Marito di Liliana: "Sono sereno, mi riposo in Austria". Amico della donna: "Importante che corpo non sia stato cremato"
Visintin si dice sorpreso di essere l’unico indagato, affermando che anche altre persone avrebbero dovuto finire sotto la lente degli inquirenti

Sebastiano Visintin, vedovo di Liliana Resinovich, è stato ufficialmente indagato per l'omicidio della moglie. Dopo aver appreso la notizia, è partito nelle prime ore del mattino per Villach (Villacco), in Carinzia, Austria, passando per la Slovenia, con l'intento di "riposarsi" e "stare meglio". "Non sto bene, ho anche problemi fisici", ha dichiarato Visintin, raggiunto telefonicamente. "Sono tranquillo, le verifiche sono già state fatte minuziosamente".
Le dichiarazioni: "Non pensavo di essere l’unico indagato"
Visintin si dice sorpreso di essere l’unico indagato, affermando che anche altre persone avrebbero dovuto finire sotto la lente degli inquirenti. Ha raccontato di voler fare un giro in bici intorno al lago di Faak e concedersi una sauna e una cena tra amici: “Da 30 anni veniamo qui, siamo gli stessi amici. Un tuffo nel lago gelato tira su il morale". Sulle accuse, si difende: “Secondo te, uno che uccide la moglie poi prende la go-pro e va in bici sul Carso?”
Nessuna data di rientro a Trieste
Alla domanda su quando tornerà a Trieste, Visintin ha preferito non rispondere. Anche la Procura mantiene il silenzio, alimentando l’ipotesi di nuovi sviluppi investigativi, tra cui un possibile interrogatorio formale dell’indagato. Intanto, la difesa di Visintin risulta irraggiungibile, mentre parlano i familiari di Liliana.
Le parole del fratello di Liliana e di Claudio Sterpin
Sergio Resinovich, fratello della vittima, ha commentato così: “Non sono contento che sia stato indagato, ma sono soddisfatto che il nuovo team investigativo stia lavorando seriamente". Anche Claudio Sterpin, l’amico con cui Liliana potrebbe aver voluto iniziare una nuova convivenza, si è espresso: “Aspettavo questo momento da tre anni. Dovevano farlo subito, ci sono sempre state incongruenze evidenti". Sterpin ha inoltre ringraziato chi si è battuto per impedire la cremazione del corpo di Liliana, fatto che ha permesso nuove analisi e il cambio di direzione nelle indagini.
La svolta nel caso: la relazione dei medici legali
La vera svolta giudiziaria è arrivata con la relazione medico-legale firmata dall’antropologa forense Cristina Cattaneo, dai medici Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone, e dall’entomologo Stefano Vanin. Queste nuove prove, ottenute dopo la riesumazione del corpo di Liliana, hanno escluso il suicidio e confermato che si tratta di omicidio. Un cambio di rotta decisivo per un caso che era inizialmente destinato all'archiviazione, poi bloccata dal GIP Luigi Dainotti.