Nuova aggressione nel policlinico di Foggia, picchiati tre infermieri. Arrestato paziente al pronto soccorso dava calci e pugni
E' stato portato in carcere con le accuse di lesioni personali a personale esercente la professione sanitaria e resistenza a pubblico ufficiale
E' stato arrestato in flagranza - e non solo denunciato come si era appreso in un primo momento - l'uomo che, la scorsa notte, ha aggredito con calci e pugni il personale infermieristico nel pronto soccorso del policlinico Riuniti di Foggia. Si tratta di un 18enne (compirà 19 anni tra qualche mese) che è stato portato in carcere con le accuse di lesioni personali a personale esercente la professione sanitaria e resistenza a pubblico ufficiale. Questo nuovo episodio segue l'aggressione subita pochi giorni fa dal personale sanitario dello stesso policlinico, nel reparto di chirurgia toracica, da alcuni famigliari di una ragazza deceduta durante un intervento.
Lo sciopero
Intanto si allargano le adesioni alla manifestazione unitaria dei sindacati dei medici ospedalieri prevista a Foggia per il 16 settembre contro le aggressioni in corsia, dopo l'ultimo episodio verificatosi agli Ospedali Riuniti. "Riteniamo che la manifestazione del 16 settembre sia un primo appuntamento importante", fa sapere il Sindacato dei medici italiani (Smi), annunciando l'adesione alla mobilitazione unitaria lanciata ieri da Anaao Assomed e Cimo Fesmed.
"I medici di medicina generale, come quelli ospedalieri, sono costretti a lavorare senza alcuna tutela, esposti alla mercè di chi si sente in diritto di aggredire verbalmente e fisicamente professionisti impegnati a rispondere ai bisogni di salute", spiega Delia Epifani, segretaria regionale Puglia del sindacato Smi, che aveva lasciato l'allarme già a metà agosto scorso, dopo l'aggressione subita dalla collega medico in servizio presso il Presidio di continuità assistenziale di Maruggio, in Provincia di Taranto. "Abbiamo auspicato, da tempo, che i sindacati di categoria dell'area della medicina convenzionata e di quella ospedaliera facessero fronte comune. La violenza è una delle principali cause che fanno decidere di lasciare la professione medica e sanitaria", aggiunge.
Il porto d'armi
Per mettere in evidenza l'emergenza nazionale di una sequela di aggressioni, lo Smi aveva proposto il mese scorso, in modo provocatorio, di richiedere il porto d'armi per il personale sanitario e medico. "Chiediamo - conclude la sindacalista - che si metta fine a questo scempio e di essere ascoltati. Riteniamo urgente la convocazione di un Tavolo con i sindacati dei medici, le Regioni, il ministro delle Salute e il ministro degli Interni al fine di adottare proposte per arrestare la violenza negli ospedali, nei presidi di continuità assistenziale e negli studi medici".