[L’inchiesta] Politici, imprenditori, giornalisti e sindacalisti. Ecco chi sono i 600 italiani sotto scorta con 2070 agenti e 200 milioni di euro di costi

La categoria più “protetta” è quella dei magistrati, 267. Segue quella degli “esponenti politici nazionali e locali”, composta di 74 persone. Dell’elenco dei politici non fanno invece parte gli “esponenti governativi”, che sono 26. Nel 2017, rispetto all’anno precedente, sono state decise 88 nuove scorte e ne sono state revocate 59, mentre 69 sono state rimodulate, cioè depotenziate

[L’inchiesta] Politici, imprenditori, giornalisti e sindacalisti. Ecco chi sono i 600 italiani sotto scorta con 2070 agenti e 200 milioni di euro di costi
TiscaliNews

Il primo a farsi avanti è stato l’ex ministro Graziano Delrio. “Togliere la scorta a Roberto Saviano? Gli diano la mia”. L’attuale capogruppo dem alla Camera dei deputati usufruisce ancora della protezione perché la legge prevede che gli ex ministri che ne avevano diritto continuino ad averla per un periodo di tempo anche dopo la cessazione del mandato. Dunque, avranno auto blu e uomini a guardare le loro spalle lui e il suo successore Danilo Toninelli, l’ex ministro degli Esteri Angelino Alfano ed Enzo Moavero Milanesi, Beatrice Lorenzin e Giulia Grillo.

File scorte

A riaprire “il file scorte” è stata la “minaccia” di Matteo Salvini allo scrittore autore di Gomorra, nel mirino di Casalesi e narcos, costretto a vivere all’estero e sotto protezione da più di un decennio. Ma quante sono oggi le scorte, e chi ne ha diritto? La risposta è contenuta nel “Punto di situazione” che l’Ucis, l’Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale, ha consegnato all’uomo che sedeva al Viminale prima del segretario leghista, cioè a Marco Minniti. I “soggetti destinatari di misure di protezione personale” sono 574. La categoria più “protetta” è quella dei magistrati, 267.

Esponenti politici nazionali e locali

Segue quella degli “esponenti politici nazionali e locali”, composta di 74 persone. Dell’elenco dei politici non fanno invece parte gli “esponenti governativi”, che sono 26, mentre ci sono i “dirigenti ministeriali e della pubblica amministrazione”, perlopiù capi di gabinetto dei ministeri più importanti e capi dipartimento alla guida di strutture delicate. Ventisei sono i diplomatici scortati dentro il Paese (quelli all’estero lo sono tutti, molti di più), cioè meno dei trentasei “imprenditori e dirigenti stranieri” sotto tutela.

Capi di sindacato

Nell’ultimo elenco consegnato, aggiornato al 30 dicembre 2016, si segnalano anche 13 appartenenti alle forze armate, 9 alla Polizia e cinque capi di sindacato. Sono scortati da sempre i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. C’è stato un periodo nel quale le Brigate Rosse uccidevano i consulenti dei ministeri come Marco Biagi e Massimo D’Antona, ma oggi i “consulenti governativi e docenti universitari scortati” sono soltanto sei.

Giornalisti

Hanno diritto alla protezione statale  anche 19 giornalisti - perlopiù direttori -, 12 religiosi, 5 tra ex collaboratori di giustizia e testimoni di giustizia, 5 famigliari di queste due ultime categorie. Poche settimane fa il Movimento 5 stelle ha protestato perché si era ventilato di togliere la scorta ad Ignazio Cutrò,  l’imprenditore siciliano di Bivona che con le sue denunce aveva fatto arrestare boss del suo Paese. Un sistema di protezione è applicato anche a due avvocati di collaboratori di giustizia e a dieci esponenti di associazioni imprenditoriali ed enti no profit, come il leader di Confindustria e le ong antimafia.

