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Migranti, partita la prima nave verso l’Albania: solo 16 persone a bordo. Non si placa la polemica

I primi naufraghi sono stati imbarcati sulla Libra della Marina Militare che arriverà a Schengjin mercoledì mattina: sono egiziani e bangladesi. Gli attacchi delle opposizioni e delle Ong che salvano i profughi

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Sono bengalesi ed egiziani, a quanto si apprende, i migranti a bordo della nave Libra della Marina Militare diretta in Albania, dove sono stati appena aperti i centri sotto la giurisdizione italiana. Le persone si trovavano a bordo di alcuni barchini che sono stati intercettati la notte scorsa in acque internazionali da motovedette delle autorità italiane che li hanno poi trasferiti sulla Libra. La nave dovrebbe arrivare nella mattinata di mercoledì nel porto di Schengjin.

I migranti verranno portati in uno dei due centri e sottoposti alle procedure accelerate di frontiera. Sulle persone da trasferire, soccorse in mare, è stato fatto un primo screening a bordo per verificare che abbiano i requisiti previsti: provenienza da Paesi sicuri, maschi, non vulnerabili. Donne, minori, persone torturate, malati sono stati fatti scendere invece a Lampedusa dalle motovedette della Guardia di finanza e da qui verranno immessi nel normale circuito di accoglienza in attesa che la loro richiesta di asilo venga vagliata dalle commissioni territoriali.

E' il ministero dell'Interno a gestire l'iniziativa, dopo che la settimana scorsa sono diventati operativi i due centri di Schengjin e Gjiader che dovranno accogliere i migranti trasferiti. Il ministro Piantedosi voirrebbe gestire da qui in poi l'operazione in maniera continuativa. Le persone che vengono portate in quelle strutture verranno sottoposte a fermo firmato dal questore di Roma che dovrà essere convalidato entro 48 ore dal giudice dell'immigrazione. Entro 4 settimane verranno sottoposti al giudizio sulla richiesta di asilo e, se bocciata, scatterà il rimpatrio. 

La polemica politica

Non si fa attendere la polemica politica che già negli scorsi mesi ha infupocato il dibattito parlamentare per l'ingente costo dell'operazione ela scarsa utilità, come denunciato dall'opposizione. "Il governo di Giorgia Meloni alza le tasse e sperpera quasi un miliardo di euro dei contribuenti per i centri migranti in Albania - ha detto al segretaria del Pd, elly Schlein -, in spregio ai diritti fondamentali delle persone e alla recente sentenza europea sui rimpatri che fa scricchiolare l'intero impianto dell'accordo con l'Albania. Potevamo usare quelle risorse per accorciare le liste di attesa o per assumere medici e infermieri", ha aggiunto.

Ma Giorgia Meloni tira dritto e alla Ong Sea Watch che la accusa di sperperare un miliardo di euro di danaro pubblico per dei lager in Albania, risponde: "Che scandalo! Un governo che - con un mandato chiaro ricevuto dai cittadini - lavora per difendere i confini italiani e fermare la tratta di esseri umani, attraverso azioni concrete e accordi internazionali".

La premier rispondeva così alla Sea Watch che accusava il governo di spendere "centinaia di milioni di euro dei contribuenti per deportare e incarcerare qualche migliaia di migranti in Albania. Forse le tasse degli italiani possono essere spese meglio, per accogliere e includere, anziché respingere", scriveva la Ong su X. A rincarare la dose ci pensa Sea Watch che parla di "deportazioni" e punta il dito contro "questa struttura, che tra ritardi e appalti senza gara costerà agli italiani centinaia di milioni di euro, è costruita sul fallimentare modello dei Cpr, veri e propri lager già presenti in diverse regioni italiane. Un capitolo nero". Così la ong Sea Watch su X.

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