Anche due carabinieri tra i quattro arresti per l'omicidio del sindaco Vassallo. La frase shock: "Pure il pescatore lo abbiamo messo a posto"
Delitto a Pollica nel 2010. La ricostruzione degli inquirenti individua il movente dell'assassinio nella scoperta, da parte del sindaco, di un traffico di stupefacenti riconducibile ad ambienti camorristici e nel quale sarebbero stati coinvolti anche esponenti dell'Arma
Svolta nel caso dell'omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ucciso il 5 settembre 2010. Il raggruppamento operativo speciale dei carabinieri di Roma ha eseguito quattro arresti: si tratta dell'ufficiale dei carabinieri Fabio Cagnazzo, del figlio del boss nonché collaboratore di giustizia Romolo Ridosso del clan di Scafati Loreto-Ridosso, dell'imprenditore Giuseppe Cipriano e dell'ex brigadiere dell'Arma Lazzaro Cioffi.
Tra gli arrestati 2 carabinieri
È aggravato dalla premeditazione e dalle finalità mafiose il reato di omicidio volontario che viene contestato, tra gli altri, al colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, coinvolto insieme con altri tre indagati nell' inchiesta della Procura di Salerno sull'omicidio del sindaco di Pollica (Salerno) Angelo Vassallo. L'altro carabiniere indagato è l'ex brigadiere Lazzaro Cioffi, già condannato in secondo grado a 10 anni di reclusione per il suo coinvolgimento nel traffico e spaccio di stupefacenti al Parco Verde di Caivano. A lui, all'imprenditore scafatese Giuseppe Cipriano e all'ex capo del clan Ridosso-Loreto di Scafati, Romolo Ridosso, viene contestata la stessa ipotesi di reato in concorso. Queste accuse erano già stato formulate dai carabinieri del Ros di Roma e dall'ufficio inquirente coordinato dal procuratore di Salerno Giuseppe Borrelli in occasione di una serie di perquisizioni effettuate il 28 luglio scorso.
Il movente
Il defunto primo cittadino, è l'ipotesi degli inquirenti, sarebbe stato assassinato per avere scoperto un traffico di droga che approdava nel porto di Acciaroli. La ricostruzione degli inquirenti individua il movente dell'assassinio nella scoperta, da parte del sindaco, di un traffico di stupefacenti riconducibile ad ambienti camorristici e nel quale sarebbero stati coinvolti anche esponenti dell'Arma. Vassallo sarebbe stato ammazzato dopo aver confidato quanto sapeva sulla vicenda all'ex procuratore capo di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, ma prima di poter formalizzare la sua denuncia ad un carabiniere di assoluta fiducia dello stesso Greco. Sempre in base alle accuse, Cagnazzo si sarebbe speso in una attività di depistaggio delle indagini organizzata già prima che Vassallo venisse ammazzato.
Un favore ai clan mafiosi
Al colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo viene tra l'altro, contestato di avere favorito il clan Cesarano di Pompei-Scafati e di avere assicurato il depistaggio delle indagini agli altri tre indagati: Giuseppe Cipriano, Romolo Ridosso e Lazzaro Cioffi. Questi ultimi - sempre secondo l'accusa - avrebbero preso parte all'ideazione, pianificazione e organizzazione dell'omicidio di Vassallo, assassinato il 5 settembre 2010 con nove colpi di pistola calibro 9: i primi sopralluoghi preliminari sarebbero stati eseguiti da Cioffi, poi da Ridosso e Cipriano i quali si assicurarono che nel luogo dove poi avvenne l'omicidio non ci fossero telecamere di videosorveglianza.
Depistaggio e fake news
Nella fase successiva al delitto, il colonnello Cagnazzo - secondo l'accusa - "come concordato in precedenza, depistava effettivamente le indagini condotte dalla Procura di Salerno" indirizzandole verso una falsa pista, "quella dell'alterco del primo cittadino con Bruno Humberto Damiani e Roberto Vassallo (solo omonimo del sindaco ucciso, titolare di un albergo del luogo) per questioni legate allo spaccio di stupefacenti". Cagnazzo, secondo quanto emerso dagli accertamenti del Ros, dopo l'omicidio del sindaco pescatore si sarebbe adoperato per diffondere false notizie circa il coinvolgimento di Damiani sostenendo che fosse positivo all'esame dello stub. Damiani, sosteneva falsamente l'ufficiale dell'arma ora detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, si era anche occupato di pedinare la vittima nei pressi del porto di Acciaroli.
