[L’analisi] Segreti, veleni e misteri dietro la morte di Pamela. E il ruolo della mafia nigeriana
C’è un dossier con nomi e cognomi che racconta il mondo rovesciato di Macerata. Dove per anni anche le istituzioni avrebbero fatto finta di non sapere che in città si spacciava eroina e cocaina, che le minorenni della Macerata bene erano finite in un giro di prostituzione. Quel dossier che fine ha fatto?
Sono saliti a quattro gli indagati a Macerata, ritenuti gli assassini della povera Pamela. Quattro nigeriani, un numero che consentirebbe anche di contestare il reato di associazione mafiosa. Traffico di droga e prostituzione sono infatti le principali attività della crudele e potente mafia nigeriana che sta dilagando in Italia. Forse a Macerata non se ne erano accorti, gli inquirenti e gli investigatori. Forse i quattro indagati sono solo spacciatori al soldo di trafficanti italiani. Forse. Ma avrà pure un significato la decisione del ministro dell’Interno che ha deciso di trasferire il questore di Macerata. C’era bisogno di un segnale forte e Minniti non si è tirato indietro. Dopo appena tre mesi, Vincenzo Vuono è stato sostituito da Antonio Pignataro, un professionista dell’Antidroga.
Colpisce invece l’inerzia del Csm, del Consiglio superiore della magistratura che forse dovrebbe intervenire visto che a Macerata, e basta chiederlo all’usciere di Palazzo di Giustizia, Procura e Tribunale sono in guerra permanente tra di loro. Gli atti giurisdizionali non sono sindacabili. È vero. Ma bastava leggere le motivazioni dell’ordinanza del gip di Macerata con le quali pochi giorni fa spiegava perché il nigeriano Innocent Oseghale non poteva essere accusato di aver ucciso la povera Pamela, per rendersi conto che bisognava guardare con attenzione a quello che stava accadendo a Macerata.
«La possibilità di morte per overdose - scriveva il gip - è suggerita dalla evidenza delle tracce di agopuntura rinvenute». Dal fatto che la ragazza stesse cercando l’eroina e, «pertanto, dopo tre mesi di comunità, era dissuefatta all’uso dello stupefacente con correlata maggiore possibilità di overdose». Peccato che pochi giorni dopo lo stesso Innocent Oseghale e altri tre nigeriani sono finiti indagati per l’omicidio, oltre che per l’occultamento e il vilipendio del cadavere di Pamela. Quattro nigeriani dietro lo spaccio di droga e la fine sconvolgente di una ragazza di 18 anni. Chissà se adesso finalmente si squarcerà il velo. Finora, i nigeriani erano ritenuti semplici spacciatori. Finora a Macerata non si era voluto prendere atto della metastasi che aveva colpito anche la «buona società».
Incredibile la cronaca giudiziaria di questi giorni. Forse anche via Arenula, oltre che il Csm, dovrà accendere i riflettori sulle piccole e medie città e più in generale sulla magistratura che sta mostrando le sue debolezze, tra episodi di corruzione e di mancanza di decoro ed eticità. Non siamo più ai magistrati che protestavano in nome di Falcone e Borsellino, che guardavano ai colleghi milanesi che gridavano «resistere, resistere, resistere». Oggi si fa fatica a riconoscersi in una magistratura sonnolenta, opaca per non dire peggio. Strano modo di comunicare all’esterno, quello della Procura. Dopo la notizia dei nuovi indagati, ecco la notizia che le indagini potevano considerarsi concluse. Poche ore dopo, in una intervista ai Tg, il colonnello dei carabinieri responsabile del Nucleo operativo precisava che non che dopo la notizia lasciata filtrare dalla Procura che lasciava intravedere che le indagini non erano affatto terminate.
Razzismo, fascismo, intolleranza, città sgomenta e senza bussola, Macerata. Tutto vero, e fino a un certo punto come vedremo. Certo che lo sbandamento investigativo e giudiziario e la reazione di una parte dell’opinione pubblica hanno segnato un punto di rottura.
C’è un dossier con nomi e cognomi che racconta il mondo rovesciato di Macerata. Dove per anni anche le istituzioni avrebbero fatto finta di non sapere che in città si spacciava eroina e cocaina, che le minorenni della Macerata bene erano finite in un giro di prostituzione. Quel dossier che fine ha fatto? È mai arrivato alla Procura antimafia di Ancona?
Scriveva il gip di Macerata, a proposito della morte della povera Pamela, riprendendo le conclusioni della prima consulenza tecnica: «(La morte di Pamela potrebbe essere stata provocata da, ndr) una duplice ipotesi di intossicazione acuta da xenobiotici per via endovenosa probabilmente indotta e/o ferita da punta e taglio alla parete bassa della porzione postero laterale destra del torace con lesione epatica». Interrogato l’indagato, «aveva asserito che la ragazza era stata colta da grave malore». Capito? Il gip aveva creduto che a Pamela si era fermato il cuore