Omicidio Sharon, l'interrogatorio Moussa Sangare: "Non c'era un movente". La sorella: "Voleva uccidere anche me"
L'uomo di 31 anni ha confessato l'omicidio della 33enne barista, uccisa a Terno d'Isola, in provincia di Bergamo. Al Gip ha rivelato che nei giorni prima dell'aggressione aveva fatto una sorta di esercitazione con una sagoma
Si è concluso dopo un paio d'ore l'interrogatorio di Moussa Sangare, accusato dell'omicidio di Sharon Verzeni. L'uomo, reo confesso, è stato interrogato nel carcere di Bergamo dal gip Raffaella Mascarino che dovrà decidere sulla richiesta della Procura di convalidare il fermo. Davanti al gip il 31enne ha confermato le dichiarazioni già rese in precedenza. L'uomo ha ripetuto che "non c'era un movente e - ha aggiunto - non so il perché l'ho fatto". Sangare, come ha riferito il legale Giacomo May, ha detto al magistrato di essere uscito di casa con questa "sensazione che non so spiegare" che lo ha spinto "a voler fare del male". Inoltre ha rivelato che nei giorni prima dell'aggressione aveva fatto una sorta di esercitazione con una sagoma.
Il difensore: "La perizia psichiatrica è da considerare"
Al termine dell'interrogatorio nel carcere di Bergamo, il legale del 31enne non ha escluso una perizia psichiatrica. "Quello della perizia è un aspetto che va approfondito, vedremo", ha detto l'avvocato spiegando che la richiesta è "da considerare".
La confessione di Moussa
Agli atti, anche la confessione resa nell'interrogatorio del 30 agosto. "Scusa per quello che sta per succedere", avrebbe detto Sangare alla vittima prima di accoltellarla. E avrebbe anche riferito le parole di Sharon: "Perché, perché, perché?". Il quadro dell'inchiesta è delineato ma non ancora completo. L'interrogatorio di stamattina fornirà elementi che saranno di interesse anche per Luigi Scudieri, avvocato della famiglia Verzeni.
Il legale della famiglia Verzeni: “Non è stato un raptus improvviso"
Dopo la confessione dell'assassino, il legale ha preso una posizione netta con una nota: "Ho sentito parlare in queste ore di 'raptus improvviso, di 'scatto d'ira' e assenza di premeditazione. Tuttavia, che, stando alle informazioni rese pubbliche, il signor Moussa Sangare sarebbe uscito dalla propria casa di Suisio con ben quattro coltelli di significative dimensioni e prima di uccidere Sharon a Terno d'Isola ha avuto tutto il tempo di minacciare anche altre due persone". Ulteriori informazioni potrebbero arrivare dai due ragazzi che sarebbero stati minacciati da Sangare prima dell'omicidio: "Farebbero bene a farsi avanti", le parole di Scudieri.
La sorella: "Voleva uccidere anche me"
"Ho avuto paura di morire anche io. Mio fratello ha tentato di uccidermi. Quello che ha fatto a Sharon poteva succedere a me. Ne sono convinta". Ad affermarlo al Corriere della Sera è Awa, sorella di Moussa Sangare. "È stata un'escalation — dice - Io e mia madre Kadiatou abbiamo fatto di tutto per aiutarlo. Non volevamo credere a quello che ha confessato. Con mamma siamo scoppiate in lacrime. Forse però se ci avessero ascoltate Sharon sarebbe ancora viva. Il nostro pensiero va a lei e alla sua famiglia".
Le tre denunce
La famiglia aveva denunciato la violenza di Moussa tre volte: "La prima nel 2023, l'ultima a maggio. Danneggiamenti, violenza domestica, maltrattamenti. Eravamo in pericolo. Nessuno si è mosso. Sia io sia il mio avvocato abbiamo scritto al sindaco, agli assistenti sociali. I segnali c'erano tutti. Volevamo aiutarlo a liberarsi dalla dipendenza. Ci abbiamo provato: hanno detto che doveva essere lui a presentarsi volontariamente. Non lo ha fatto".
“Le droghe lo hanno cambiato”
Il giovane era cambiato "dal suo ritorno dall'estero. Nel 2019. Moussa ci ha detto che aveva fatto uso di droghe sintetiche. Non era più lui". Era violento: "Per qualche anno abbiamo tentato di contenerlo. Nel 2023, ad aprile, mia mamma ha avuto un ictus. La situazione è degenerata: quella notte ha tentato di buttare giù la porta. Voleva i soldi. Tre mesi dopo ha aperto il gas, incendiando la cucina".
“Siamo state lasciate sole”
A novembre "mi ha minacciato con parole pesanti. Mi ha detto 'Ti ammazzo', mi ha gettato oggetti addosso. Abbiamo chiesto aiuto ai servizi sociali e al sindaco. Siamo state lasciate sole". "Il 9 maggio scorso mi ha puntato contro un coltello, prendendomi alle spalle. Ero in cucina, ascoltavo musica con le cuffie. È scattato il codice rosso e il suo allontanamento. Abbiamo scoperto che aveva occupato la casa al piano terra". "Non è stato fatto nulla. Forse un accertamento sanitario andava richiesto. Nessuno si è presentato, nessuno ha controllato".