[Il ritratto] Minacce di morte e odio ignorante. La dura vita del dottor Burioni, solo contro tutti
Da Travaglio a Gianrusso passando per le minacce di morte sui social. Da due anni il professore che difende i vaccini è sotto attacco. Se lui risponde di solito con troppa saccenza, dall’altra parte vanno giù un po’ più pesanti, come ha fatto la mamma di Rimini esponente dei no vax, che si è spinta persino a sognare la sua morte, pratica benaugurante tranquillamente diffusa su facebook e simili: «Ho saputo che vai al mare al... (con tanto di bagno e numero alla faccia della privacy). Prego di non incontrarti e in cuore mio spero che affoghi»
Nella guerra santa dei no vax contro Roberto Burioni, c’è molto della dittatura orizzontale in gran voga sui social, di quella forma di neoludddismo che anziché distruggere le macchine tende ad abbattere i simboli di qualsiasi cosa, del potere, dell’industria, ma anche della scienza, o della medicina. Roberto Burioni ne è un perfetto rappresentante, e non solo perché è un esimio professore di microbiologia e virologia all’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano o perché è diventato il grande teorizzatore della necessità e dell’obbligo dei vaccini, ma soprattutto perché rivendica la sua conoscenza contro l’oscurantismo dei suoi avversari. Definito da Il Fatto Quotidiano «il guru amato da Renzi», difeso dall’ex premier a ogni pié sospinto e per lo stesso motivo attaccato appena possibile da Travaglio, Roberto Burioni ha lingua tagliente e modi spicci, da politico di combattimento più che da scienziato, come ha dimostrato perfettamente in una delle numerose sue liti via social, quella con il giornalista delle Iene Dino Giarrusso, candidato Cinque Stelle, molto dubbioso sui tanti vaccini obbligatori, che però gli aveva scritto: «Non sono mai stato né sarò mai no vax. Confrontiamoci». Per ricevere, illico et immediate, ferma risposta: «Se parliamo di vaccini ci sono due possibilità: lei si prende laurea, specializzazione e dottorato. Poi ci confrontiamo. Oppure - più comodo per lei - io spiego, lei ascolta, e alla fine mi ringrazia perché le ho insegnato qualcosa. Uno non vale uno».
Minacce di morte e odio ignorante
Questa sua piccata risposta aveva scatenato le lezioni più o meno giustificate di chi gli spiegava che la scienza non dev’essere calata dall’alto. Tanto più adesso, che i piedistalli sono i veri nemici della “ggente”. Se lui risponde di solito con troppa saccenza, dall’altra parte vanno giù un po’ più pesanti, come ha fatto la mamma di Rimini esponente dei no vax, che si è spinta persino a sognare la sua morte, pratica benaugurante tranquillamente diffusa su facebook e simili: «Ho saputo che vai al mare al... (con tanto di bagno e numero alla faccia della privacy). Prego di non incontrarti e in cuore mio spero che affoghi. Per ogni lacrima versata, per ogni notte insonne, per ogni discriminazione, per ogni ora tolta ai nostri figli dietro questa guerra... il mio sonoro vaff!».
L'attacco dei leoni da tastiera
Naturalmente, i leoni da tastiera non hanno perso occasione di scatenarsi con tutta la loro apprezzata personalità, teorizzando spedizioni punitive e invitandosi a vicenda «ad andare a salutare il medico in spiaggia». Alcuni medici da Milano hanno denunciato il fatto e allora la Digos è stata costretta a intervenire. «Sono episodi di squadrismo», ha commentato Burioni. La polemica con la signora, ha spiegato al Resto del Carlino, dura dal 2016, trasmissione Virus, quella da cui è cominciato tutto. Chiamato a discutere sui vaccini, aveva avuto pochissimo spazio per controbattere le tesi dei no vax e di Red Ronnie, in particolare. Subito dopo avevas scritto su facebook un durissimo post che aveva ricevuto 5 milioni di visualizzazioni e 50mila condivisioni, innescando la rivolta silenziosa sui social network contro la disinformazione scientifica. Da quel momento Burioni è diventato una bandiera. Red Ronnie invece sulla sua pagina aveva pubblicato una lettera che descriveva Burioni come un personaggio alla ricerca di protagonismo che non ha a cuore altro che i propri interessi economici perché «nasconde un lapalissiano conflitto d’interessi, ossia l’impegno, in campo vaccinale, di tanti suoi brevetti». Che è un’altra caraterristica di questa guerra santa via social: il tuo nemico non fa mai niente per convinzione o per ideali, ma sempre per un bieco interesse. Perché nel folle mondo del web l’unico puro sei tu. Red Ronnie è stato querelato: «Non ho brevetti realtivi ad alcuni vaccini. Chi mi accusa dice una bugia, e le bugie hanno le gambe corte, che però sono sufficienti a condurre chi le racconta davanti a un tribunale».
