[L'analisi] Dalla marcia al cimitero: Il neofascismo che cova nelle curve e nelle città. Tutte le sigle e i movimenti
Oggi l'area neofascista è profondamente lacerata e il 7 gennaio si contano fino a 6 diverse celebrazioni: Fratelli d'Italia, i "Gabbiani" (la comunità umana che fa capo all'onorevole Fabio Rampelli), gli alemanniani, Forza nuova, Casa Pound, Avanguardia nazionale. In quest'universo frantumato l'ultima stella esplosa è Rivolta Nazionale. Un gruppetto estremista nato da una costola di Militia e balzato alla ribalta per un video clamoroso
Alla fine l'appuntamento è al Verano. 28 ottobre, ore 11. La grande sfida della fascisteria romana più intransigente, dopo il passo indietro di Forza nuova che ha ceduto al diktat del Viminale (nessuna "marcia su Roma" nell'anniversario di quella vera) sarà una cerimonia funebre. Nulla di nuovo sotto il sole: il fascismo come religione della morte. Succede ogni anno, con cadenza semestrale.
La festa in cimitero
E' certo paradossale che si celebri la nascita del regime in un cimitero, con l'omaggio ai caduti della "Rivoluzione". Più ovvio che succeda il 28 aprile: la morte del fascismo che si consuma con l'esecuzione capitale del suo fondatore, il duce e il rito tribale di piazzale Loreto. Da qualche tempo, a Milano, la commemorazione dei caduti della repubblica di Salò, al campo X del Cimitero Monumentale, è diventata il modo dei fascisti di controcelebrare il 25 aprile fino al divieto della prefettura di quest'anno e alla provocazione di Lealtà Azione e CasaPound che proprio il 28 aprile, con un blitz, hanno invaso l'area occupata dalle tombe dei fascisti per il rito del Presente: mille braccia tese e un grido per confermare il legame tra morti e vivi nella lotta. Anche a Roma, fino a qualche anno fa, l'anniversario della strage di Acca Larentia (due neofascisti uccisi dalla guerriglia rossa, uno dai carabinieri) era stata l'occasione per una grande manifestazione unitaria: un lungo corteo silenzioso con migliaia di fiaccole accese a ricordo dei caduti degli anni di piombo.
L’adesivo di Anna Frank
Oggi l'area neofascista è profondamente lacerata e il 7 gennaio si contano fino a 6 diverse celebrazioni: Fratelli d'Italia, i "Gabbiani" (la comunità umana che fa capo all'onorevole Fabio Rampelli), gli alemanniani, Forza nuova, Casa Pound, Avanguardia nazionale. In quest'universo frantumato l'ultima stella esplosa è Rivolta Nazionale. Un gruppetto estremista nato da una costola di Militia e balzato alla ribalta per un video clamoroso in cui il leader, Simone Crescenzi, rivendica la svastica come simbolo. Lo stesso giorno una quindicina di ultras della Lazio, affiggendo in Curva Sud, adesivi di Anna Frank in divisa giallorossa hanno dimostrato la diffusione di sentimenti antisemiti in frange di ultras vagamente politicizzate.
Ancora in voga il “dagli all’ebreo”
Ma quello che fa più sgomento è la polemica che si è immediatamente scatenata sui social in cui la linea di difesa di tanti supporter biancazzurri non è stata la condanna e la più ferma presa di distanza ma la relativizzazione ("è soltanto goliardia") e il rinfaccio: anche gli ultras giallorossi ci hanno insultato dandoci degli ebrei (ricordando sempre che i colori della Lazio sono gli stessi dello stato d'Israele) e poi loro sono colpevoli di ben due omicidi (Vincenzo Paparelli e Ciro Esposito). Della serie: il più pulito ha la rogna. E così, alla fine, il benintenzionato presidente Lotito si è dovuto beccare lo schiaffone della comunità ebraica romana che non ha apprezzato la visita di scuse considerata come opportunista e insufficiente a riparar la gravissima offesa.