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Come cambia il giornalismo dopo il caso Cecchettin: i dati dell'Osservatorio Step sulla violenza contro le donne

Nel corso di un evento che si è tenuto nella sede della Fnsi a Roma, è emerso che "nell'ultimo anno c'è stata un'accelerazione" sulla rappresentazione di questi fatti. Semenzato: "Però il patriarcato l'abbiamo anche un po' destrutturato"

Antonella A. G. Loidi An. L.   
Un graffito che raffigura Giulia Cecchettin (Ansa)
Un graffito che raffigura Giulia Cecchettin (Ansa)

C'è un prima e un dopo nella narrazione della violenza di genere e nella rappresentazione che si fa dei femminicidi sui giornali. Un momento a partire dal quale si dispiega una diversa rappresentazione che va di pari passo con una più consapevole percezione e sensibilità generale: è l'uccisione della 22enne Giulia Cecchettin, avvenuta un anno fa e contro il cui presunto assassino è in corso in questi giorni il processo, ad aver dato forse una scossa. Nel mondo dell'informazione però il processo verso una resa corretta dei fatti che abbiano per protagoniste donne vittime di violenza e femminicidio è in corso da tempo. "Nell'ultimo anno c'è stata un'accelerazione", ha detto la professoressa Flaminia Saccà dell'Università La Sapienza e direttrice dell'Osservatorio Step, nato dalla collaborazione tra le Cpo della Federazione nazionale della stampa, dell'Usigrai, dell'Odg, dell'associazione di giornaliste Giulia e dell'Università Tuscia, nel corso di un evento che si è tenuto nella sede romana della Fnsi dal titolo "Le parole sono fatti".

Saccà ha esposto i risultati di una prima fase di monitoraggio esperto del racconto giornalistico portato avanti dall'Osservatorio su 50mila articoli pubblicati tra 2020 e 2024. ''Giulia con il suo femminicidio e l'attività della sorella, Elena, e del papà, Gino, ha avuto la capacità di far arrivare all'attenzione di tutte e di tutti il tema della violenza maschile alle donne'', ha spiegato Saccà. Mentre ''sulla stampa si fa ancora fatica a puntare il dito verso l'uomo violento e troviamo ancora parole come raptus o i suoi equivalenti, anche se c'è un miglioramento rispetto alla prima fase dell'osservatorio'', ha detto ancora.

Un momento del convegno "Le parole sono fatti" (Foto TiscaliNews)

Dice la presidente che "quello che emerge è che la rappresentazione non è sempre a fuoco, spesso si fa fatica a capire chi è che commette reati e la vittima non sempre è presentata come tale. Quando si parla del maltrattante di solito c'è una razionalizzazione nel rappresentarlo: si racconta che c'è un uomo che ha agito con violenza soprattutto se è un immigrato. La donna invece viene ancora rappresentata come sola, giovane e molto fragile: è una rappresentazione distorta che ha bisogno di essere messa meglio a fuoco".

Cosa ha rilevato l'Osservatorio

A parlare sono i dati. Lo studio dell'Osservatorio ha messo in luce intato che c'è un disallineamento tra il numero e il tipo di reati denunciati e gli articoli ad essi dedicati. Se quindi i principali reati contro le donne sono i maltrattamenti in famiglia (il 50% di quelli denunciati), il 35,83% è costituito da atti persecutori, il 13,86% da violenze sessuali e lo 0,29% da femminicidi, la rappresentazione che danno i giornali è capovolta. Trovano più spazio i (22,2%), seguito da violenza sessuale (19,4%), domestica (17,8%), lesioni personali (15,9%), stalking (5,8%), molestie sessuali (2,9%), revenge porn (2,4%), tratta (1,6%). Il modo però in cui si parla di questi reati cambia esulando anche dallo stretto caso di cronaca. 

I reati di violenza contro le donne così come denunciati (Osservatorio Step)

Scendendo nei particolari, Saccà ha illustrato il modo in cui i giornali scrivono sottolineando il fenomeno ribattezzato come "himpathy", ovvero empatia verso l'uomo, che viene sempre descritto puntando sulla sua attività professionale e sulla sua vita attiva, distogliendo l'attenzione invece dalla vittima. A dimostrarlo anche il fatto che, in particolare nei titoli, sono spesso presenti virgolettati con le dichiarazioni del maltrattante o femminicida, meno delle viìttime o dei loro parenti. Anche su questo il caso di Giulia Cecchettin apporta una rottura nell'attenzione mediatica riservata a quel fatto e l contesto patriarcale, grazie soprattutto all'impegno della famiglia. 

I reati di violenza contro le donne così come raccontati dai giornali (Osservatorio Step)

''Parlare di parità di genere e violenza sulle donne in Italia non è cosa semplice, questo è un paese che ha profonde radici patriarcali'', ha ricordato Alessandra Costante, segretaria generale Fnsi, ribadendo che comunque pur avendo ''sbagliato spesso e volentieri scrivendo articoli di cronaca sull'argomento, anche quegli articoli hanno portato a una crescita culturale del Paese''. Durante il dibattito è emersa con forza la necessità di lavorare ancora sulle redazioni organizzando ancora corsi di formazione per redattori e redattrici ma anche la necessità di inserire moduli formativi nelle scuole di giornalismo, oltre all'importante lavoro di educazione all'affettività e anche all'informazione nelle scuole di ogni ordine e grado. Per la presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, Martina Semenzato, intervenuta nel corso dell'evento, "l'abbiamo anche un po' destrutturato questo patriarcato grazie alle battaglie al femminile''. La deputata di Noi Moderati ha ricordato inoltre l'importanza della lotta anche contro la violenza economica, più subdola e più difficile da scardinare.  

 

Antonella A. G. Loidi An. L.   
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