[La polemica] L’orrore dell’uomo qualunque che ha comprato il corpo di Pamela prima di morire
Pamela è appena scappata dall’istituto, mentre cammina sul ciglio della strada, senza soldi, senza un cellulare. La carica sull’utilitaria bianca, lei ha solo «la sua bellezza da vendere», e lui la porta a casa. fanno l’amore nel garage del retro, su una coperta. Le dà 50 euro e la accompagna alla stazione di Piediripa. La lascia lì, abbandonandola al suo destino. Innocent Oseghale la condurrà da un suo amico a comprare l’eroina che la ucciderà, chiudendo solo in parte questo doloroso scenario di squallore. Esistono colpe che non sono previste dal codice penale, ma che appartengono al male di tutti i giorni

Il nostro è un mestiere fragile, soprattutto per chi vuole farlo bene, in balìa della notizia, della sua spietatezza, di una società corrosa ormai dalla volgarità e dall’ingiustizia, genitrice di una violenza persino usuale, dove nessuno è mai completamente innocente, anche quelli che giudicano gli altri. Due articoli, uno prima sul Corriere Adriatico e poi sul Corriere della Sera, hanno scatenato lo scandalo sui social. I giornalisti sono andati a cercare l’uomo che aveva pagato la povera Pamela, appena scappata dall’istituto, per andarci a letto, dandole quei cinquanta euro che le sarebbero serviti a comprare la droga e trovare la morte, in maniera così orribile.
Lorella Beretta, giornalista freelance della Radio Svizzera e di Panorama, su facebook, e tanti altri come lei, contesta pure questo, che qualcuno abbia potuto pensare di spedire un inviato a sentire quel signore. Ma nel tritacarne dell’informazione sono ammesse anche le spigolature border line alla ricerca della verità, quelle notizie apparentemente marginali che delinenano l’insieme del quadro, violando anche la privacy e l’oscurità delle vite più banali. Perché è questo il nostro compito, cercare la verità. E a volte la verità è terribile. Ma abbiamo il dovere di trovarla, non possiamo scandalizzarci sempre.
Tutto sta a come la si racconta. Ed è questa l’altra cosa che contestano i social. Il Corriere descrive questo 45enne «con la tuta rossa da meccanico e i sandali da francescano» che sta guardando in cucina Mattino 5 con Federica Panicucci. «Magro, alto, affilato, la barba hypster, la pelle bianca». I due giornali raccontano nei particolari l’incontro con Pamela che è appena scappata dall’istituto, mentre cammina sul ciglio della strada, senza soldi, senza un cellulare. La carica sull’utilitaria bianca, lei ha solo «la sua bellezza da vendere», e lui la porta a casa. fanno l’amore nel garage del retro, su una coperta. Le dà 50 euro e la accompagna alla stazione di Piediripa. La lascia lì, abbandonandola al suo destino. Innocent Oseghale la condurrà da un suo amico a comprare l’eroina che la ucciderà, chiudendo solo in parte questo doloroso scenario di squallore. Esistono colpe che non sono previste dal codice penale, che appartengono al male di tutti i giorni, al nostro egoismo, alla nostra incapacità di saper guardare gli altri. Quell’uomo è lo specchio della nostra sconfitta, e forse non riusciamo a guardarci dentro. Il giornalista del Corriere Adriatico, però, gli chiede se lui adesso dorme la notte. «Non bestemmiate», risponde l’uomo. «Credete forse che non ci pensi?». Ma Loretta Beretta contesta la ricostruzione che è stata fatta prima sul Corriere della Sera. «Tu inviato decidi di scrivere il pezzo come la sceneggiatura di un film hollywoodiano, interno casa, l’uomo di merda che guarda alla tv la storia e la foto di questa ragazzina tossica massacrata da un negro con tutta la droga in circolo. Tu scrivi "per farsi d’eroina ci vogliono i soldi e Pamela non ne ha. Ha con sé soltanto la sua bellezza e decide di venderla a lui". Non è dunque lui, uomo lucido di 45 anni che compra, ma è lei che vende... L’uomo merda è semplicemente colui che compra una merce tanto bella da non poter non essere comprata».
Sotto il post di Lorella, sono tutti commenti sdegnati. Ilaria Solari: «Che orrore». Enrico Fovanna: «Desolazione profonda». Valerija Brkljac: «da non credere!». Simona Piccolo: «Mi viene il vomito». Paolo Moretti: «Terrificante». Lorenzo Biassoni: «Ieri sera riflettevo sul disguisto che mi provocava quest’"uomo", e mi stupivo del fatto che nessuno ne parlasse. Meglio non parlarne che scrivere e pubblicare un articolo simile». Giusi Minotti: «Sento male al cuore». Lucia Vastano: «Fa davvero schifo. Fa schifo la nostra società dentro la quale si sviluppano queste schifezze. Guardiamo impotenti. Ma indignarsi non basta più». Ora, detto che sui giornali e in televisione appaiono articoli e servizi molto peggio di questo (sempre ammesso che l’articolo in questione sia così sbagliato), a noi pare evidente che il vero motivo della contestazione sia rappresentato più dalla testata che dalla firma. Cioé che sia proprio il Corriere della Sera, primo giornale d’Italia, il Corrierone, voce indiscussa della nostra grande borghesia, a dare spazio a un pezzo che descrive con sguardo troppo comprensivo - secondo loro - l’uomo che ha approfitatto della debolezza di Pamela, moralmente colpevole anche lui della sua discesa nel precipizio, quello che in fondo ci assomiglia di più e proprio per questo dovrebbe farci più paura.
Quell’uomo con la tuta da meccanico che guarda tranquillamente Mattino 5 alla televisione nella sua cucina non ha provato pietà umana per la ragazzina disperata, senza soldi e senza speranze, ma ne ha sfruttato ignobilmente le debolezze, senza commettere alcun reato. E’ questa la grande contraddizione, la banalità del male, che nessuno forse ha voluto raccontare fino in fondo. Le ha dato i soldi che le hanno aperto la strada verso la morte. L’ira dei social nasce da qui. Il fatto è che se noi possiamo anche condividere la critica in sé (è ovvio che il personaggio in questione non può attirare le nostre simpatie), non riusciamo a capirne i toni, così accesi e ultimativi. Dovremmo abituarci di più al mondo dei social, alle sua lapidazioni pubbliche, ai suoi giudizi non più verticali, ma orizzontali, e per questo forse così rabbiosi, così furenti. Ma ci fanno paura tutt’e due. L’errore. E la condanna.