Gli insegnanti (e gli studenti) promuovono la Dad. "Fatti passi da gigante, anche i ragazzi oggi più consapevoli"
La vicepresidente dei dirigenti scolastici, Randazzo: "La scuola è cresciuta in qualità, stiamo attenti a non disperdere un patrimonio importante quando la pandemia sarà passata". L'intervista
Sono solo tre su dieci gli italiani che giudicano la Dad in maniera positiva. Un risultato non certo lusinghiero ma che non poteva essere altrimenti viste le polemiche innescatesi in questa seconda fase di chiusura delle scuole. Anche perché la scuola è la prima istituzione ad essere stata sacrificata sull'altare della sicurezza sanitaria. Che, nel pieno della difficile campagna vaccinale, resta un miraggio lontano. Una ricerca dell'istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini - nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile - però sottolinea che sia insegnanti che studenti hanno migliorato il loro giudizio sulla scuola a distanza, risultato tutt'altro che scontato a un anno dall'inizio della pandemia. A questo si sommi il 34% dei genitori mentre quasi un docente su 2 (48 per cento) giudica positivamente i risultati raggiunti dalla Dad, chiaro sintomo questo di una migliorata offerta formativa scolastica.
"In questo anno i docenti hanno lavorato molto per migliorare la tecnica e la didattica scolastica a distanza", spiega Angela Randazzo, dirigente dell'Istituto superiore comprensivo Educandato Statale "Maria Adelaide" di Palermo nonché vicepresidente dell'Andis (Associazione nazionale dirigenti scolastici). Per la professoressa si è fatto di necessità virtù, tanto che "oggi la scuola è davvero migliorata, è cresciuta qualitativamente e quantitativamente rispetto a qualche mese fa, anche se è chiaro - aggiunge - che la didattica a distanza non potrà mai sostituire le lezioni in presenza: il rientro e il ritorno alla normalità è la nostra unica meta".
Ma la tutela della salute viene prima di tutto. "La Dad è necessaria per la salvaguardia della nostra salute e in questo momento bisogna concentrarsi sulle vaccinazioni. Detto questo bisogna sottolineare che i docenti hanno acquisito grande padronanza degli strumenti tecnologici, affinando le tecniche di insegnamento e guadagnando competenza in tante attività in maniera telematica. Ma - continua la preside - anche i ragazzi sono cresciuti molto diventando più consapevoli, autonomi e capaci di un buon livello di autovalutazione". Tutto questo per Randazzo rappresenta "un patrimonio importante che migliorerà la scuola del futuro".
In Dad una "tendenza all'isolamento" dei ragazzi
Il giudizio delle studentesse e degli studenti riguardo alla scuola vissuta attraverso lo schermo del pc o del tablet non è sempre positivo. Stando a quanto sostiene un'altra ricerca pubblicata qualche giorno fa il 25 per cento dei giovani costretti alla Dad dichiara di aver subito "un peggioramento". Lo stesso rilevato da Demopolis che mette in risalto un certo disagio definito da 6 studenti su 10 come una "tendenza all'isolamento". La conferma arriva dai genitori (83%) che vedono l'assenza di relazioni sociali come la maggiore criticità della Dad.
"Questi purtroppo sono dati oggettivi - spiega la professoressa -: dove manca il controllo puntuale e l'interazione diretta è chiaro che le differenze vengono rimarcate e le personalità fragili, come quelle dei ragazzi più portati alla distrazione, soffrono particolarmente a causa dell'assenza del rapporto attivo con i compagni ma anche con la figura guida dell'insegnante". Le conseguenze le possiamo intuire se consideriamo che ovunque, ma soprattutto al Sud e nelle Isole, la pandemia ha accentuato il rischio della dispersione scolastica.
Bene i fondi per il sostegno psicologico
Per questo, sottolinea la docente, "ritengo significativo lo stanziamento da parte del Decreto Sostegni di fondi per la scuola (300 milioni di euro ndr) e in particolare per l'assistenza psicologica e pedagogica ai ragazzi e alle ragazze, sempre più vittime dell'insicurezza. Non dimentichiamo che l'adolescenza è una fase di passaggio molto delicata dove le fragilità personali o familiari possono determinare crolli preoccupanti", nota la dirigente. Situazioni che si accentuano laddove "le famiglie non sono in grado di assistere i figli nella Dad o che soffrono per un limitato accesso alla connessione".
Ma i mali della scuola, insiste Randazzo, non sono tutti ascrivibili al virus: "Già prima le classi-pollaio e le carenze strutturali degli istituti non favorivano l'inclusione scolastica, cosa che oggi deve far riflettere perché all'indomani dell'emergenza sanitaria, quando tutto sarà finito, bisognerà agire per il miglioramento generale della scuola, soprattutto al Meridione, dove è necessaria più attenzione per superare le spesso gravi divergenze territoriali. Quello di cui abbiamo bisogno - continua - è un lavoro sistemico che passa anche per il reclutamento di nuovi insegnanti: è urgente rafforzare il corpo docente che, come abbiamo visto, ha saputo rispondere egregiamente alla sfida della pandemia".