Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, Francesco rilancia il dialogo tra generazioni
Anche per superare la prova del Covid serve la logica della condivisione dei beni anziché la moltiplicazione soltanto per sé
E’ stato sempre un punto fermo, un pallino di papa Francesco per rinnovare la cultura mondiale, spronandola a passare dall’egoismo prevalente alla fraternità e alla condivisione dei beni. Finalmente, un primo passo di questo sogno ha preso forma nella Giornata mondiale dei nonni e degli anziani. Oggi è la prima edizione. Francesco l’ha preparata con cura. Del modo nuovo di dialogare tra giovani e anziani come via per creare un mondo nuovo e fraterno, egli ha parlato in continuazione fin dai primi tempi della sua elezione. “Il futuro del mondo è in questa alleanza tra i giovani e gli anziani”. E in questa convinzione ha tessuto con pazienza una tela simile a quella di Penelope che tuttavia non ha mai disfatto per ricucirla da capo ogni volta. Chiaro infatti il suo invito alla Chiesa: non contentarsi di parole, ma porre segni concreti per il cambiamento.
I nonni e gli anziani non sono lo scarto della vita, ormai inservibili, da accantonare. Sono la memoria che i giovani devono interrogare e coinvolgere per realizzare un futuro migliore per tutti.
Tre sono stati i momenti speciali dedicati da Francesco al progetto : un messaggio alla fine di maggio in preparazione alla prima Giornata odierna; l’omelia della messa in san Pietro; l’appello durante la recita dell’Angelus, dove ha manifestato chiari segni di ripresa dopo il ricovero in ospedale. La naturalezza di collocare la riflessione spirituale dentro il contesto della storia ordinaria del mondo è stata rispettata poiché Francesco non ha dimenticato di rivolgere un appello di solidarietà per la popolazione vittima di inondazioni in Cina e di salutare le Olimpiadi di Tokyo come un segno di speranza.
“So bene – scriveva il papa a fine maggio rivolto a ogni tipo di interlocutore anziano - che questo messaggio ti raggiunge in un tempo difficile: la pandemia è stata una tempesta inaspettata e furiosa, una dura prova che si è abbattuta sulla vita di ciascuno, ma che a noi anziani ha riservato un trattamento speciale, un trattamento più duro. Moltissimi di noi si sono ammalati, e tanti se ne sono andati, o hanno visto spegnersi la vita dei propri sposi o dei propri cari, troppi sono stati costretti alla solitudine per un tempo lunghissimo, isolati.
…Ma anche quando tutto sembra buio, come in questi mesi di pandemia, il Signore continua ad inviare angeli a consolare la nostra solitudine e a ripeterci: “Io sono con te tutti i giorni”. Lo dice a te, lo dice me, a tutti. È questo il senso di questa Giornata che ho voluto si celebrasse per la prima volta proprio in quest’anno, dopo un lungo isolamento e una ripresa della vita sociale ancora lenta: che ogni nonno, ogni anziano, ogni nonna, ogni anziana – specialmente chi tra di noi è più solo – riceva la visita di un angelo!”. Dio manda “gli operai nella sua vigna ad ogni ora del giorno, in ogni stagione della vita. Io stesso posso testimoniare di aver ricevuto la chiamata a diventare Vescovo di Roma quando avevo raggiunto, per così dire, l’età della pensione e già immaginavo di non poter più fare molto di nuovo. Il Signore sempre è vicino a noi, sempre, con nuovi inviti, con nuove parole, con la sua consolazione, ma sempre è vicino a noi. Voi sapete che il Signore è eterno e non va mai in pensione, mai”.
Occorre pertanto ascoltare la sua voce sempre: “Ascoltate bene: qual è la vocazione nostra oggi, alla nostra età? Custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Non dimenticate questo”. A parere di Francesco “non importa quanti anni hai, se lavori ancora oppure no, se sei rimasto solo o hai una famiglia, se sei diventato nonna o nonno da giovane o più in là con gli anni, se sei ancora autonomo o se hai bisogno di essere assistito, perché non esiste un’età per andare in pensione dal compito di annunciare il Vangelo, dal compito di trasmettere le tradizioni ai nipoti. C’è bisogno di mettersi in cammino e, soprattutto, di uscire da sé stessi per intraprendere qualcosa di nuovo”.
Nella celebrazione odierna nella Basilica di san Pietro, l’arcivescovo Rino Fisichella, che la presiedeva a nome del papa, ha letto il testo dell’omelia preparata da Francesco.
Ricordando l’atteggiamento di Gesù che nella moltiplicazione dei pani e dei pesci mostra di vedere, condividere, custodire la vita delle persone, Francesco ha chiesto: “E noi: quale sguardo abbiamo verso i nonni e gli anziani? Quand’è l’ultima volta che abbiamo fatto compagnia o telefonato a un anziano per dirgli la nostra vicinanza e lasciarci benedire dalle sue parole? Soffro quando vedo una società che corre, indaffarata e indifferente, presa da troppe cose e incapace di fermarsi per rivolgere uno sguardo, un saluto, una carezza. Ho paura di una società nella quale siamo tutti una folla anonima e non siamo più capaci di alzare lo sguardo e riconoscerci. I nonni, che hanno nutrito la nostra vita, oggi hanno fame di noi: della nostra attenzione, della nostra tenerezza. Di sentirci accanto. Alziamo lo sguardo verso di loro, come fa Gesù con noi…Oggi c’è bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani, c'è bisogno di condividere il tesoro comune della vita, di sognare insieme, di superare i conflitti tra generazioni per preparare il futuro di tutti. Senza questa alleanza di vita, di sogni, di futuro, rischiamo di morire di fame, perché aumentano i legami spezzati, le solitudini, gli egoismi, le forze disgregatrici. Spesso, nelle nostre società abbiamo consegnato la vita all’idea che “ognuno pensa per sé”. Ma questo uccide!”.
E infine: “Chiediamoci: “Ho fatto una visita ai nonni? Agli anziani della mia famiglia o del mio quartiere? Ho prestato loro ascolto? Ho dedicato loro un po’ di tempo?” Custodiamoli, perché nulla vada perduto: nulla della loro vita e dei loro sogni. Sta a noi, oggi, prevenire il rimpianto di domani per non aver dedicato abbastanza attenzione a chi ci ha amato e ci ha donato la vita.
All’Angelus in altre parole il papa ha rilanciato il nucleo del messaggio che giustifica il dialogo necessario tra giovani e anziani: Dio privilegia la logica della piccolezza e del dono. Il miracolo che ci viene chiesto non è la moltiplicazione dei beni per se stessi, ma la condivisione di quanto si ha. Senza condivisione non si porrà termine allo scandalo della fame nel mondo.