L'appello di Papa Francesco: "Basta con la tratta delle donne e la mutilazione dei genitali"
Nella Giornata della Vita il papa segnala due episodi di buone notizie tra le tante cattive. Come navigare nella vita fiduciosi e senza paura.

Ogni vita va custodita. Potrebbe essere questo il messaggio odierno di papa Francesco che all’Angelus ha lanciato un forte appello per superare due pratiche degradanti della dignità delle donne e delle bambine: le mutilazioni genitali femminili e la tratta di donne rese schiave per il sesso a pagamento. Insieme a queste due gravi piaghe sociali, il papa in occasione dell’odierna Giornata della Vita che si celebra in Italia ha richiamato anche il dovere di custodire la vita senza impedire le nascite e superare l’inverno demografico.
Questi tre aspetti della vita personale e sociale sono stati presentati da Francesco in una visione più ampia del senso da dare alla vita, liberandola dalle paure, dal pessimismo, dalle delusioni che colpiscono tante persone. Liberazione che può avvenire lasciando salire Gesù sulla barca della vita di ciascuno. Non è un Dio qualsiasi che si prende a bordo, ma un Dio della vicinanza e delle sorprese come ci narrano i vangeli della pesca miracolosa dopo una notte di lavoro senza frutti. Dio – ha sottolineato il papa – non vuole una nave da crociera per salire a bordo, basta anche una modesta barca come può essere la vita della gente comune: lui chiede accoglienza e non il perfezionismo. Allo stesso modo che è stato in grado di ricostruire la fiducia di Pietro il pescatore, è in grado di ricostruire la nostra segnata non di rado dal senso di sconfitta, delusione e amarezza.
In questa ottica si percepisce anche l’importanza dell’appello del papa per superare da un punto di vista sociale situazioni ingiuste e delicate. “Oggi si celebra la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili. Sono circa tre milioni le ragazze – ha precisato il papa - che, ogni anno, subiscono tale intervento, spesso in condizioni molto pericolose per la loro salute. Questa pratica, purtroppo diffusa in diverse regioni del mondo, umilia la dignità della donna e attenta gravemente alla sua integrità fisica. E martedì prossimo, - ha poi aggiunto - memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita (una donna africana portata in Italia a fare da serva - ndr), si celebrerà la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. Questa è una ferita profonda, inferta dalla ricerca vergognosa di interessi economici senza alcun rispetto per la persona umana. Tante ragazze – le vediamo sulle strade – che non sono libere, sono schiave dei trafficanti, che le mandano a lavorare e, se non portano i soldi, le picchiano. Oggi succede questo nelle nostre città.
Pensiamoci sul serio. Davanti a queste piaghe dell’umanità, esprimo il mio dolore ed esorto quanti ne hanno la responsabilità ad agire in modo deciso, per impedire sia lo sfruttamento sia le pratiche umilianti che affliggono in particolare le donne e le bambine”. E per concludere, la Giornata per la vita sul tema “Custodire ogni vita”. Questo appello ha osservato Francesco, “vale per tutti, specialmente per le categorie più deboli: gli anziani, i malati, e anche i bambini a cui si impedisce di nascere. Mi unisco ai Vescovi italiani nel promuovere la cultura della vita come risposta alla logica dello scarto e al calo demografico”.
Forse ispirato dalla sua attesa partecipazione questa sera al programma televisivo “Che tempo che fa”, papa Francesco ha fatto due riflessioni su esempi di belle notizie tra le tante brutte che se ne ascoltano. Le ha raccontate in piena spontaneità: “Vorrei oggi menzionare due cose belle. Una, nel Marocco, come tutto un popolo si è aggrappato per salvare Rayan. Era tutto il popolo lì, lavorando per salvare un bambino! Ce l’hanno messa tutta. Purtroppo non ce l’ha fatta. Ma quell’esempio – oggi leggevo sul Messaggero –, quelle fotografie di un popolo, lì, aspettando per salvare un bambino... Grazie a questo popolo per questa testimonianza! E un’altra, che è successa qui in Italia, e non uscirà sul giornale.
Nel Monferrato: John, un ragazzo ghanese, 25 anni, migrante, che per arrivare qui ha sofferto tutto quello che soffrono tanti migranti, e alla fine si è sistemato nel Monferrato, ha incominciato a lavorare, a fare il suo futuro, in un’azienda vinicola. E poi si è ammalato di un cancro terribile, è in fin di vita. E quando gli hanno detto la verità, cosa avrebbe voluto fare, [ha risposto:] “Tornare a casa per abbracciare mio papà prima di morire”. Morendo, ha pensato al papà. E in quel paese del Monferrato hanno fatto subito una raccolta e, imbottito di morfina, lo hanno messo sull’aereo, lui e un compagno, e lo hanno inviato perché potesse morire tra le braccia del suo papà. Questo ci fa vedere che oggi, in mezzo a tante brutte notizie, ci sono cose belle, ci sono dei “santi della porta accanto”. Grazie per queste due testimonianze che ci fanno bene”.