Altra fake news che il carabiniere, sempre secondo gli inquirenti, diffuse all'epoca era quella dell'esistenza di un 'gruppo Damiani' dedito al traffico di droga che veniva veicolata attraverso l'uso di un gommone. Tra le info di cui era in possesso, non riferite agli inquirenti, figura anche la circostanza dell'incontro tra il sindaco ucciso e il comandante dei carabinieri di Agropoli e i pm della Procura di Vallo della Lucania, cha sarebbe dovuto avvenire il giorno dopo l'omicidio.
La frase shock
"Pure il pescatore lo abbiamo messo a posto": è la frase che Romolo Ridosso, uno dei quattro arrestati, avrebbe pronunciato dopo avere parlato davanti alla sua abitazione di Lettere (Napoli) con il carabiniere Lazzaro Cioffi, giunto con un'altra persona a bordo un suv nero. L'episodio, riferito alcuni anni dopo dalla convivente di Ridosso, risale al settembre del 2010, subito dopo l'omicidio del sindaco di Pollica. Per gli inquirenti a quell'incontro - durante il quale si sarebbe parlato proprio della morte di Vassallo - avrebbero preso parte Lazzaro Cioffi e anche Giuseppe Cipriano
La sua convivente, infatti, riferisce di avere riconosciuto Cioffi, che una volta giunto davanti l'abitazione di Ridosso, ne ha attirato l'attenzione lampeggiando con i fari. La donna riferisce che il compagno, particolarmente teso in quel periodo, prima di uscire di casa l'ha invita a rimanere in casa insieme con i figli. La testimone però si affaccia alla finestra della cucina dalla quale riconosce Cioffi e la sua vettura ma non il suo accompagnatore, che definisce una persona "più bassa e tarchiata". A fare chiarezza sull'identità dell'accompagnatore di Cioffi è proprio lo stesso Romolo Ridosso: il collaboratore riferisce che quell'uomo giunto in auto insieme con Cioffi era Giuseppe Cipriano e che entrambi si erano recati a Lettere per intimargli di non frequentare più Scafati e a non rivelare nessun particolare dell'omicidio di Vassallo, minacciandolo di rovinarlo in caso contrario
Il figlio Antonio: "Dopo 14 anni una svolta"
"Dopo 14 anni è una svolta che non avevamo mai vissuto, erano nomi che conoscevamo perché erano oggetto d'indagini, nelle nostre dichiarazioni venivano spesso poste domande su queste persone che sono state arrestate. Ma non avevamo la certezza che poteva essere questo il filone delle indagini. A noi gli inquirenti raccontavano poco o niente". Lo ha detto all'ANSA Antonio Vassallo, figlio di Angelo, in merito agli arresti per l'omicidio del padre. "Ora siamo curiosi di approfondire questa vicenda che abbiamo conosciuto in questo percorso e prima non ne conoscevamo assolutamente la dinamica. Non capivamo cosa poteva essere successo, non conoscevamo questo filone, di questa droga che arrivava e che non abbiamo mai visto. Tutta questa realtà che mio padre aveva conosciuto ancor prima di tanti investigatori e inquirenti"
L'omicidio
Nove colpi di pistola calibro 9, sparati a bruciapelo: fu ucciso così, 14 anni fa, Angelo Vassallo, il "sindaco pescatore", come tutti lo chiamavano perché prima di essere primo cittadino del comune sul mare del Cilento, Pollica, per tre mandati - dal 1995 al 1999, dal 1999 al 2004 e dal 2005 al 2010 - era stato proprio un pescatore. Nel 2010 Vassallo era stato eletto per il quarto mandato. Esponente del Pd, in passato era stato anche consigliere provinciale a Salerno. Oltre alla carica di sindaco, ricopriva anche quella di presidente della Comunità del Parco, organo consultivo e propositivo dell'Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, composto da 80 comuni del Cilento e del Vallo di Diano e da otto Comunità montane.
Chi era Vassallo, il sindaco pescatore
Era stato presidente della Comunità Montana Alento Monte Stella e presidente delle 'Città Slow' nel mondo. La sua Pollica l'aveva trasformata. Nel 2009 si fece promotore della proposta di inclusione della dieta mediterranea tra i Patrimoni orali e immateriali dell'umanità; proposta che fu accolta dall'Unesco il 16 novembre 2010, a Nairobi. Vassallo ha poi fondato anche il "Centro studi per la Dieta Mediterranea". Su tutto era noto per il suo passato di pescatore e per l'amore per il mare e la terra, che nella sua attività di amministratore lo aveva sempre guidato. Ambientalista, amato dai suoi concittadini, viene ricordato anche per le sue ordinanze singolari. Nel gennaio 2010 ne firmò una che prevedeva una multa fino a mille euro per chi veniva sorpreso a gettare a terra cenere e mozziconi di sigarette. Fu ucciso il 5 settembre del 2010, pochi giorni prima di compiere 57 anni.