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In Ucraina fermare la guerra e negoziare, il Papa chiede a partiti "responsabilità civica"

Al termine dell’Angelus dopo viaggio in Canada Francesco denuncia i guasti della cupidigia che incrementa anche il commercio delle armi. In futuro chissà, ma al presente nessuna intenzione di dimettersi

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Papa Francesco
Papa Francesco (Foto Ansa)

La fine della guerra in Ucraina resta tuttora il pensiero dominante del papa e lo è stato anche durante il “pellegrinaggio penitenziale” di 6 giorni in Canda da cui è tornato con un rinnovato appello per la pace. “Non ho mai smesso di pregare per il popolo ucraino, aggredito e martoriato, chiedendo a Dio di liberarlo dal flagello della guerra” ha confidato Francesco al termine dell’Angelus domenicale. “Se si guardasse la realtà obiettivamente, considerando i danni che ogni giorno di guerra porta a quella popolazione ma anche al mondo intero, - è stata la riflessione del papa - l’unica cosa ragionevole da fare sarebbe fermarsi e negoziare. Che la saggezza ispiri passi concreti di pace”.

La piaga della guerra

La questione della guerra è tornata anche nel corso della spiegazione del Vangelo odierno dedicato ai guasti della cupidigia nel mondo e alla litigiosità che porta nelle famiglie la divisione ereditaria. La cupidigia è una tentazione per tutti. Si tratta - spiega Francesco - dell’avidità sfrenata di beni, “il volere sempre arricchirsi. È una malattia che distrugge le persone, perché la fame di possesso crea dipendenza. Soprattutto chi ha tanto non si accontenta mai: vuole sempre di più, e solo per sé”. È un male anche per la società. “A causa sua siamo arrivati oggi ad altri paradossi, a un’ingiustizia come mai prima nella storia, dove pochi hanno tanto e tanti hanno poco o niente. Pensiamo anche alle guerre e ai conflitti: quasi sempre c’entrano la brama di risorse e ricchezze.

Il commercio delle armi

Quanti interessi ci sono dietro a una guerra! Di sicuro uno di questi è il commercio delle armi. Questo commercio à uno scandalo al quale non dobbiamo rassegnarci”. E allora, si è chiesto il papa, “non si può desiderare di essere ricchi? Certo che si può, anzi, è giusto desiderarlo, è bello diventare ricchi, ma ricchi secondo Dio! Dio è il più ricco di tutti: è ricco di compassione, di misericordia. La sua ricchezza non impoverisce nessuno, non crea litigi e divisioni. È una ricchezza che ama dare, distribuire, condividere”. Accumulare beni materiali “non basta a vivere bene, perché – dice ancora Gesù – la vita non dipende da ciò che si possiede. Dipende invece dalle buone relazioni: con Dio, con gli altri e anche con chi ha di meno. Dunque, ci chiediamo: io, come voglio arricchirmi? Secondo Dio o secondo la mia cupidigia?

Il tema dell'eredità

E tornando al tema dell’eredità, quale eredità voglio lasciare? Soldi in banca, cose materiali, o gente contenta attorno a me, opere di bene che non si dimenticano, persone che ho aiutato a crescere e maturare?”. Non è spento l’eco del viaggio apostolico in Canada voluto caparbiamente da Francesco per andare personalmente a chiedere perdono alle popolazioni indigene che hanno patito un vero e proprio genocidio culturale a cui neppure la Chiesa è rimasta estranea. Un bilancio su questo pellegrinaggio penitenziale che sarà ricordato tra i più importanti del suo pontificato Francesco lo tirerà nell’udienza generale del prossimo mercoledì. Un assaggio lo aveva anticipato nelle risposte date alle domande dei giornalisti ieri durante il volo di ritorno a Roma. E proprio sull’aereo, il papa non si è sottratto sia sul tema del genocidio, del colonialismo vecchio e nuovo, della sua condizione di salute e della permanenza nel suo servizio pastorale come successore di Pietro.

Dimissioni si o no?

Al momento Francesco non pensa a dimettersi ma non escludo di poterlo fare in futuro quando lo consigliassero le condizioni di salute. Quanto alla situazione politica in Italia ormai calamitata dalle prossime elezioni il papa ha pronunciato un solo invito: responsabilità civica. Ai giornalisti Francesco ha anche ribadito il suo attaccamento alla spiritualità propria dei gesuiti che è guidata da un’attitudine a discernere sempre la volontà di Dio in ogni momento della vita. Al termine dell’Angelus ricordando che oggi è la festa di sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti il papa ha rivolto “un saluto affettuoso ai miei confratelli gesuiti. Continuate a camminare con zelo, con gioia nel servizio del Signore. Siate coraggiosi!”.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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