Da una polemica all’altra, non poteva mancare Travaglio che dalla Gruber aveva affermato che il morbillo era da considerarsi «un tagliando» per i bambini della sua epoca e non la peste bubbonica, mentre oggi le vaccinazioni sono imposte dall’alto e chi dissente viene criminalizzato. Burioni aveva prontamente risposto: «Marco Travaglio è nato nel 1964. Nel 1964, 242 bambini sotto i 5 anni sono stati uccisi dal morbillo. E’ un numero agghiacciante, non un’opinione. Ora io chiedo a voi (e pure a Travaglio) di immaginare 242 piccole bare, 242 banchi d’asilo vuoti per sempre, 242 funerali, e oltre 400 genitori nel dolore. Poi provate a definire la causa di tutto questo un tagliando. Travaglio dovrebbe ammettere di essersi sbagliato e di aver parlato a vanvera di un argomento che non conosce». Rispondendo a destra e a manca, a tutti quelli che lo attaccano, Burioni ha sempre rivendicato il ruolo della scienza e la sua centralità, che dev’essere una bestemmia nell’opinione dei suoi accusatori: «Insieme a me a rimarcare l’importanza, l’efficacia e la sicurezza dei vaccini, ci sono tutti i medici del mondo, tranne quattro cialtroni radiati dall’albo, che sono il riferimento dei no vax».
Lui, la sua carriera, l’ha fatta tutta nell’alveo della comunità scientifica, accumulando dopo la laurea un po’ di esperienze da visiting student e scientist negli Usa, da Atlanta all’Università di Pennsylvania e a quella di San Diego, California. Anche in Italia è passato da una università all’altra. E da professore ribatte pure a Salvini, che sull’onda del governo populista del cambaimento, afferma che dieci vaccini sono troppi e inutili: «Non so perché Salvini deve dire queste falsità. Io non parlo di economia non avendo le basi. Può anche stare zitto. E’ inaccettabile. se si diventa scettici sui vaccini, torniamo alla polio e alla difterite». Con l’attuale ministro della Salute, invece no, lei una laurea in medicina ce l’ha e non può dirle che non capisce. Però, sono appena morti due neonati per la pertosse, e allora Burioni insiste. Nel 2016 c’erano zero casi di mortalità, qualcosa è cambiato: «Quello contro la pertosse è un vaccino molto sicuro, ma bisogna fare i richiami», dice.
Ma il Senato sembra voler bocciare l’obbligo dei vaccini
Il ministro della Salute in un post sul suo profilo ufficiale spiega che «è allo studio dei parlamentari un disegno di legge che prevede un obbligo flessibile nel tempo e nello spazio. Ossia uno strumento razionale e di buon senso che contempera il diritto alla salute collettiva e individuale». Roberto Burioni a stretto giro di posta le chiede di «smetterla di dire circonvolute nullità e di far ritirare invece questo vergognoso emendamento, o passerà alla storia, e al primo morto di morbillo sarà giustamente sbranata dall’opinione pubblica». Poi dice che il Senato ha scritto «una pagina infame nella storia della Repubblica, mettendo a rischio la salute dei bambini più deboli e indifesi per ingraziarsi la parte più ignorante e oscurantista del Paese. Il ministro che tace è surreale. Vergogna». E allora la mamma di Rimini e i suoi leoni da tastiera devono aver pensato che gliela facevano veder loro a questo scienziato dei vaccini chi ci ha sempre perso nella Storia quando c’è una guerra santa. La Scienza, ecco chi ci ha perso.