Amori, eccessi e violenza. Cosí la malavita si racconta sui social. Ecco i nomi e le storie
Il "Far West" del web dove anche i criminali si sentono "popolari"

“In futuro, ciascuno sarà famoso nel mondo per 15 minuti”. Quando Andy Warhol nel 1968 proferì la celebre frase, mai avrebbe potuto immaginare che la sua profezia avrebbe compreso anche la categoria dei “criminali”. Eppure oggi è così. Social come Facebook, Instagram e Youtube, per citarne solo alcuni,hanno offerto possibilità infinite di visibilità a chiunque. Anche a quelli che "prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività", come diceva Umberto Eco, e che "venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel". All’invasione "degli imbecilli", sempre per citare Eco, ora bisogna aggiungere anche quella dei "criminali social". Il "vaso di Pandora" è stato aperto e ciò che ne sta uscendo è sempre più inquietante.
Lo storytelling dei “criminali social”
Come i post pubblicati su Facebook da Roberto Spada, che la Procura di Roma considera una delle figure di riferimento del clan più importante di Ostia (come riporta Il Fatto Quotidiano). Su Facebook finiscono anche insulti ai partiti (soprattutto Pd) e anche a giornalisti, poi finiti sotto scorta. Non mancano proseliti (non ricambiati) al M5S e a Casapound e i classici messaggi inviati "ai tanti parenti e tantissimi amici" dietro le sbarre. E chi vuole, può seguire su Facebook le "avventure" di Massimiliano Casamonica. Lo storytelling “involontario” è una successione di post che ricostruiscono, passo dopo passo, gli amori, gli eccessi, la sua intera vita.
Il fascino della "Gomorra virtuale"
Non si sa con quanta consapevolezza, ma di sicuro con una grande voglia di apparire, il web è anche l’opportunità di creare la propria "Gomorra virtuale". I social servono anche a interagire, a scambiarsi messaggi, a mantenere rapporti e relazioni, ma anche a ostentare, ad attaccare e a minacciare. Forse si ha la sensazione che ciò che appare sulla Rete resti confinato là. Peccato che a monitorare le attività social dei “criminali” sono anche le forze dell’ordine. Meglio così. Nando Di Silvio, altro personaggio che impazza sui social, mostra orgoglioso su Facebook statue d’argento, catene d’oro e tatuaggi con manette spezzate. Ma sui social impazzano anche le sfide digitali dei giovani camorristi. Sempre Il Fatto quotidiano cita come esempio le pagine di Ciro Maffè e Silvestro Sequino Pellecchia. Ciro è stato assassinato in un agguato lo scorso 3 agosto a Napoli, ma il suo profilo "Nato per combattere" è ancora visibile in rete.
Le parodie web ispirate al crimine
Mentre prende spunto da Romanzo criminale la parodia “Storia criminale”, ispirata alle vicende della Banda della Magliana, anche se la serie è ambientata a Marcianise, in provincia di Caserta, e non a Roma. La serie, di cui sono stati realizzati otto episodi, segue le avventure di criminali locali in piena corsa per il potere. Le gag sono divertenti e seguitissime dal pubblico locale.
I ricatti che distruggono la reputation
Poi ci sono le gang criminali, in particolare di Marocco e Tunisia, che usano finti profili social per ricattare gli utenti che cadono nella rete dei video hot rubati. Il copione è sempre lo stesso: ragazze carine che ingaggiano ignari utenti on-line per coinvolgerli in pratiche sessuali, rigorosamente registrate da una telecamera nascosta. Il business è redditizio: fino a 15 mila euro per evitare la gogna mediatica e la reputazione rovinata. Ogni anno sono decine le denunce alla Polizia Postale, ma sono anche molti quelli che decidono di pagare per evitare che il loro video possa essere pubblicato sul web. Se si finisce in questa spirale, l’unico consiglio è denunciare il caso, non pagare, e cancellarsi immediatamente da ogni profilo social. Ma un “omicidio virtuale” è sempre un omicidio.