Solo e muto: chi è "l'orfano del deserto" che ha commosso Lampedusa. Gara di solidarietà per averlo in affido
E’ sceso dalla motovedetta della guardia costiera che ha effettuato il salvataggio del bimbo e dei compagni di viaggio sabato pomeriggio, mano nella mano con un ragazzo
E’ sceso da un barchino proveniente da Sfax da solo. Ha circa tre anni e non parla. Non si sa il suo nome, non si sa la sua nazionalità, non si sa la sua storia. E’ sceso dalla motovedetta della guardia costiera che ha effettuato il salvataggio del bimbo e dei compagni di viaggio sabato pomeriggio, mano nella mano con un ragazzo.
“Era nel deserto a vagare da solo, se fosse rimasto lì sarebbe morto. Allora ho deciso di prenderlo con me”, racconta il ragazzo che l’ha salvato, anche lui minorenne. Il bimbo non dice una parola. E’ completamente muto, lo è con i mediatori, con i medici, con gli operatori di Save the Children ma anche con il giovane ragazzo che gli ha fatto da fratello maggiore durante la traversata prima del deserto e poi del Mediterraneo. Se la vera età anagrafica del piccolo fosse tre anni sarebbe strano che non parli. Potrebbe aver subito dei traumi durante il viaggio anche se, per la maggior parte delle persone che arrivano in Italia, il viaggio è esso stesso un trauma.
Dell’ “orfano del deserto”, come l’ha chiamato qualcuno, adesso se ne stanno occupando psicologi e mediatori di Croce Rossa e Save the Children, ma se il bambino dovesse continuare a non parlare sarà difficile per loro ricostruirne la storia. Dopo il suo arrivo il piccolo è stato trasferito in uno spazio apposito all’interno dell’hotspot di Contrada Imbriacola, nonostante la struttura non sia assolutamente adatta ad accogliere minori, figuriamoci un bimbo di soli tre anni. I giorni scorsi sono stati molto difficili, il centro ha toccato le settemila presenze anche se la sua capienza massima è di 400 persone.
In alcuni casi è stato impossibile mangiare, le persone raccontano di essere rimaste a digiuno fino a quattro giorni consecutivi a causa del sovraffollamento. Fortunatamente l’isola e i lampedusani hanno espresso grande solidarietà ai naufraghi arrivati in questi giorni, dando loro cibo e acqua. Così come hanno fatto diverse famiglie cercando di dare adozione al piccolo orfano del deserto. Toccherà al tribunale per i minorenni di Palermo valutare la situazione più idonea per lui. Trovargli una famiglia che possa ricostruire con lui l’infanzia che gli è stata rubata, aiutarlo a raccontare il passato e a disegnare un nuovo futuro. Per ora restano solo il silenzio e la paura negli occhi del piccolo.