Morto Sergio Marchionne: ancora mistero sulle cause del decesso. Le due ipotesi
Il manager si è spento in ospedale a Zurigo dove era ricoverato in coma

Sergio Marchionne è morto all'età di 66 anni. Si trovava nell'ospedale di Zurigo legato alla vita solo grazie a una macchina. A causarne il coma irreversibile e poi la morte sarebbe stata un'embolia cerebrale, sopraggiunta durante un'operazione alla quale l'ex manager di Fca si era sottoposto tre settimane fa per curare un sarcoma alla spalla che lo affliggeva da diverso tempo. E di cui nessuno era a conoscenza. A rivelarlo è Paolo Madron in un'esclusiva di Lettera 43. Il giornale, citando fonti anonime, spiega che Marchionne aveva tenuta segreta la sua patologia per non allarmare chi gli stava intorno e quotidianamente lavorava con lui. Il dolore gli procurava molti fastidi che cercava di lenire assumendo cortisone. L'operazione era stata prevista al Universitätsspital di Zurigo per cercare di ridurre la massa tumorale, resa più aggressiva da altre patologie delle quali il manager soffriva.
Nemmeno il presidente di Fca, John Elkann, era al corrente del reale stato di salute dell'uomo che ha salvato l'azienda di famiglia. Tanto che Marchionne, rivela Lettera 43, aveva parlato di un semplice check up e fissato appuntamenti di lavoro già per una settimana dopo. Ma così non è andata. Quando la situazione è precipitata, Elkann si è recato di fretta a Zurigo ma non gli è stato permesso di vedere Marchionne. Lì è sorta la consapevolezza che l'uomo stava andandosene e che Fca avrebbe avuto bisogno di un nuovo ad. La lettera scritta ai dipendenti da Elkann è stata eloquente.
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L'amico: tradito dalle sigarette
Altre indiscrezioni arrivano da altre fonti. Franzo Grande Stevens, che per molti anni è stato l’avvocato della famiglia Agnelli, in una lettera al Corriere Della Sera definisce Sergio il “miglior amico di una vita”, considerandolo un fratello. Poi ha parlato di “dolore indicibile per la sua malattia”, specificando di aver avuto da Zurigo “la conferma che i suoi polmoni erano stati aggrediti e che era vicino alla fine”. Di quale malattia si parli, nello specifico, non lo dice neppure Stevens. Le sue parole portano a ipotizzare si tratti di un tumore, ma né la Fca, i medici dell’ospedale o la famiglia hanno voluto rompere il muro del silenzio assoluto. "Quando dalla tv di Londra appresi il giovedì sera che egli era stato ricoverato a Zurigo, pensai purtroppo che fosse in pericolo di vita. Perché conoscevo la sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette”, fumava tre pacchetti di sigarette al giorno. La compagna di Marchionne, Manuela Battezzato, era riuscita in parte a convincerlo a smettere, un anno fa, ma senza troppa convinzione, al punto da fargli spesso dire con il sorriso: "Saranno la mia morte".
Durante l'intervento possibile lesione all’aorta e quindi al cervello
“Quando seppi che era soltanto un 'intervento alla spalla', sperai - aggiunge Grande Stevens -. Invece, come temevo, da Zurigo, ebbi la conferma che i suoi polmoni erano stati aggrediti e capii che era vicino alla fine". Dall’Italia, una fonte vicina all’entourage di Marchionne, sostiene si tratti proprio di un tumore, alla parte apicale del polmone. Di certezze, ripetiamo, non ce ne sono, ma le “complicazioni dopo l’intervento alla spalla destra”, unica informazione medica ufficiale arrivata da Fiat Chrysler, potrebbero esserne una conferma indiretta. “Quel tipo di patologia polmonare porta infatti con sé forti dolori proprio alle spalle - si legge sulle pagine del Corriere - ed esperti di oncologia spiegano che intervenire chirurgicamente significa mettere in conto la possibilità (non bassa) di una lesione all’aorta quindi anche al cervello”.