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Ecco chi sapeva tutto sul ponte Morandi, ricostruita la filiera dei dossier sicurezza

I due moncherini del Morandi continuano a incombere inquietanti sul Polcevera. Per la demolizione completa serve l'ok della procura, che comunque ha già messo una serie di paletti

Paolo Salvatore Orrùdi PSO   
Il ponte Morandi dopo il crollo (Genova)
Il ponte Morandi dopo il crollo (Genova)

I colpevoli ci sono e devono essere puniti, ma non sarà "un processo sensazionale". Non ci saranno avvisi di garanzia sfornati a raffica, a colpi di venti o trenta nomi per volta. "Certo, si potrebbe pure procedere così. In questo modo si acqueterebbero certe esigenze, magari comprensibili. Ma per quel che ci riguarda non faremmo un buon lavoro". Francesco Cozzi, procuratore capo a Genova, non cita mai Matteo Salvini, anche se è evidente il riferimento al vicepremier e alle sue esternazioni sulla mancanza di indagati per il ponte Morandi.

Il magistrato ribadisce che l'inchiesta, tecnicamente ancora a carico di ignoti, si svilupperà come si conviene a un caso tanto complicato. Questo non significa che avrà un passo da lumaca. E' lo stesso Cozzi, anzi, a riferire "come nota positiva" che i suoi consulenti (così come i membri della Commissione ministeriale) hanno già a disposizione un numero di reperti "sufficiente per chiarire le cause del crollo", tanto che ora "ci aspettiamo risultati utili in tempi non molto lontani". "Questa indagine - sottolinea il magistrato - riguarda il crollo di una struttura importantissima che aveva problemi di lunga data. Bisogna approfondire l'analisi delle carte, tanto sulla concessione quanto sulle amministrazioni. I collaudi, i materiali impiegati, la manutenzione. Abbiamo trovato elementi utili che risalgono agli anni Ottanta e anche prima". Solo in seguito verranno tirate le somme.

I due moncherini del Morandi continuano a incombere inquietanti sul Polcevera. Per la demolizione completa serve l'ok della procura, che comunque ha già messo una serie di paletti. Per esempio, utilizzare tecniche che non prevedano la polverizzazione dei materiali. Certi piloni, lunghissimi e impossibili da trasportare, sono stati tagliati "con un filo speciale, a punta di diamante, in modo che restino intatti dei pezzi utili". Nel frattempo si mobilitano i parenti delle vittime. Le prime lettere con l'annuncio di una richiesta di danni sono state inviate ad Autostrade, Atlantia e Ministero delle Infrastrutture. E' il caso dei familiari di Alessandro Robotti, patrocinati dall'avvocato Umberto Pruzzo. L'avvocato Andrea Martini, che tutela gli interessi della nonna e della zia del piccolo Samuele Robbiano, il bimbo di 8 anni morto insieme ai suoi genitori, ha "avvertito" anche la Presidenza del Consiglio dei ministri. Si muove anche Luigi Fiorillo, l'uomo che alla guida del camion con la scritta 'Basko' si fermò a pochi passi dal punto del crollo. Il suo legale, Pietro Bogliolo, sta esaminando la possibilità di entrare nel processo come "persona offesa". "Fiorillo - spiega - non ha avuto lesioni fisiche ma ha comunque patito serie ripercussioni psicologiche". Se avrà successo, tanti altri potrebbero seguire il suo esempio.

Almeno dieci persone sapevano della gravità delle condizioni del ponte Morandi e dell'importanza degli interventi che si sarebbero dovuti realizzare a settembre presso le pile 9 (quella crollata) e 10 del ponte Morandi. C'è in quella lista, ha scritto Il Fatto Quotidiano, il nome di Vincenzo Cinelli, responsabile della Direzione generale di vigilanza sulle concessioni autostradali del ministero delle Infratrutture e Trasporti, che dà l'ok definitivo al progetto. Il progetto parte dall'Ufficio manutenzione e interventi diretto da Michele Donferri, che deve averlo necessariamente condiviso con il capo del tronco di Genova Stefano Marigliani. Il progetto ha costi importanti, che necessitano dell'intervento del cda di Autostrade, da cui l'interessamento dei vertici a partire dall'ad Giovanni Castellucci, dal presidente Fabio Cerchiai e da Paolo Berti, direttore centrale delle operazioni.  

Ovviamente i costi vanno valutati e per questo, spiega ancora Il Fatto, viene coinvolto Amedeo Gagliardi, direttore legale. La stesura del progetto viene poi affidata alla controllata di Autostrade, Spea Endineering, e in particolare al responsabile per il progetto Massimiliano Giacobbi. Viene quindi pubblicato il bando di gara e responsabile unico del procedimento è Paolo Strazzullo di Autostrade. Lo scorso febbraio il progetto dell'intervento viene analizzato dal comitato tecnico del provveditorato e il presidente Roberto Ferrazza lo licenzia a marzo con alcune critiche. Così, si ritorna al ministero e al dottor Cinelli, firmatario dell'atto finale.

Comunque sotto la lente dei magistrati (e ora anche dei politici) c’è solo Autostrade dei Benetton, ma anche gli ex Governi che hanno 'regalato' quella concessione. Il vicepremier e ministro dello Sviluppo e del Lavoro Luigi Di Maio aggiunge un nuovo bersaglio nella guerra contro il sistema delle concessioni aperta dopo il crollo del ponte Morandi e si prepara a denunciare i suoi predecessori per 'danno erariale'. Nel giorno in cui l'archistar Renzo Piano dona alla sua Genova un'idea per il nuovo ponte, proseguono intanto le polemiche su chi dovrà costruirlo, con il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che ad Autostrade vuole solo farlo pagare. Ma la società tira dritto e si prepara a presentare il piano di abbattimento e ricostruzione, mentre per venerdì sono convocati i cda di Aspi e della controllante Atlantia.

Di Maio show, benché il processo sia ancora i fieri: almeno per quanto riguarda i ‘processabili’ lui sa già tutto. E quindi è già pronto a indicare i colpevoli (questo il suo garantismo). "Da oggi, con dieci anni di ritardo, tutti gli italiani sanno che la concessione di autostrade ai Benetton è stata un regalo clamoroso che ha consentito loro di fare gli imprenditori non con il loro capitale, ma con quello dei cittadini. Il contratto prevedeva infatti una rendita garantita del 7%: una rendita spropositata!", tuona Di Maio sul Blog delle Stelle e attacca: "Fuori i 'prenditori' dallo Stato! E chi li ha aiutati sarà denunciato". Nel mirino di Di Maio, oltre ai Benetton, cui chiede di pubblicare i nomi di "tutti i politici e tutti i giornali finanziati nel corso di questi anni", ci sono anche "tutti i ministri che hanno autorizzato questa follia" e che il vicepremier è pronto a denunciare alla Corte dei Conti: un esposto per danno erariale contro gli ex governi, confermano fonti di governo, è atteso entro "pochi giorni".

Paolo Salvatore Orrùdi PSO   
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