L'innovazione che fa paura: Miur aiuta i 'baroni' e penalizza Università telematiche
Il colpo di coda dell'ex ministro Giannini porta la firma del 12 dicembre 2016, lo stesso giorno in cui il presidente del Consiglio Gentiloni ha nominato i ministri del nuovo governo

Il colpo di coda dell'ex ministro Giannini porta la firma del 12 dicembre 2016, lo stesso giorno in cui il presidente del Consiglio Gentiloni ha nominato i ministri del nuovo governo confermando (con qualche aggiustamento) quelli dell'Esecutivo Renzi, tranne, appunto, la stessa Giannini. Ma l'ex ministro della Buona Scuola ha fatto comunque in tempo a firmare il 'DM 987 del 12/12/2016', il 'Decreto autovalutazione, valutazione, accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio' che rischia di decretare la fine dell'università telematiche nel nostro Paese. Ma vediamo di che cosa si tratta.
Sottolineiamo, innanzitutto, l'inopportunità di pubblicare un Decreto del ministro il giorno stesso della sua sostituzione e l'insediamento di un nuovo governo. Ma, a parte questo particolare non propriamente trascurabile e che solleva non poche perplessità, i problemi maggiori sono nei contenuti del provvedimento firmato dalla Giannini, fortemente penalizzanti per l’intero settore della formazione universitaria a distanza. Molti atenei telematici sono in stato di agitazione e parlano di un "colpo di mano, avvenuto nel silenzio generale". Un provvedimento che, di fatto, rappresenta una "sentenza di morte per le università telematiche".
Il perché è presto detto: secondo il Decreto 987, tutti gli atenei telematici dovranno avere - per ogni 150 studenti, in media per ogni corso - un corpo docente composto da almeno sei professori. In concreto significa una inutile proliferazione di docenti, una nuova infornata di 'baroni', con una visione obsoleta e superata della formazione universitaria. Facciamo due conti in tasca alle università telematiche: la media degli studenti paga 2.000 euro all'anno, mentre ogni docente costa in media 60.000 euro all'anno. Se si moltiplicano i 150 studenti per i 2.000 euro, l'università incasserà al massimo 300 mila euro mentre i sei docenti, da soli, arriverebbero a 360.000.
"Va da sé che l'ipotesi è insostenibile - affermano ancora dagli Atenei - ed è l'anticamera della bancarotta per le telematiche. Il decreto, senza alcuna ragione, vorrebbe adesso creare un esercito di nuovi professori che non ha ragione di esistere e che condannerebbe le università telematiche a morte certa. Si tratta - aggiungono - di una decisione antistorica che condanna il nostro Paese a rimanere nell’età della preistoria. Mentre tutto il mondo evolve verso la formazione a distanza, all’implementazione del lifelong learning come processo di crescita, in Italia ci si rintana nelle caverne di una formazione obsoleta".

(La nuova ministra per l'Istruzione Valeria Fedeli)
Insomma, un'altra tegola che cade sul Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, alle prese con le incognite in merito al destino della Buona Scuola e con le figuracce del nuovo ministro Valeria Fedeli che, lo ricordiamo, è senza laurea (mentre all'inizio aveva fatto credere il contrario) e senza diploma di maturità. Ma forse proprio l'attuale ministro potrebbe recuperare un po' di punti restituendo alle università telematiche la possibilità di continuare a lavorare nel solco dell'innovazione nella didattica e nella formazione. Nessuno sconto però: se vuole diploma e laurea, se li deve sudare.