Omicidio di Sofia Castelli, l'ex fidanzato condannato a 24 anni. Familiari in lacrime: "Non è giustizia"
Zakaria Atqaoui, 23 anni, condannato oggi a 24 anni di carcere dalla Corte D'Assise di Monza. Alla lettura della sentenza i genitori di Sofia si sono abbracciati e hanno pianto.
Sofia Castelli aveva 20 anni e voleva vivere libera, voleva tornare padrona del suo tempo e delle sue amicizie, ma le è stato impedito. A fermarla sono state le otto coltellate che le ha inferto il 29 luglio scorso il suo ex fidanzato Zakaria Atqaoui, 23 anni, condannato oggi a 24 anni di carcere dalla Corte D'Assise di Monza. Alla lettura della sentenza i genitori di Sofia, papà Diego e mamma Daniela che vivevano con Sofia a Cinisello Balsamo, nel milanese, si sono abbracciati e hanno pianto. Una sentenza che, secondo loro, non fa giustizia. Alle loro spalle gli amici di Sofia, anche loro arrabbiati e delusi.
La Procura di Monza aveva chiesto l'ergastolo, contestando all'omicida le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi e dell'uso del mezzo insidioso, ed è probabile che ricorrerà in Appello. La Corte ha però ritenuto prevalenti le attenuati generiche, decisione che verrà motivata entro i 90 giorni a disposizione.
Aveva chiesto "scusa per disagio causato"
Atquaoui ha lasciato l'aula appena terminata la lettura della sentenza, mentre durante la precedente udienza aveva "chiesto scusa per il disagio causato". A "disagio" Sofia Castelli ha vissuto per settimane, a partire dalla scorsa primavera, quando aveva deciso di lasciare il 23enne. Accolto in casa Castelli "come un figlio", per stessa ammissione dei genitori della ragazza, Zakaria non tollerava che Sofia avesse una vita all'infuori di lui. Ad un certo punto lei ha scelto sé stessa, la libertà e ha detto basta. Lui però ha continuato a fare pressioni, a controllarla, a chiedere di lei agli amici comuni, a sorvegliarla sui social media.
Aveva sottratto le chiavi
Con la scusa di un saluto, un gesto distensivo, il giorno precedente il delitto era andato a trovarla a casa sua e le aveva sottratto un mazzo di chiavi di scorta, sapendo bene dove Daniele Castelli era solito lasciarle. La sera del 29 luglio scorso, Sofia è uscita insieme alla sua migliore amica, Aurora Fiameni, per trascorrere una spensierata serata in discoteca.
Atqaoui, per sua stessa ammissione, ha seguito la ex attraverso le stories pubblicate sui social media, mentre la aspettava in casa sua, nascosto in un armadio della camera da letto.
Sofia e Aurora sono rientrate all'alba, dopo aver ballato, parlato, riso e organizzato le future vacanze in Sicilia. Poi hanno deciso di dormire in due stanze diverse perché la prima avrebbe dovuto alzarsi dopo poche ore. Quando Sofia si è addormentata, l'ex fidanzato è uscito fuori dall'armadio e l'ha accoltellata a morte.
"E' una vergogna"
"Hai ucciso una ragazza a coltellate mentre dormiva e hai avuto soltanto 24 anni: è una vergogna. Hai distrutto famiglie e rovinato vite, ma tra 24 anni sarai fuori, mentre Sofia non tornerà più - ha scritto Aurora Fiameni in un post su Instagram, a seguito della sentenza - è surreale, questa è l'Italia, questa non è giustizia". Per gli avvocati dei Castelli, Gabriele Maria Vitiello e Giuseppe Policastro, si è trattato di una "sentenza severa ma ingiusta", della quale attendono le motivazioni, auspicando il ricorso in Appello da parte del pm di Monza Emma Gambardella, titolare del fascicolo di inchiesta.
"Una condanna a 24 anni, con il riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti - ha detto l'avvocato Vanier Burani, difensore di Atquoi - resta pur sempre una condanna a 24 anni. Comprendiamo il dolore di chi voleva bene alla ragazza, ma noi abbiamo sempre sostenuto non fosse un delitto premeditato". Di Sofia resta il suo ultimo selfie con l'amica, e quell'alba passata insieme pensando che sarebbe stato l'inizio di una nuova vita.