La confessione del killer: "Volevo prendergli tutto per rivenderlo". Il video con gli ultimi istanti di vita di Manuel
E' un passaggio dell'interrogatorio reso al gip Domenico Santoro, da Daniele Rezza, il 19enne per cui è stato convalidato il fermo e disposto il carcere, per l'omicidio di Manuel Mastrapasqua avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì. L'interrogatorio è riportato nel provvedimento
"Quando ho visto il ragazzo volevo prendergli tutto nel senso soldi, cellulare, cose che potevo rivendere. Anche le cuffie le ho prese per rivenderle, ma non so quanto ci avrei fatto. Tutto quello che avrei avuto lo avrei venduto. Non mi sono accorto che il coltello fosse sporco di sangue. L'ho buttato perché mi è venuto d'istinto". E' un passaggio dell'interrogatorio reso al gip Domenico Santoro, da Daniele Rezza, il 19enne per cui è stato convalidato il fermo e disposto il carcere, per l'omicidio di Manuel Mastrapasqua avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì. L'interrogatorio è riportato nel provvedimento.
La confessione e il racconto
"Quando sono uscito quella notte" attorno alle 2 "ero armato di un coltello da cucina" preso da casa e non aveva "la lama pieghevole" ha ripercorso quanto accaduto davanti al giudice, aggiungendo che giovedì scorso per lui "era una giornata no". "Quel pomeriggio - ha proseguito Rezza - avevo anche bevuto circa 5-6 drink, poi due bottiglie di vodka, comunque ero in piedi, non mi ricordo bene alcune cose che sono successe, ad esempio dove ho buttato il coltello, tanto è vero che, pur avendolo cercato con i Carabinieri, non l'abbiamo trovato". "Arrivo in viale Romagna ed ero in senso di marcia opposto rispetto ad un ragazzo. Questo ragazzo non lo conoscevo, non lo avevo mai visto".
L'incontro con Manuel e il delitto
"Appena l'ho visto in lontananza - prosegue l'interrogatorio - mi è partita la decisione di prendergli tutto, tutto quello che aveva. Mi sono avvicinato (...) ad una distanza di circa due metri, un metro e mezzo" per strappargli le cuffie che aveva dietro la nuca, al collo. "Lui allora si è avventato su di me, non è che mi ha tirato pugni, non mi ricordo le cose specifiche perché non ero molto lucido, avendo bevuto un bel po'. Ha iniziato a colpirmi - ha continuato - ricordo due colpi, ma non mi ricordo il modo preciso. Poi arriva l'adrenalina, mi difendo e ho preso il coltello conficcandoglielo sul petto ma l'ho tolto subito e non ho visto il sangue. Ho sentito solo un sospiro, qualcosa, e da lì sarà caduto a terra ma non ci ho fatto caso, perché sono scappato subito dope averlo accoltellato". La mattina dopo, va avanti l'interrogatorio riportato nel provvedimento del gip, quando in casa si è saputo della morte di un ragazzo a Rozzano, lui ha detto "forse sono stato io, ma mio padre era convinto che fosse stato qualcun altro. Alla fine quella mattina gliel'ho detto che ero stato io, ma lui non ci credeva (...), non riusciva ad accettarlo".
Il ruolo del padre di Daniele: complicità nella fuga
Maurizio Rezza, padre dell’omicida, è finito anch’egli sotto i riflettori, colpevole di aver aiutato il figlio a disfarsi delle cuffie rubate e anche di aver provato a farlo scappare. Secondo quanto emerso dalle indagini, il genitore avrebbe gettato le cuffie in un bidone e accompagnato il figlio alla stazione di Pieve Emanuele per agevolarne la fuga verso la Francia. Daniele è stato però fermato dalla Polfer ad Alessandria, dove ha immediatamente confessato l'omicidio.
La reazione della comunità
Il padre del killer è stato bersaglio di insulti online, con la popolazione locale indignata per il suo coinvolgimento. Nel frattempo, sono state attivate misure di sicurezza per la famiglia di Daniele, a causa della sovraesposizione mediatica e del rischio di vendette. Nonostante il clima di tensione, la comunità ha mostrato solidarietà alla famiglia di Manuel Mastrapasqua. Una raccolta fondi online ha già raccolto circa 10 mila euro per sostenere la famiglia colpita dalla tragedia, con quasi 300 persone che hanno aderito all'iniziativa.