[Il ritratto] Lo sfogo di lady D’Alema: “Vi spiego perché Massimo adesso è un uomo felice”
Linda c'era in assemblea ma, fedele al suo stile, non si é fatta quasi vedere, presenza sostanziale eppure impalpabile, compagna di vita o di lotta, fino alla fine ed anche oltre, se possibile. "C'ero, per fortuna" confida in esclusiva a Tiscali.it lady D'Alema "perché c'era un bel clima, un qualcosa che richiama la gioia di ritrovarsi, di risentirsi parte di una comunità che condivide linguaggi ed idee pur nella diversità di storie o di culture. Ho avuto la sensazione che un vuoto potrebbe essere nuovamente colmato, ho provato l'eccitazione di una sfida che ha qualcosa di nuovo ma anche di antico".

Se il barometro ē quello del sorriso dalemiano - rarefatto, beffardo, radioso solo nel giorno della vittoria- beh, allora la compagine politica degli scissionisti del Pd, battezzata marxiananente Liberi ed eguali, ha davvero le potenzialità per affermare, al momento della verifica elettorale, un successo a due cifre. Dice il Foglio, che giudica Piero Grasso un eccellente magistrato, incapace tuttavia di diventare,
Capo effettivo di un partito a 73 anni, che pure, forse, il muro psicologico del 10 per cento potrebbe essere sfondato nel segreto delle urne. Potrebbe, chissà. Intanto, il lider Maximo, seduto domenica all'assemblea del nuovo partito in seconda fila, capello brizzolato ma volto inequivocabilmente sereno, sembra già un altro. Via quel ghigno da "primo della classe" sempre un pò fisiologicamente sprezzante con i ripetenti, l'ex premier ha polemizzato (poco) fotografando (tanto) con il suo cellulare. Allegro, non troppo, diciamo andante con brio che, per il "rigor" dalemiano é tantissimo.
Alla kermesse i flashes erano tutti per Maria Fedeli, la bionda moglie del nuovo presidente Piero Grasso che si é beata dell'immagine del suo vispo consorte di cui ha tessuto anche con noi le lodi nel backstage, ripetendo, quasi un mantra, che lei "se lo aspettava" questo exploit, lo conosce da secoli il carisma dell'uomo della sua vita. Ma non facciamoci ingannare dalle belle apparenze: la moglie di Grasso è spumeggiante, presente ma l'altra influencer del consesso è Linda Giuva, coniugata D'Alema, classe 1953, archivista, docente di archivistica all'ateneo di Siena, eterna ragazza del sud (è nata a Foggia) dallo sguardo ardente, quella che teorizza cose così: essere di sinistra è molto semplice, basta avere valori di riferimento non negoziabili, tipo essere forti con i potenti ed umili con i deboli, l'uguaglianza rispetto al censo, la tolleranza sempre, comunque.
Linda fedele al suo stile
Linda c'era in assemblea ma, fedele al suo stile, non si é fatta quasi vedere, presenza sostanziale eppure impalpabile, compagna di vita o di lotta, fino alla fine ed anche oltre, se possibile.
"C'ero, per fortuna" confida in esclusiva a Tiscali.it lady D'Alema "perché c'era un bel clima, un qualcosa che richiama la gioia di ritrovarsi, di risentirsi parte di una comunità che condivide linguaggi ed idee pur nella diversità di storie o di culture. Ho avuto la sensazione che un vuoto potrebbe essere nuovamente colmato, ho provato l'eccitazione di una sfida che ha qualcosa di nuovo ma anche di antico". Massì diciamocelo, ha ragione Linda, Massimo "nonè mai stato così felice" come ora, sembra che lui, fermo mentalmente all'eskimo, sia tornato imprevedibilmente giovane a 68 anni. Lo spiega Fausto, un vecchio militante che é venuto in autobus fin qui solo per vedere se al mondo c'è ancora qualcosa "veramente di sinistra". "La verità é che D'Alema ha un concetto largo, ma puro, dell'essere di sinistra, dunque non poteva che rinascere qui in questa assise di progressisti combattenti di cui lui, perfino senza galloni, è il Comandante ideale" sentenzia l'ex operaio siderurgico oggi in pensione. "Io lo voterò" prosegue lucido "anche se lo sappiamo tutti come andrà a finire. Lui non vincerà ma farā perdere il Pd. Alla fine chi ci guadagnerà saranno o Berlusconi oppure Grillo". Fausto non é il solo a pensarla così, proprio adesso che il "nuovo" avanza trainato preferibilmente dagli scissionisti piddini, tutti rigorosamente antireziani, ē legittimo politicamente chiedersi: che ne sarà del partito di Grasso, D'Alema, Fratoianni o Civati, Bersani & Fassina?
