Cari sindacati non difendete gli infermieri che chiedono i danni perché sollevare i malati nuoce alla salute

Certe notizie somigliano quasi a barzellette, per quanto sono assurde, spiazzanti, comiche. A quanto pare alcuni infermieri di Belluno hanno deciso che sollevare i pazienti sulla barella nuoce alla loro salute, crea danni alla colonna vertebrale, produce strappi, ernie, discopatie, infelicità varie. Per questo hanno chiesto un risarcimento al Giudice del Lavoro, e l’udienza si terrà il prossimo 13 settembre.
Chissà, forse a questa protesta ne seguiranno altre: insegnanti colpiti da danni polmonari causati dalla polvere del gessetto, sarte ferite dall’ago con cui rammendano, pescatori destabilizzati dal mal di mare, commesse segnate da claustrofobia da negozio e vigili urbani sconvolti da agorafobia da piazza. Ogni mestiere in fondo ha i suoi pericoli: anche io che ora scrivo questo articolo improvvisamente temo di subire fastidi agli occhi dalla luce del computer, e più avanti, a scuola, potrei ferirmi se il pesante dizionario della lingua italiana mi cadesse sul piede!
Chissà, forse esistono anche stambecchi che soffrono di vertigini e pesci idrofobi. Insomma, siamo nel mondo della protesta infinita, della scontentezza cronica, e forse anche della furbizia militante! E’ triste constatare che troppa gente fa il proprio lavoro senza ricavarne alcuna soddisfazione, cercando solo di arrivare alla fine del mese e magari anche di squagliarsela prima adducendo le scuse più inverosimili. Non è il caso di citare l’amor fati di Nietzche, di tirare in ballo concetti troppo elevati: basterebbe che tutti facessimo ciò che ogni giorno dobbiamo fare con un minimo di passione, senza il solito corteo di lamentazioni, piagnistei, vittimismi.
E su, dai, alziamo questa barella e questo povero disgraziato che ci sta sopra senza protestare, anzi, addirittura con un certo orgoglio, perché aiutare chi sta male è una cosa bella, giusta, nobile. Magari lottiamo per avere un aumento di stipendio, la vita costa, i figli crescono, i soldi mancano, ma non sviliamo il nostro lavoro con rivendicazioni grottesche, non sputiamo sull’unico piatto che abbiamo. I sindacati hanno sempre giustamente difeso i lavoratori, e noi siamo grati al loro impegno, però in certi casi sarebbe meglio se lasciassero cadere certe richieste. Ricordo ancora alcune insegnanti che brindavano alla loro pensione, e avevano poco più di quarant’anni. Speriamo che gli infermieri di Belluno non brindino davanti alle barelle e ai malati lasciati a terra.