Affari con i clan, maxi blitz contro i capi ultras di Inter e Milan: 19 arresti. C'è anche il bodyguard di Fedez. "Pressioni anche su Inzaghi"
Infiltrazioni dell'''ndrangheta nelle tifoserie delle due squadre milanesi per la spartizione violenta del business illecito intorno allo stadio. Misure cautelari per i capi delle curve e persone vicine ai clan. Accuse pesantissime
Diciannove misure cautelari tra carcere e domiciliari e oltre 50 ultras di Milan e Inter raggiunti da ordinanze di perquisizione è il bilancio dell'operazione condotta all'alba dagli agenti dello Sco della polizia, della Squadra Mobile e della Guardia di finanza, coordinata dalla Dda di Milano, in particolare dai pm Paolo Storari e Sara Ombra, coordinati dal procuratore Marcello Viola e dall'aggiunta Alessandra Dolci, contro persone indagate a vario titolo per business illeciti degli ultrà, contestando i reati di associazione per delinquere con l'aggravante mafiosa, estorsione, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, accesso abusivo a sistemi informatici, lesioni, percosse, rissa e resistenza a pubblico ufficiale. Gli indagati sono quasi tutti riconducibili alle tifoserie ultras di Inter e Milan.
Rapporti tra le due tifoserie, saldate da un patto di non belligeranza, e tra le cosche 'ndranghetiste che portano a attività illecite tra cui, principalmente, quella sui servizi di catering relativi allo stadio di San Siro. In più, da quanto si è saputo, dalle indagini dei pm Paolo Storari e Sara Ombra sono emerse anche estorsioni e richieste di "pizzo" nei confronti degli ambulanti che vendono panini e cibo fuori dal Meazza, oltre ad una serie di pestaggi e cosiddetti "reati da stadio". L'inchiesta non riguarderebbe, invece, traffici di droga.
Nel mirino i due capi ultrà
Tra gli ultras coinvolti nel maxi blitz della Polizia e della Guardia di Finanza, ci sono, tra gli altri, uno dei capi ultrà interisti, Marco Ferdico, molto legato ad Antonio Bellocco, lo 'ndranghetista ucciso il 4 settembre da Andrea Beretta, anche lui al vertice della curva nerazzurra e in carcere per omicidio. E poi Luca Lucci, capo degli ultras milanisti già condannato per droga e noto perché si fece fotografare nel 2018 con l'allora vicepremier Matteo Salvini alla festa per i 50 anni della Curva Sud. In più anche Christian Rosiello, bodyguard del cantante Fedez - quest'ultimo estraneo all'inchiesta - protagonista del presunto pestaggio del personal trainer Cristian Iovino in una discoteca.
I legami tra curve e criminalità organizzata
Tra le persone coinvolte, anche come destinatari di perquisizioni, nel maxi blitz figurano Gianfranco Ferdico, padre di Marco, Mauro Nepi, anche lui della curva interista, Islam Hagag della curva milanista e vicino a Christian Rosiello, Francesco Lucci, fratello del capo ultrà milanista Luca, Alessandro Sticco, anche lui ultrà rossonero. E poi ancora Rosario Calabria, Antonio Trimboli, Nino Ciccarelli, storico capo ultrà interista, Domenico Bosa, Loris Grancini, capo ultrà della Juve, già con condanne alle spalle e da sempre vicino agli ambienti delle curve milanesi.
Un patto sui biglietti della finale di Champions
Sulla "vendita dei biglietti per la finale di Champions League" di Istanbul dello scorso anno "era intervenuto un accordo tra le tifoserie di Milan e Inter prima che venisse disputata la semifinale" tra le due squadre. Accordo che prevedeva che "chiunque" avesse vinto "si impegnava a dare una quota di biglietti ad esponenti della tifoseria avversa". Lo si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, che dà conto di una serie di intercettazioni agli atti della maxi inchiesta sugli ultras. Le conversazioni intercettate, scrive il gip, "restituiscono la chiara rappresentazione dell'accordo intercorso fra i due sodalizi per suddividere ogni introito potesse derivare dalla partecipazione di una delle due compagini milanesi all'atto conclusivo della Champions League". Sul fronte interista, spiega ancora il giudice, poi, "pareva essere intervenuto un accordo con la società" per "conseguire 1500 biglietti per la sola Curva Nord" per la finale, ma poi "il numero" era "drasticamente sceso, ad un tratto, ad 800". Ciò aveva "innescato la reazione" dei capi curva interisti "con contatti dispiegati ad ogni livello, da giornalisti ad esponenti della società come Sala", Slo (Supporter Liaison Officer) dell'Inter, e "Zanetti, allo stesso allenatore e ad ex calciatori". Le "pressioni", annota il giudice, "esercitate, quindi, consentivano di conseguire ben 1500 biglietti, come inizialmente preteso, sicché Ferdico, appena appreso il dato finale, si precipitava a darne comunicazione a Bellocco e Beretta", tutti e tre capi ultrà nerazzurri. Bellocco, anche erede dell'omonima cosca della 'ndrangheta, è stato ucciso da Beretta il 4 settembre per questione legate alla spartizione degli affari illeciti.
