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La lezione dei "camalli", nave saudita carica di armi bloccata in porto. Poi arriva l'accordo

I portuali insieme alla Cgil e all'Arci bloccano le operazioni di carico del cargo saudita e ottengono l'ispezione delle merci sospette. "Porti chiusi alle armi, aperti ai migranti"

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
La lezione dei 'camalli', nave saudita carica di armi bloccata in porto. Poi arriva l'accordo

Lo avevano annunciato: no pasaran. E così è stato. Il cargo Bahri Yambu, battente bandiera saudita, è attraccata nel porto di Genova ma non imbarcherà il suo carico di morte. I camalli, i quasi leggendari portuali genovesi, hanno inscenato un sit in e proclamato lo sciopero per protestare contro l'uso delle armi anche di produzione italiana in quella che si sta rivelando una delle guerre più sanguinarie degli ultimi decenni. 

La lezione dei camalli

La nave è attraccata al terminal Gmt del porto di Genova, nonostante il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali, l'Arci e la Cgil abbiano cercato di impedire l’approdo bloccando l’ingresso degli ormeggiatori del porto con lo striscione "Stop ai traffici di armi, guerra alla guerra", tentativo andato a vuoto. Il molo Etiopia è presidiato dai lavoratori, agitati dalla Cgil, che con un comunicato scritto dai segretari segretari Filt, Enrico Ascheri ed Enrico Poggi, si legge che l'intenzione è "dare un piccolo contributo a un problema grande per una popolazione che viene uccisa giornalmente. Vogliamo segnalare all'opinione pubblica nazionale e non solo che, come hanno già fatto altri portuali in Europa, non diventeremo complici di quello che sta succedendo in Yemen". 

"Ci saremmo aspettati che il governo e le istituzioni avessero rispettato gli accordi internazionali - si legge ancora -. Noi continuiamo a pensare che i porti italiani debbano essere aperti per le persone e chiusi alle armi". La Filt questa mattina potrebbe chiedere un incontro con la prefetta Fiamma Spena. 

L'incontro in prefettura e l'ispezione al carico sospetto

Dopo un incontro con la prefetta Fiamma Spena, chiesto dalla Filt Cgil che ha organizzato lo sciopero, le due casse contenenti i generatori della Defence Tecnel di Roma che dovevano essere caricate sulla Bahri Yanbu, non entreranno nelle stive nella nave battente bandiera della Saudi Arabia ma verranno spostate in un'area protetta all'interno del porto per essere ispezionate. Al vertice hanno partecipato l'autorità portuale - che verificherà tramite la Guardia costiera il rispetto delle norme di sicurezza a bordo - l'autorità terminalista, i sindacati dei portuali e la segreteria della Camera del lavoro. A seguito dell'incontro il blocco al carico delle altre merci a uso civile è stato tolto e le operazioni di carico riprenderanno in giornata. 

A Le Havre nave bloccata dalle proteste

La nave sta viaggiando da giorni, toccando diversi porti europei. Alcuni giorni fa avrebbe dovuto fare tappa a Le Havre in Francia ma le proteste ne hanno impedito l'attracco. E questo nonostante il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, si sia speso personalmente per assicurare che le armi non sarebbero state utilizzate contro i civili. Ma va da sé che ancora una volta il presidente francese incassa il dissenso dei cittadini francesi. Anche perché le sue parole vengono smentite a stretto giro dal sito d'inchiesta Disclose che pubblica dei documenti segreti di vendita delle armi all'Arabia Saudita, armi usate poi contro i civili yemeniti. Da Le Havre la nave si è diretta verso la Germania, toccando poi il Belgio, il Regno Unito e Spagna. Quindi direzione Italia. 

"La nave è entrata in porto perché è un diritto e noi questo, a differenza di Salvini, lo sappiamo, eppure – dicono i delegati Filt Cgil – non saremo complici e ci auguriamo che lo stesso facciano i colleghi dei porti dove nei prossimi giorni cercheranno di fare imbarcare la nave".

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
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