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L'Italia sta vincendo la guerra contro l'Isis. Ecco i numeri che allontano (per ora) il rischio attentati

191 estremisti cacciati dall'Italia. Espulsione, come soluzione per impedire che possano portare a termine un attacco terroristico

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo   
Il presunto foreign fighter durante l'arresto

E siamo a 191 espulsi dal primo gennaio ad oggi. È la nostra carta vincente, per il momento, contro il terrorismo islamico. Che non esclude, naturalmente, nessuna ipotesi ma che abbassa la soglia di rischio. Stamani a Foggia un imam ceceno è stato arrestato. Dopo mesi di pedinamenti e di ascolto, la Finanza e la Digos di Bari sono arrivati alla conclusione che il ceceno Eli Bombataliev, foreign fighters si occupava dell'indottrinamento e del reclutamento di combattenti da inviare al fronte.

Un terrorista che ha combattuto in Cecenia e in Siria e che si era trasferito in Italia da dove faceva la spola con il Belgio. Addirittura sarebbe stato uno dei soldati che all'inizio del dicembre del 2014 partecipò all'assalto della casa della stampa a Grozny. Secondo la nostra intelligence, Bombatiev faceva parte del gruppo terroristico jihadista “Emirato del Caucaso”, legato ad Al Qaeda. Insieme a lui, sono stati fermati e già espulsi una donna russa e due fratelli albanesi.

Dunque, finora sono stati rimpatriati quasi duecento estremisti, radicalizzati, foreign fighters tenuti sotto osservazione dal nostro Antiterrorismo, dalla nostra intelligence. E poi sostenitori sul web alle ragioni ideologiche e alla causa dell'autoproclamato stato islamico. Li seguiamo e quando avvertiamo che il processo di radicalizzazione è compiuto li cacciamo perché rappresentano un pericolo per la sicurezza nazionale.

Espulsione, come soluzione per impedire che possano portare a termine un attacco terroristico. La valutazione tra prova processuale e indizi sull'esistenza di soggetti a rischio ci porta alla loro espulsione, anche sulla base dell'esperienza di questi mesi.

Dopo gli attacchi di Parigi (13 novembre 2015) e Bruxelles (22 marzo 2016), che per l'Antiterrorismo francese e belga furono sferrati dalla stessa cellula terroristica dell'Isis, tutto quello che è accaduto dopo è iniziativa dei singoli ispirati dall'Isis. E molti degli attentatori suicidi non risultavano segnalati come possibili terroristi.

Un aspetto che i nostri investigatori e 007 coltivano molto sono le moschee e i centri culturali. Ritenendo che la radicalizzazione passi anche attraverso gli imam. E infatti ben 14 imam sono stati espulsi e anche due responsabili di centri culturali. Ritenuti tutti responsabili di iniziative estremiste e di incitamento alla violenza interreligiosa e interrazziale.

Colpisce che dopo una iniziale «infornata» di radicalizzati espulsi nel 2015, quasi cento, nel 2016 sono stati 55 gli espulsi ma in questi primi sei mesi del 2017 sono già arrivati a 70. È facilmente ipotizzabile che con la sconfitta militare sul campo, in Siria, le truppe dell'Isis battano la ritirata e si disperdano o nei Paesi d'origine o in quelli dove hanno vissuto, in Europa. E questo per noi è un momento molto delicato, tanto che le nostre antenne sul territorio sono in allarme.

La nazionalità con un più alto numero di espulsi è il Marocco, segue la Tunisia. Dei 192 espulsi per motivi di sicurezza nazionale ci sono anche i pachistani e la filiera slava (Macedonia, Kosovo e Albania). E poi Algeria, Egitto, Iran, Siria, India e Afghanistan.

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo   
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