L'omicidio di Napoli, "l'arma era in strada, giocavamo". Il pm: "La città va blindata e serve l'esercito"
Renato Caiafa, il diciannovenne che all'alba di sabato ha ucciso il suo amico Arcangelo Correra, di 18 anni, piange mentre racconta agli inquirenti il "guaio" che ha combinato.
"La pistola l'ho trovata poco prima appoggiata sulla ruota di una macchina parcheggiata, non ne avevo mai maneggiata una, non ho capito se fosse vera o falsa. All'improvviso è partito un colpo e ho capito quello che era successo quando ho visto Arcangelo a terra. Non volevo, non volevo". Renato Caiafa, il diciannovenne che all'alba di sabato ha ucciso il suo amico Arcangelo Correra, di 18 anni, piange mentre racconta agli inquirenti il "guaio" che ha combinato. Non se ne capacita. Stavano "giocando", spiega, assistito dall'avvocato Annalisa Recano, quando ha scarrellato l'arma ed un proiettile ha centrato alla testa Arcangelo.
Napoli si interroga sull'escalation di violenza
Inutile la corsa all'ospedale, dove lo ha trasportato lui stesso prima di fuggire e poi, convinto da una zia, costituirsi in Questura. Caiafa (il fratello e il padre sono entrambi morti ammazzati) è stato sottoposto a fermo per detenzione e ricettazione della pistola, una Beretta 9x21, che è stata recuperata dalla polizia; al momento risulta invece solo denunciato per il reato di omicidio colposo. E mentre gli inquirenti stanno vagliando il racconto del giovane, Napoli si interroga sull'escalation di violenza, con tre ragazzi uccisi in 17 giorni. Non solo coltelli, ma pistole scacciacani che vengono modificate, fino a diventare letali.
"La città va blindata"
Armi pericolose che sempre più spesso, con troppa facilità, finiscono in mano a giovanissimi. Che fare? "Siamo in guerra. E in contesti del genere occorre schierare l'esercito", dice all'ANSA senza mezzi termini Emilia Galante Sorrentino, sostituto procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli. "Purtroppo, a malincuore lo dico, la città va blindata con forze dell'ordine ed esercito e non solo fino alle 24.00 perché dopo quell'ora la strada resta alla mercè di delinquenti. E poi occorrono telecamere ovunque perché vi sono diritti primari da tutelare rispetto a quello che può essere il diritto alla privacy". Secondo il magistrato "da un lato abbiamo una camorra 2.0 che arma anche i minorenni, confidando in una giustizia a maglie più larghe", "dall'altro c'è il problema culturale di una mentalità camorristica che si sta diffondendo tra i giovani e che li porta a sentirsi forti". A questo si aggiunga la "facilità enorme di procurarsi un'arma: con pochi soldi i ragazzi riescono a comprare pistole a salve su internet, che poi fabbrichette balorde fanno diventare idonee allo sparo". Dunque, misure forti, "ma anche modelli educativi alternativi" spiega Sorrentino. "Occorre investire nella cultura, nelle scuole, nella formazione e nel lavoro".