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Il monito di Francesco: "Non cedere mai al pessimismo anche quando tutto sembra perduto"

Chissà se il Pontefice pensava anche alla pace in Ucraina quando all’Angelus di oggi parlando della risurrezione di Lazzaro operata da Gesù quando non c’era più nulla da fare, ha invitato a non perdere mai la speranza

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Papa Francesco
Papa Francesco (Foto Ansa)

Chissà se papa Francesco pensava anche alla pace in Ucraina quando all’Angelus di oggi parlando della risurrezione di Lazzaro operata da Gesù quando non c’era più nulla da fare, ha invitato a non cedere al pessimismo. Due infatti sono stati i messaggi rilevanti di quest’ultima domenica di Quaresima su cui il Papa ha attirato l’attenzione: la pace politica assente nei teatri di guerra e la pace del cuore che si ottiene riconciliandosi con Dio nella confessione. La pace politica è un processo più complicato e difficile, ma anche la pace del confessionale che comunica la misericordia di Dio, a volte diventa complicata se i confessori non sono in ascolto della misericordia e si trasformano in giudici e torturatori della coscienza. Francesco tiene molto a questi due volti della pace.

La strada che conduce alla pace

Lo è stato oggi e lo è stato nel corso della settimana con alcuni interventi importanti orientati a cambiare la mentalità nella Chiesa, passando dall’intransigenza alla misericordia e impegnandosi a pensare la misericordia e la fraternità come premesse che facilitano l’incontro e la pace tra belligeranti. “Solo la conversione dei cuori può aprire la strada che conduce alla pace. Continuiamo a pregare per il martoriato popolo ucraino” ha detto oggi e poi ha aggiunto: “E restiamo vicini anche ai terremotati della Turchia e della Siria. A loro è destinata la speciale raccolta di offerte che si svolge oggi in tutte le parrocchie d’Italia. Preghiamo anche per la popolazione dello Stato del Mississippi, colpite da un devastante tornado”. Nei saluti ai presenti in Piazza san Pietro due in particolare: ai peruviani “rinnovando la preghiera per la riconciliazione e la pace nel Perù. Dobbiamo pregare per il Perù, che sta soffrendo tanto”; e alla delegazione dell’Aeronautica Militare Italiana, che celebra il centenario di fondazione. “Formulo i miei auguri per questa ricorrenza – ha puntualizzato il papa - e vi incoraggio ad operare sempre per la costruzione della giustizia e della pace”.

La ricerca della pace

La storia di oggi – aveva detto ai vescovi della Commissione Europea ricevuti in udienza con il nuovo presidente, l’italiano Crociata, ha bisogno di uomini e donne animati dal sogno di un’Europa unita al servizio della pace.  La guerra in Ucraina è vicina, e ha scosso la pace europea. Le nazioni confinanti si sono prodigate nell’accoglienza dei profughi; tutti i popoli europei partecipano all’impegno di solidarietà con il popolo ucraino. A questa corale risposta sul piano della carità dovrebbe corrispondere – ma è chiaro che non è facile né scontato – un impegno coeso per la pace”. Sfida molto complessa, perché “i Paesi dell’Unione Europea sono coinvolti in molteplici alleanze, interessi, strategie, una serie di forze che è difficile far convergere in un unico progetto. Tuttavia, un principio dovrebbe essere condiviso da tutti con chiarezza e determinazione: la guerra non può e non deve più essere considerata come una soluzione dei conflitti. Se i Paesi dell’Europa di oggi non condividono questo principio etico-politico, allora vuol dire che si sono allontanati dal sogno originario. Se invece lo condividono, devono impegnarsi ad attuarlo, con tutta la fatica e la complessità che la situazione storica richiede.

La guerra è fallimento

Perché «la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità». Questo dobbiamo ripeterlo ai politici”. Il racconto della risurrezione di Lazzaro è un messaggio di speranza, ha detto Francesco spiegando il senso del Vangelo, anche quando sembra preclusa ogni speranza. Gesù è in grado di dare la vita anche quando non c’è più speranza alcuna. Anzi è proprio nei momenti più bui e disperanti della vita Lui è più che mai vicino, capace di rimuovere ogni genere di pietra dentro l’animo umano. “Per favore – ricorda Francesco – non cedere al pessimismo” perché Gesù ha già dato prova di tirarci fuori da ogni sepolcro. Francesco assicura che Gesù dice a ciascuno: “Io ti voglio libero, ti voglio vivo, non ti abbandono e sono con te! È tutto buio, ma io sono con te! Non lasciarti imprigionare dal dolore, non lasciar morire la speranza. Fratello, sorella, ritorna a vivere!” – “E come faccio?” – “Prendimi per mano”, e Lui ci prende per mano. Lasciati tirare fuori: e Lui è capace di farlo. In questi momenti brutti che succedono a tutti noi”. Noi dice il papa siamo “come piccoli specchi dell’amore di Dio”. Dobbiamo chiederci se testimoniamo la speranza e la gioia di Gesù. E qui inserisce la confessione e i confessori: “Cari fratelli, non dimenticatevi che anche voi siete peccatori, e siete nel confessionale non per torturare, per perdonare, e perdonare tutto, come il Signore perdona tutto”. Un tema su cui si era speso nell’incontro con i partecipanti all’incontro di studio promosso dalla Penitenzieria Apostolica.

"No a confessori torturatori di coscienze"

“Nel mondo, lo vediamo purtroppo ogni giorno, non mancano i focolai di odio e di vendetta. Noi confessori dobbiamo moltiplicare allora i focolai di misericordia. Nulla allontana e sconfigge di più il male della divina misericordia. Nel confessionale state attenti: mai dialogare con il “male”, mai; si offre ciò che è giusto per il perdono e si apre qualche porta per aiutare ad andare avanti, ma mai fare lo psichiatra o lo psicanalista; per favore, non si entri in queste cose! Se qualcuno di voi ha questa vocazione, la eserciti altrove, ma non nel tribunale della penitenza. Questo è un dialogo che non è conveniente fare nel momento della misericordia. Lì tu devi soltanto pensare a perdonare e quando non si può entrare per la porta, si entra per la finestra: però sempre bisogna cercare di entrare con il perdono”. Dio perdona tutto. “È ingenuo Dio? Non so se è ingenuo, ma è abbondante: perdona sempre di più, sempre”. E i bravi confessori devono sempre puntare a perdonare tutto secondo papa Francesco.

 

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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