La lettera dell'insegnante agli studenti di Pisa: "Prima diciamo ai ragazzi che sono sempre sui social, poi arrivano le manganellate"
Il suo nome è Lorena Conte ed è una prof di lettere presso l’Istituto Comprensivo 'Niccolò Pisano' di Marina di Pisa: "Li abbiamo lasciati soli"
Lorena Conte, insegnante a Pisa, scrive oggi una lettera aperta sul quotidiano 'la Repubblica' rivolta ai ragazzi e alle ragazze manganellati dalla polizia durante la manifestazione pro-Palestina. La professoressa di Lettere presso l’Istituto Comprensivo 'Niccolò Pisano' di Marina di Pisa esordisce dicendo che "dobbiamo chiedere scusa ai nostri ragazzi. Non solo se siamo ministri dell’Interno, non solo se siamo questori o poliziotti; ma da insegnanti e da educatori e da genitori. Gli continuiamo a dire che sono apatici, che sono indifferenti, che stanno sempre con la testa china sui social. E quando qualcuno la tira su, quella testa, si becca le manganellate. E si sente dare del maleducato, del non autorizzato".
Secondo Lorena Conte il mondo degli adulti ha lasciato soli i ragazzi: "Non siamo riusciti a proteggere i nostri studenti e i nostri figli da questo strano risveglio nella realtà vera. Loro ci hanno provato, solo alcuni hanno avuto il coraggio e l’ardire".
Quel giorno a Piazza dei Cavalieri
L’insegnante dice di essere passata quel giorno per Piazza dei Cavalieri, teatro degli scontri tra manifestanti e polizia: "Mi fermano ma poi dico che sono una prof e mi fanno passare. Forse perché sono vecchia e, come dice mio marito, ormai ai posti di blocco non faccio più paura. E lì il delirio. Poliziotti antisommossa, ragazzi (molti dei miei) che urlano. Cose non gentilissime eh, ma questo non giustifica le manganellate".
E conclude: dobbiamo chiedere scusa a tutti. Ai pochi che hanno preso le botte. Ai tanti che guardavano dalle finestre. "Dobbiamo chiedere scusa a questi ragazzi a cui diciamo sempre di svegliarsi e di lottare per le loro idee. A cui propiniamo come modelli Dante, Alfieri, Pasolini dicendo loro di prendere esempio dal loro coraggio. E poi, una volta che sotto la pioggia e decidono di sfilare per diritti che non sono i loro, ecco che li riportiamo alla realtà con le cariche. Dobbiamo chiedere loro scusa, perché sotto quella pioggia abbiamo davvero perso tutti".