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L'inno nazionale potrebbe chiamarsi La Genovese. Storia di Fratelli d'Italia

L'inno di Mameli è stato suonato per la prima volta a Genova così come la Marsigliese è stato eseguita a Marsiglia

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
L'inno nazionale potrebbe chiamarsi La Genovese. Storia di Fratelli d'Italia

Lo fa ridendo, ma la sede in cui il sindaco di Genova Marco Bucci lancia la proposta di ribattezzare l’inno di Mameli “La Genovese, perché come la Marsigliese venne per la prima volta eseguita a Marsiglia, l’inno italiano è stato suonato per la prima volta a Genova”, è la più ufficiale a disposizione: il congresso nazionale dell’Anci, i sindaci italiani. Con il presidente della Repubblica al suo fianco.

E qui, nella frase del primo cittadino di Genova, c’è una parte di grande verità e una piccola forzatura sul versante francese da parte di Bucci, che però è abituato a cogliere il bersaglio grosso e a portare a casa il risultato

Del resto, a rafforzare le parole del primo cittadino di Genova davanti a Sergio Mattarella, è proprio il sito della presidenza della Repubblica che racconta la logica dell’inno nazionale e il suo legame con Genova: “Dobbiamo alla città di Genova Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli. Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria. L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese. Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della Repubblica Italiana”.

Il riferimento a Verdi non è casuale, visto che in tempi di Lega secessionista, Umberto Bossi volle “Va pensiero” e non “Fratelli d’Italia” come inno della Padania ad aprire le sedute del Parlamento del Nord.

E allora, raccontiamola la storia di questo inno che divenne un commovente pezzo sul palco del Festival di Sanremo grazie a Roberto Benigni che raccontò la splendida storia di questi due ragazzi genovesi, Goffredo Mameli e Michele Novaro, che a vent’anni scrissero quello che oggi è l’inno nazionale.

Ma andiamo per ordine, partendo dall’antefatto: il 5 dicembre 1746, infatti, Genova si ribellò all’occupazione austriaca, con il famoso gesto del “Balilla”, Giovan Battista Perasso, un ragazzo undicenne, che, al grido “Che l’inse”, cioè “Volete che cominci?” e in senso lato “Volete la guerra?”, fece scattare la rivolta popolare contro gli stranieri occupanti.

Le autorità dell’epoca fecero voto alla Madonna, già intesa come Regina e protettrice di Genova fin dal 1637, che se gli austriaci fossero stati scacciati, tutti gli anni sarebbero saliti al Santuario di Nostra Signora di Loreto in Oregina, un quartiere genovese, per lo scioglimento del voto.  

A questo punto occorre fare un passo avanti di 101 anni e cinque giorni e arriviamo al 10 dicembre 1847, quando, ricordando quell’evento si verificò un altro importante fatto storico di cui Goffredo Mameli fu uno dei principali animatori: trentamila patrioti provenienti da ogni parte d’italia sfilarono dall’Acquasola – un parco al centro della città - ad Oregina cantando per la prima volta in pubblico il “Canto degli Italiani”, cioè quello che sarebbe poi diventato l’inno nazionale, con l’accompagnamento della Filarmonica Sestrese e sventolando il tricolore. 

Secondo alcuni documenti, il testo venne composto a Carcare, in Valbormida, in provincia di Savona, nella attuale sede del liceo "Calasanzio", presumibilmente nel locale oggi destinato a sala professori. E ci fu anche una prima esecuzione, ma praticamente solo una prova generale della manifestazione che vi ho raccontato.

Insomma, fin qui, Bucci era stato perfetto per sostenere la sua tesi, a favore del cambio di nome dell’inno in “La Genovese”, che a oggi è soltanto un condimento bianco a base di cipolle e carne di manzo, tipico della cucina napoletana, ottimo sulla pasta.

L’unica imperfezione del sindaco di Genova nel suo ragionamento è rivelata dal più colto dei giornalisti italiani, uno che mangia pane e libri, Stefano Rissetto, praticamente un Pico della Mirandola 4.0, più decisivo del “Quesito con la Susi” o, sempre per restare alla “Settimana enigmistica”, della rubrica “Forse non tutti sanno che”: “La “Marsigliese” non fu eseguita per la prima volta a Marsiglia, ma a Strasburgo nel 1792, col titolo “Canto di guerra per l’Armata del Reno”. Il giovane capitano Rouget de Lisle, vita grama tra l’altro malgrado l’invenzione, l’aveva scritta come canzone marziale; non immaginava che ci sarebbe voluto ancora un anno e la possanza di baldanzosi volontari - appunto  marsigliesi - in marcia su Parigi per avviarla al destino e alla storia”.

Ma, raccontata tutta la parte storica alla base dell’inno nazionale italiano, va detto che l’idea di Bucci sembra perfetta anche per evitare rischi durante le campagne elettorali per la “par condicio” ora che Fratelli d’Italia è il nome del partito di maggioranza che esprime la presidente del Consiglio dei ministri.

E pensare che, fino al 15 novembre 2017, il fatto che “Il canto degli italiani”, cioè “Fratelli d’Italia”, fosse l’inno nazionale non era normato in alcun modo e veniva eseguito solo per consuetudine, senza che nessuna legge lo riconoscesse.

Disparità notevolissima rispetto alla bandiera, a cui è dedicato addirittura un intero articolo della Costituzione della Repubblica italiana, per la precisione il 12: ”La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”. Parole che figurano nei “Principi fondamentali” della Suprema Carta, quelli intangibili.

Insomma, l’inno finalmente, se non in Costituzione, almeno ora ha una sua legittimazione giuridica a livello legislativo. E qui permettetemi una citazione personale: perché fu una battaglia che condussi sei anni fa sul mio blog “La Puntina”, una piccola imbarcazione pirata del web, e che trovò ascolto in Parlamento, tanto che il 15 novembre 2017 ci fu il via libera all'unanimità anche a Palazzo Madama alla proposta di legge per il riconoscimento del “Canto degli Italiani” di Mameli e Novaro quale inno ufficiale della Repubblica. "La commissione – spiegò il relatore della legge, il senatore azzurro genovese Roberto Cassinelli, uno che pare uscito dal Risorgimento per lo stile impeccabile di ogni suo movimento e dei suoi principi, un liberale storico che sembra preso di meno dai libri di storia - ha votato il testo composto da un unico articolo che fissa i termini per lo spartito originale e le modalità di esecuzione di quello che conosciamo come 'Fratelli d'Italia"”.

Non bastasse, il Consiglio comunale di Genova ha votato anche in questo caso in modo bipartisan, la definizione di Genova come “Città dell’Inno”, esattamente come Reggio Emilia è “Città del Tricolore”.

Insomma, “La Genovese” ha già un sapore forte.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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