Liberi e uguali
A nessuno é sfuggita due giorni fa la coincidenza del "cattivo compleanno", lo ha ricordato Federico Geremicca su La Stampa, l'anno scorso, era il 4 dicembre, la sconfitta di Renzi.
Il 3 dicembre, la nascita di Liberi ed eguali. E in mezzo dodici mesi meno un giorno, di grande guerra all'ex Rottamatore. Nessuna paura, dunque, che sia un pessimo viatico il fatto che ad applaudire D'Alema-Grasso sia il centro destra? Probabilmente qualcuno teme il ritorno al futuro di Berlusconi, però sull'onestá intellettuale dalemiana scommettono in tanti. Renzi che si domanda se comanderà effettivamente Grasso o se sarà ancora D'Alema a dare le carte, in questo caso fa semplicemente il suo mestiere. D'altronde, Grasso dal palco - sarà stata l'emozione o il suo essere svagatamente neofita- non ha fatto molto per smentire la vulgata secondo cui la coalizione è figlia di una guerra fratricida tutta interna al Pd, un vero regolamento di conti. Questioni mediatiche che nulla hanno realmente a che fare con l'essenza di Liberi ed eguali. L'importante é che la gente sappia, senta, come sostiene lady D'Alema, che questo è un nuovo inizio, una cosa bella, la sinistra che torna a parlare alla gente, la politica a misura di "persone" non di poltrone.
Purtroppo anche i tifosi del rassemblement Fratoianni-D'Alema, pur felici d'aver trovato un candidato premier presentabilissimo (Grasso) non possono fare a meno di ricordare che il referendum costituzionale ha terremotato la sinistra rianimando Berlusconi o legittimando i Cinque stelle che aspettavano solo quella scintilla per entrare in orbita. E pensare che il referendum era nato per ridisegnare la geografia istituzionale del paese, per lanciare un nuovo Pd animato dal sogno di grandi riforme economiche e politiche. Invece ha cambiato "solo" la mappatura politica, appannando i risultati - oggettivamente positivi- del governo renziano. Adesso, come dice il marito di Linda D'Alema, bisognerebbe essere "il mago Otelma per sapere quanto prenderà il movimento alle prossime elezioni", però l'ipotesi che venga fuori un numero a due cifre non è remota. Bisognerå vedere se quello spazio immaginato a sinistra - la patrimoniale sui redditi medio alti, la redistribuzione dei profitti, la solidarietà come mito fondativo- esiste realmente. O, se, invece, gli italiani non capiranno il senso o la portata della sfida operando una banalizzazione riduttiva del tipo: a sinistra del Pd ci sono gli scissionisti che odiano Renzi e basta. Che cosa accadrà lo scopriremo solo vivendo, come direbbe il poeta, ma di sicuro sarà qualcosa di buono, secondo Linda Giuva, sarà una rivoluzione, l'aria che tira é quella, la faccia allegra di Massimo poi, fa il resto. Che muoia il vecchio capitalismo democratico che sostenne Renzi (anche se oggi, come dimostrano i distinguo recentissimi di Sergio Marchionne, capo della Fiat, quel potere forte prende le distanze dallo spirito originario renzista), che vadano in soffitta i soloni che tifano per quella rivoluzione pacifica, piena di entusiasmo che aveva caratterizzato la nascita -prima dell'Ulivo, poi del Pd. Che avanzino, al contrario, i compagni veri, quelli che credono al motto che fu del maggio francese: da ciascuno secondo capacitå, a ciascuno secondo bisogno. Non a caso quando a D'Alema chiediamo conto dei giudizi taglienti pronunciati da Carlo de Benedetti sul suo movimento, il lider Maximo torna caustico: "Non ē un autore che leggo" sentenzia "non mi occupo di insider trading".
Che la campagna elettorale abbia inizio, Massimo, come dice Linda, è carico e felice, un combattente. Certo, se dovesse davvero tornare a soffiare il vento di destra, tutti loro, i liberi o gli eguali, dovranno vedersela con la propria coscienza. Noi siamo molto felici che il lider Maximo gioisca, anzi il suo nuovo sorriso ci piace, eccome. Non vorremmo tuttavia dover dire il giorno dopo le prossime elezioni del partito di Grasso premier ciò che dicevano i comunisti alla fine degli anni 70 dei radicali cioè che erano un movimento amato dagli americani destinato a spaccare la sinistra italiana.