Come si ottiene la scorta

Secondo il rapporto, questo mega dispositivo impegnava in totale 2070 persone provenienti dalla Polizia di Stato, dall'Arma dei Carabinieri, dalla Guardia di Finanza, dalla Polizia Penitenziaria e anche dal Corpo Forestale dello Stato. Si fa presto a dire “scorta”, ma come la si ottiene? I prefetti possono segnalare all’Ucis personalità che a loro avviso necessitano di una scorta, motivando la richiesta con le risultanze di un’indagine sommaria che dimostri che il soggetto indicato sia sottoposto a un pericolo reale  L’Ucis fu “inventato” dal governo di Silvio Berlusconi proprio dopo le polemiche seguite all’attentato contro Marco Biagi, e ha il compito di decidere l’applicazione dei dispositivi “attraverso la raccolta e l’analisi coordinata delle informazioni relative alle situazioni personali di rischio”.

Rischio concreto

Assegna una tutela solo in presenza di “un rischio concreto” e può revocarla soltanto dopo aver stabilito che “il pericolo sia cessato”. L’Ufficio, suddiviso in 4 diversi dipartimenti, ha fisicamente sede al Viminale ed è  guidata da un prefetto.  Gode di autonomia e, quindi, sulla carta, non può essere influenzato dal titolare del dicastero. E’ questo ufficio che decide quale “livello” di intervento dello Stato sia necessario. Quello basico è definito di “vigilanza” ed è applicato a chi corre un pericolo blando. Il servizio per questa classificazione può essere “flessibile” o “fisso”: nel primo caso un’auto della Polizia passa più volte al giorno nelle vicinanze del posto di lavoro o dell’abitazione del soggetto a rischio; nel secondo gli agenti restano fermi fuori dal luogo con un presidio fisso.A mano a mano che sale il rischio per il soggetto da “tutelare”, sale anche il livello del controllo. Esistono  quattro tipi di “scorta”.

Livello più alto

Il livello più alto, quello massimo, prevede l’assegnazione di tre auto blindate con tre agenti per ogni auto. E’ quello riservato ai ministri più a rischio come quello dell’Interno, quello degli Esteri e quello dell’Economia e a quei magistrati perennemente sotto minaccia delle mafie. In totale sono soltanto venti.  

Secondo livello

Il secondo livello prevede due auto blindate con tre agenti ciascuna: è quello che riguarda i ministeri delicati ma non di interesse internazionale, come ad esempio il ministero della Salute. Il terzo livello di allerta prevede un’auto blindata con due agenti a disposizione. Il quarto livello è quello dei ministri senza portafoglio con un servizio ancora più blando. 

Membri del Csm e della Corte Costituzionale

Hanno tutele anche i membri del Csm e della Corte Costituzionale. Negli ultimi anni si è spesso parlato di “sfoltire” questo apparato che è particolarmente invasivo nella città d Roma. Il giorno del giuramento del governo di Enrico Letta, però, ci fu un tentativo di attentato costato moltissimo al militare Giuseppe Giangrande, che era di vigilanza sotto Palazzo Chigi, e quell’episodio convinse i responsabili dell’ordine pubblico a non ridurre i dispositivi ma anzi a rafforzarli. Matteo Renzi, quando era premier, quattro anni fa, parlò di ritoccare il numero degli agenti impegnati, ma senza troppo successo. Il capo della Polizia Franco Gabrielli è riuscito negli ultimi anni a ritoccare al ribasso i numeri, specie “rimodulando” le scorte già esistenti.

Distribuzione delle misure di protezione

C’è una certa variabilità. Nel 2017, rispetto all’anno precedente, sono state decise 88 nuove scorte e ne sono revocate 59, mentre 69 sono state rimodulate, cioè depotenziate. A livello locale - cioè regionale - ci sono altre trenta scorte che vanno aggiunte al numero generale e portano il totale sopra quota 600. La distribuzione delle misure di protezione vede in un ruolo preponderante la Regione sede delle istituzioni centrali, cioè il Lazio, e quella della mafia, cioè la Sicilia. Queste due Regioni sono immediatamente seguite dalla Campania e dalla Calabria, ma pure in  Lombardia ci sono il 5,2% delle scorte di tutto il Paese.

Il costo

Quanto costa garantire la sicurezza alle personalità più a rischio del Paese? L’unico calcolo attendibile risale proprio ai mesi successivi all’omicidio di Marco Biagi quando, davanti al Parlamento, la spesa fu quantificata in 250 milioni di euro all’anno. Da allora, però, i costi dovrebbero essere diminuiti.