarà veloce questo processo di transizione e se sarà in grado di rispettare i tempi dettati dalla scienza”. Il percorso volto sia a conseguire gli obiettivi per l’eco-sostenibilità sia a perseguire la lotta al degrado socio-ambientale deve “partire da questa consapevolezza di passare da una “cultura dello scarto” a una “cultura della cura”.
Solo in questo modo si potrà rendere realmente efficace quanto scritto nell’Accordo di Parigi. “I dati più recenti provenienti dai vari Organismi scientifici internazionali non sono affatto incoraggianti – sostiene Parolin - circa il cammino che sta portando avanti la comunità internazionale per conseguire gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Ciò mette in luce le difficoltà di questo cambio di rotta, ma contestualmente ne evidenzia sempre più l’urgenza. Abbiamo i mezzi e le risorse per questo cambio di rotta; ciò che ancora sembra mancare è una chiara volontà politica. Questo cambio di rotta deve essere fatto coinvolgendo tutti; nessuno può rimanere indietro né tanto meno può evitare di coinvolgersi con coscienza di fronte a questa grande sfida. I giovani sono i primi a rendersene conto. Come dice l’Appello che hanno sottoscritto leader religiosi, «abbiamo ereditato un giardino: non dobbiamo lasciare un deserto ai nostri figli”. Il sigillo che indica la via della buona riuscita di COP26 Francesco lo ha scritto nella prefazione all'e-book "Laudato si' Reader. An Alliance of Care for Our Common House", edito dalla Libreria Editrice Vaticana in occasione di Cop26.
Il “Grido della Terra e il Grido dei Poveri” che ho presentato nella Laudato si’ come conseguenza emblematica del nostro fallimento nel prenderci cura della nostra casa comune – si legge nel testo di Francesco - è stato amplificato di recente dall’emergenza del Covid-19, che l’umanità sta ancora cercando di contrastare. Perciò, una crisi ecologica, rappresentata dal “grido della terra,” e una crisi sociale, rappresentata dal “grido dei poveri”, sono state rese letali da una crisi sanitaria: la pandemia del Covid-19… Il recente passato ci ha mostrato che sono soprattutto i nostri bambini ad aver capito la portata e l’enormità delle sfide che la società ha di fronte, specialmente la crisi climatica. Dobbiamo ascoltarli con cuori aperti. Dobbiamo seguire la loro guida perché sono saggi nonostante l’età”. Lascia riflettere questa evocazione della saggezza dei bambini per portare la politica all’altezza della situazione in questo delicato momento della storia mondiale: “È il momento di sognare in grande, di ripensare le nostre priorità – a che cosa diamo valore, che cosa vogliamo, che cosa cerchiamo – e di ripianificare il nostro futuro, impegnandoci ad agire nella vita quotidiana in ciò che abbiamo sognato. È tempo di agire, e di agire insieme, è ora!”. Gli scienziati – si legge nel documento unitario dei leader religiosi - ci hanno avvertito che potrebbe essere rimasto solo un decennio per ripristinare il pianeta. Chiediamo alla comunità internazionale, riunita alla COP26, d’intraprendere un’azione rapida, responsabile e condivisa per salvaguardare, ripristinare e guarire la nostra umanità ferita e la casa affidata alla nostra custodia.