La pandemia aumenta la povertà, più ospiti alle mense Caritas
Roma, 14 dic. (askanews) - A Milano sono aumentate del 45% le persone che sono ricorse agli Empori della Solidarietà della Caritas per fare la spesa. A Roma la Caritas ha registrato un aumento delle richieste di aiuto. Sempre nella capitale comunità di Sant'Egidio ha più che raddoppiato i pacchi alimentari destinati ai più svantaggiati. Ma la stessa situazione si riproduce in tutta Italia, da nord a sud. Aumentano i bisogni materiali, ma anche i disagi psicologici, crescono le richieste di aiuto da parte di chi già in passato si trovava in situazione di indigenza, ma anche di persone che per la prima volta si sono rivolte ad uno sportello. E la grande rete della Chiesa cattolica, a partire dalle Caritas diocesane, tenta di rispondere a queste necessità con l'aiuto di un silenzioso esercito di volontari.La Caritas ambrosiana ha appena aperto il decimo "Emporio della solidarietà", inaugurato nella mattina di domenica 13 dicembre a Rho dall'Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini. Dal 18 ottobre, data del Dpcm con il quale il governo ha imposto le nuove limitazioni anti contagio, sono aumentate del 45% le persone che sono ricorse agli Empori della Solidarietà per fare la spesa. L'incremento si somma a quello registrato dopo il primo lockdown di primavera, durante il quale i beneficiari erano raddoppiati. In due mesi dunque 3.160 impoveriti da Covid hanno dovuto fare affidamento su questa rete di assistenza per soddisfare un bisogno primario come il cibo, portando così gli utenti del servizio a superare quota 10 mila.Realizzato all'interno di un capannone di proprietà della parrocchia di San Paolo, ristrutturato grazie al contributo della Robert F. Kennedy Human Rights Italia, il nuovo Emporio della solidarietà di Rho sarà gestito dalla Cooperativa Intrecci in collaborazione con le Caritas parrocchiali del Decanato. "Voluti da Caritas ambrosiana per affiancare la tradizionale forma di aiuto alimentare che avviene nelle parrocchie attraverso la distribuzione di pacchi viveri, gli Empori si sono rivelati un'essenziale rete di protezione per le famiglie impoveritesi durante la crisi sociale che è seguita alla pandemia di Covid 19. Proprio in previsione delle macerie sociali che la pandemia si lascerà alle spalle, Caritas ambrosiana ha in programma nei prossimi mesi di implementare tale rete, prevedendo altre due aperture", ha detto Andrea Fanzago, responsabile Area povertà alimentare di Caritas ambrosiana.
La possibilità offerta alle famiglie di fare la spesa come se fossero in un qualsiasi supermercato tra un'ampia varietà di prodotti salvaguarderà la dignità e favorirà la responsabilità delle persone.A Roma "non è stata tanto la risalita dei contagi a far aumentare la richiesta dei bisogni, ma le restrizioni delle attività commerciali e produttive hanno prodotto pesanti conseguenze sociali, determinando la perdita di molte possibilità lavorative per gli ultimi della fila", ha detto recentemente don Ben Ambarus, direttore della Caritas diocesana di Roma. "Quest'anno c'è stato un aumento delle richieste di aiuto, sia nei mesi del primo lockdown che in quelli successivi, dell'estate. E poi di nuovo con l'ondata autunnale. In città c'è un enorme numero di persone che vivono di piccoli espedienti, di lavoretti in nero, di lavori precari. Chiedono aiuto padri e madri di famiglia che non riescono a pagare affitti e bollette". Quanto sia diffuso a Roma il lavoro nero, in particolare, "è stata una scoperta dolorosa. Abbiamo sempre pensato che le povertà maggiori su Roma fossero legate alla mancanza di una casa, all'estrema solitudine degli anziani, ai problemi economici spesso legati a forme di ludopatia". Domani, martedì 15 dicembre, la Caritas romana presenta la quarta edizione del Rapporto "Povertà a Roma: un punto di vista" realizzato dalla Caritas diocesana. Il volume, 130 pagine ricche di infografiche e tabelle, documenta le numerose iniziative promosse dalle parrocchie di Roma nel periodo del lockdown fino al mese di ottobre. Dati sugli aiuti alimentari, la distribuzione dei buoni spesa, le mense sociali, le numerose iniziative di prossimità promosse dalle comunità e un focus sull'attività del Fondo "Gesù Divino Lavoratore" voluto da Papa Francesco. Nel Rapporto, che ha per tema "Nessuno si salva da solo", vi è anche una sezione dedicata allo scenario economico-sociale della Capitale e un'analisi sull'efficacia delle misure messe in atto dalle istituzioni per far fronte alla crisi economica seguita alla pandemia. Completa il lavoro un'indagine realizzata in 177 parrocchie di Roma.Già nei giorni scorsi la comunità di Sant'Egidio rendeva noto che prima della pandemia i centri di distribuzione sono passati da tre a 28: "Da marzo abbiamo distribuito 150mila pacchi alimentari, due volte e mezzo in più rispetto all'anno precedente: prima distribuivamo una media di 7500 pacchi al mese, ora ne stiamo distribuendo 19mila al mese", ha detto il presidente Marco Impagliazzo. Per i senza fissa dimora "tutto è diventato più difficile". A Roma "i posti disponibili nei centri di accoglienza sono diminuiti a causa del distanziamento ma quel che ci preoccupa è che da parte del Comune non ne sono stati creati di nuovi. Il piano freddo deve ancora partire: è stato fatto un bando ma non ne conosciamo le risultanze". E l'arrivo del freddo non farà che peggiorare la situazione.Analoghe situazioni si ritrova in altre città d'Italia. "Sollecitiamo a prenderne consapevolezza e a far sì che questo tempo emergenziale possa vedere le comunità, lavorando un po' di più insieme, ancora più attente non esclusivamente sui bisogni alimentari (comunque importanti!) ma anche sui bisogni psicologici, sanitari ed educativi", l'appello della Caritas di Bari-Bitonto, che sottolinea, tra l'altro, la presenza di "adolescenti vittime di bullismo, giovani che stentano a vivere, senza progettualità, anziani soli, piuttosto che nuclei familiari 'sofferenti' per problematiche particolari (es. detenzione di uno dei coniugi, malattie di uno dei membri della famiglia)", nonché i ragazzi obbligati alla didattica a distanza ma "sprovvisti di supporti, mancano di un pc o non posseggono giga sufficienti per connettersi".A parte i bisogni alimentari, va registrata una fragilità diffusa, che assottiglia il confine fra la depressione e problemi psichici più importanti: "Ci sono sempre più persone che hanno problemi di disagio psicologico o psichico legato alla pandemia", ha speigato Lucia Foglino, responsabile dell'Osservatorio delle Povertà della Caritas diocesana di Genova. "Sono gli stessi che al primo lockdown avevano sofferto e manifestato un certo disagio a stare chiusi, nell'incertezza, nell'ignoto, senza chiarezza sul futuro. Ma tutto sommato avevano retto, forse perché si intravedeva un orizzonte di fine emergenza". Nella seconda fase, invece, quelle problematiche stanno venendo prepotentemente a galla. "Noi - dice ancora Lucia Foglino - temiamo di ritrovare quelle stesse persone (e non solo) segnate da un disagio psichico importante. Sono sempre di più quelli che telefonano per questo motivo: le sentiamo confuse, irritabili, instabili, hanno bisogno di parlare e magari si sono rivolte già a diversi servizi territoriali".