Cosa sappiamo del tumore al pancreas che ha colpito Vialli e altri big, e tanta gente comune

E' una delle forme oncologiche più subdole perché difficile da individuare in tempo utile. Ma molti passi avanti sono stati fatti: vediamoli

Gianluca Vialli fotografato durante l'Europeo vinto con la Nazionale. A destra, medico con un modellino di pancreas (Shutterstock)
Gianluca Vialli fotografato durante l'Europeo vinto con la Nazionale. A destra, medico con un modellino di pancreas (Shutterstock)

E' una delle forme tumorali più subdole perché salvo pochi casi tende ad essere asintomatica o a presentarsi con una sintomatologia che non svela in modo chiaro di cosa si tratti. Il tumore al pancreas che ha spento a 58 anni la vita del calciatore, allenatore e dirigente sportivo Gianluca Vialli è una patologia difficile da diagnosticare in tempo utile, e da arginare. Nel caso dello sportivo scomparso (ma questo tumore ha colpito altre celebrità, da Pavarotti a Steve Jobs) l'avviso era arrivato dall'ittero che ingiallisce la pelle e la sclera degli occhi. Era il 2017, cinque anni fa, e all'epoca le condizioni generali di Vialli permisero all'equipe del professor Zerbi dell'Humanitas di Milano di operarlo. L'inizio di una lotta integrata dalla chemioterapia.

A che punto siamo oggi

Il tumore che spesso colpisce la testa del pancreas (ma non è questa parte l'unico bersaglio oncologico per un organo che deve ancora essere completamente compreso dalla scienza medica) è particolarmente insidioso e tende ad avere recidive. Tutto si gioca sulla tempestività nel riconoscerlo, sul trattamento chemioterapico e chirurgico e sull'efficacia nel disintegrare le minuscole metastasi che altrimenti tendono ad alimentare di nuovo la neoplasia. 

L'aspettativa di vita migliorata e quello che manca

Molto di più si sa circa il tumore al pancreas dai tempi in cui lasciava solo pochi mesi di vita a chi ne era colpito. Ora l'aspettativa di sopravvivenza si è attestata sui tre anni, in alcuni casi (come quello di Vialli) si va oltre. La Giornata mondiale dedicata agli studi su questa patologia cade il 18 novembre. Nell'aprile di quest'anno la Regione Lombardia ha approvato la creazione delle Pancreas Units, unità sanitarie multidisciplinari specializzate nella cura di questo tumore. Ma centri d'eccellenza esistono anche in Veneto. A lungo i medici hanno lamentato la scarsità di ricerca e di strutture dedicate a capire meglio e combattere questo cancro. In molti casi la ricerca è finanziata da associazioni private, spesso fondate o alimentate da parenti delle vittime.

Il nuovo approccio con immunoterapia

Ogni anno questa forma oncologica colpisce 14mila persone in Italia, più spesso fra i 60 e gli 80 anni e ancora più spesso se obese o fumatrici. Molta dell'attenzione dei medici si è focalizzata sulle mutazioni dei geni BRCA in precedenza associate soprattutto al rischio di sviluppare tumori del seno e delle ovaie. Nel 2021 i ricercatori della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS-Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con le Università di Verona e di Torino, e con l’Institute for system analysis and computer science Antonio Ruberti (IASI)-CNR hanno avviato la sperimentazione di una immunoterapia che tende a ridurre le difese del microambiente tumorale, una sorta di barriera contro l'efficacia delle cure. La terapia comprende l'iniezione dell'immunomodulatore IMO-2125 che riduce l'autodifesa del tumore al pancreas, associata quindi ad un' immunoterapia. I risultati sono incoraggianti e si possono consultare qui (in inglese).