Perquisita la casa di Bellocco, erede della cosca 'ndranghetista
Obiettivo delle perquisizioni anche Giancarlo Lombardi, detto il "barone" ex capo ultrà rossonero. Perquisita anche la casa a Pioltello, nel Milanese, di Antonio Bellocco, l'erede dell'omonima cosca della 'ndrangheta, ucciso il 4 settembre da Andrea Beretta, capo ultrà nerazzurro. Tra i presunti traffici nel mondo delle curve, su cui la Procura di Milano stava indagando da tempo, ci sono, oltre a quello della droga, anche la gestione degli affari dell'indotto dello stadio di San Siro, dai parcheggi alla vendita di gadget e panini, fino a quello dei biglietti per le partite.
Il "bagarinaggio" nella curva Nord, pressioni anche su Inzaghi
Ancora, le indagini "hanno evidenziato che la Società interista si trova in una situazione di sudditanza nei confronti degli esponenti della Curva Nord, finendo, di fatto, per agevolarli seppur obtorto collo". Indagini su questo fronte che si sono concentrate soprattutto negli anni "2019 e 2020, ma la situazione, ad oggi, non è per nulla mutata (se non peggiorata)", come si evince dall'ordinanza del gip di Milano, Domenico Santoro. Tra l'altro, nell'ordinanza si parla dell'attività "di bagarinaggio" sui biglietti con cui i capi della curva nord interista "hanno calcolato di trarre ingenti profitti illeciti". Per l'ultima finale di Champions dell'Inter dello scorso anno, come emerge dagli atti, i capi curva Marco Ferdico, Andrea Beretta e Antonio Bellocco (ucciso da Beretta il 4 settembre), puntavano su "1500 biglietti da porre in vendita per la sola curva". Tuttavia, "la società nerazzurra aveva messo a disposizione", si legge ancora, "un quantitativo più esiguo di titoli d'ingresso, corrispondente a 800 biglietti".
Da qui, da parte di Fedrigo, forti pressioni sullo Slo (Supporter Liaison Officer, ndr) dell'Inter", Claudio Sala, su giornalisti, "su vecchi calciatori (Materazzi, Zanetti-dirigente Inter), sull'allenatore (Inzaghi) chiedendo la ratio della scelta societaria". Dagli atti non risultano responsabili o dirigenti dell'Inter indagati. Ferdico inoltre avrebbe minacciato "la possibilità che il tifo organizzato da lui rappresentato, la Curva Nord, potesse decidere di non presenziare e non tifare la squadra, ventilando l'ulteriore eventualità che questo potesse accadere non solo alla finale di Champions ma anche a quella di Coppa Italia che si sarebbe disputata da lì a pochi giorni".
Pressioni su Inzaghi. Il tecnico: "Il club ha detto di non dire niente"
Ferdico, si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, "ha esplicitamente chiesto a Inzaghi", l'allenatore dell'Inter, "di intervenire con la Società, o meglio direttamente con Marotta", presidente nerazzurro, "al fine di ottenere ulteriori 200 biglietti" per la finale di Champions di Istanbul dello scorso anno. Lo si legge nell'ordinanza cautelare sul blitz contro gli ultras, che fa riferimento ad intercettazioni del maggio del 2023. Ferdico, si legge ancora negli atti, avrebbe ottenuto "la promessa di Inzaghi di intercedere con i vertici Societari". Inzaghi che gli avrebbe detto: "Parlo con Ferri con Zanetti con Marotta". Breve commento del tecnico nerazzurro: "C'è un'indagine in corso, la società ci ha detto di non dire nulla".
"Procedimento di prevenzione" per le due società
La procura di Milano ha avviato anche un cosiddetto "procedimento di prevenzione" nei confronti di Inter e Milan, società non indagate ma che dovranno dimostrare, in un contraddittorio, di aver reciso i legami con il mondo ultrà, soprattutto sul fronte della gestione dei biglietti per le partite. Altrimenti si potrebbe arrivare, davanti alla Sezione misure di prevenzione del Tribunale, ad un provvedimento di amministrazione giudiziaria. Lo stadio di San Siro, si legge negli atti, "e le attività economiche connesse sono fuori da ogni controllo di legalità".
Si attiva la giustizia sportiva
Si è già attivata anche la giustizia sportiva per l'inchiesta giudiziaria di Milano. Il procuratore federale della Figc, Giuseppe Chinè, sta infatti chiedendo in queste ore ai pm della Procura milanese l'ordinanza di custodia cautelare e gli atti di indagine non coperti da segreto. L'intento é verificare eventuali condotte "rilevanti" per l'ordinamento sportivo, da parte delle due società o di loro tesserati.
Coinvolto anche un consigliere regionale
Tra gli oltre 50 destinatari del decreto di perquisizione emesso dalla Dda di Milano c'è anche il consigliere regionale Manfredi Palmeri (gruppo Lombardia Migliore), indagato per corruzione tra privati. Secondo i pm, Palmeri, già manager di 'M-I Stadio srl', la società compartecipata da Milan e Inter che gestisce la concessione comunale dello stadio, si sarebbe attivato in cambio di utilità per far ottenere alla società 'Kiss and Fly' dell'imprenditore Gherardo Zaccagni, indagato, la gestione dei parcheggi attorno allo stadio durante la stagione 2024 dei concerti.