Resta in carcere il compagno della baby-sitter che ha confessato: "E stato un gioco finito male"
Nell'interrogatorio di circa due ore e mezza davanti al gip, l'uomo ha ammesso di essere responsabile della morte della donna, spiegando, in sintesi, che non avrebbe avuto alcuna intenzione di toglierle la vita e che, poi, è stato preso dal panico

Resta in cella Pablo Heriberto Gonzalez Rivas, il 48enne salvadoriano che ha confessato di aver ucciso la compagna Jhoanna Nataly Quintanilla e di aver messo il cadavere in un borsone poi gettato nelle campagne tra Inzago e Cassano d'Adda, nel Milanese, dove proseguono le ricerche dei carabinieri. Lo ha deciso la gip di Milano, Anna Calabi, che ha convalidato il fermo e accolto la richiesta della Procura di Milano di disporre la custodia cautelare in carcere ritenendo sussistenti il pericolo di fuga e di inquinamento probatorio, ma non quello di reiterazione del reato
"E' stato un gioco finito male"
"Non volevo ucciderla, stavamo facendo un gioco erotico". Nell'interrogatorio di circa due ore e mezza davanti al gip milanese Anna Calabi, il compagno della baby-sitter ha ammesso di essere responsabile della morte della donna, spiegando, in sintesi, che non avrebbe avuto alcuna intenzione di toglierle la vita e che, quando si è accorto che aveva smesso di respirare, è stato preso dal panico. A quel punto, sempre stando a quanto ha riferito, avrebbe deciso di sbarazzarsi del cadavere nascondendolo in un borsone da palestra e abbandonandolo sulla strada verso Cassano d'Adda, nel Milanese. La versione dell'uomo dovrà essere verificata dagli inquirenti, che al momento la ritengono poco credibile e piuttosto un tentativo di alleggerire la sua posizione. Gonzalez Rivas, infatti, è stato fermato venerdì dall'aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e occultamento di cadavere. Accuse gravissime che, in caso di processo, potrebbero anche portarlo a una condanna all'ergastolo.
Il corpo non è stato ancora trovato
Il corpo della donna, sul quale l'autopsia a questo punto potrebbe essere fondamentale per verificare quanto afferma il 48enne, non è stato ancora trovato. Gonzalez Rivas non sarebbe stato in grado di indicare il punto preciso in cui lo ha lasciato. Le ricerche dei carabinieri si stanno concentrando in particolare nella zona tra Cassano D'Adda e Treviglio. A incastrare l'uomo, oltre a una serie di contraddizioni nelle dichiarazioni rese nei giorni scorsi agli investigatori, è stata proprio la sacca da palestra nella quale avrebbe messo il corpo. Le telecamere di sorveglianza presenti nel cortile interno della palazzina in piazza dei Daini, dove abitava con la compagna, lo hanno immortalato la notte del delitto, mentre trascinava a fatica, verso il garage, il grosso borsone. Successivamente sarebbe rientrato in casa, per poi uscire nuovamente soltanto nel tardo pomeriggio del giorno dopo, stavolta a bordo della sua Fiat Punto. Per sei giorni, Gonzalez Rivas si sarebbe comportato come se nulla fosse accaduto, andando a denunciare la scomparsa della compagna soltanto il 31 gennaio. A quel punto, la sparizione della donna era già stata segnalata ai carabinieri dalla cardiologa presso la quale Jhoanna lavorava come babysitter e che ultimamente l'aveva vista particolarmente "turbata". In sede di denuncia, il 48enne avrebbe tentato di depistare le indagini, facendo allusioni a pensieri suicidi e preoccupazioni per il rinnovo del permesso di soggiorno che avrebbe avuto la donna, in parte smentiti dalle indagini.
L'ultimo messaggio della baby-sitter
Al vaglio dei carabinieri, anche l'ultimo messaggio della baby-sitter, inviato a un'amica a mezzanotte e 39 della notte tra il 24 e il 25 gennaio. Il sospetto è che a quell'ora la donna fosse già morta e che la conversazione su Whatsapp sia stata portata avanti dal compagno. Ulteriori accertamenti saranno effettuati all'inizio della settimana prossima nell'auto e nell'abitazione della coppia, posti sotto sequestro dagli inquirenti. Gli investigatori passeranno al vaglio l'appartamento anche con il luminol, per verificare la presenza di eventuali tracce di sangue che potrebbero essere incompatibili con la versione resa dal fidanzato.