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Perugia, ecco da chi è partita l'inchiesta. Così le diverse correnti dei magistrati si spartivano i posti

Intanto presto saranno interrogati Luigi Spina, membro del CSM, e il pm Fava, ambedue indagati per violazione di segreto e favoreggiamento

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo   
Perugia, ecco da chi è partita l'inchiesta. Così le diverse correnti dei magistrati si spartivano i...

Plenum straordinario, del Csm. Per riaffermare la "funzione istituzionale", "a tutela della intera magistratura", di palazzo dei Marescialli. Intanto sono arrivati al Csm nuovi atti della inchiesta della Procura di Perugia che coinvolge magistrati di diversi uffici giudiziari e anche dello stesso Consiglio superiore della magistratura. Intanto presto saranno interrogati Luigi Spina, membro del CSM, e il pm Fava, ambedue indagati per violazione di segreto e favoreggiamento.

Sconvolgente noir emerge dagli atti

Ci sono toghe corrotte, altre indagate solo per violazione di segreto e favoreggiamento, tutte coinvolte nella trama avvolgente di una lobbie di faccendieri. Ma ci sono anche i magistrati vittime di questo complotto criminale. E poi politici che sembrano più servi sciocchi che protagonisti negli incontri con i lobbisti sulle decisioni che il Csm deve prendere per le nomine dei vertici dei diversi uffici giudiziari.

Sono annichiliti i magistrati italiani

Quelli iscritti alle diverse correnti e le anime solitarie. Anche i comunicati di presa di distanza, di sospensione o di annuncio di autosospensione dei magistrati coinvolti nelle inchieste sembrano scontati, quasi dovuti. Non c'è in realtà la consapevolezza del momento drammatico in cui è precipitata la magistratura e il Csm, organo di autogoverno delle toghe presieduto dal Capo dello Stato. Se non fosse diventata pubblica l'esistenza della inchiesta perugina magari a quest'ora i giochi per la nomina a procuratore di Roma sarebbero stati fatti. E anche quelli per il procuratore di Perugia (ufficio che per competenza si occupa delle inchieste sul Tribunale di Roma).

Le sorprese nelle prossime settimane

Il fermo immagine che l'inchiesta ci consegna è una brutta pagina del sistema che si perpetua dal secolo scorso sulle nomine degli uffici giudiziari. Più che la meritocrazia conta la cordata in cui il magistrato che deve essere promosso, nominato, eletto si ritrova. E dunque le diverse correnti delle toghe si “spartiscono” i posti in una logica di rappresentanza. Ora la inchiesta che vede indagato l'ex componente del Csm, ex presidente dell'Anm e candidato a procuratore aggiunto di Roma, Luca Palamara, cambia tutto. Cambia lo stesso punto di vista della vita ordinaria della magistratura, anche con i suoi difetti.

Come è partita l'inchiesta

Da quello che filtra dai fascicoli depositati e le dichiarazioni dei diversi protagonisti, l'inchiesta di Perugia prende corpo quando, indagando sui movimenti bancari e le carte di credito di Fabrizio Centofanti, arrestato e indagato in Sicilia e a Roma per reati fiscali prima e poi per corruzione in atti giudiziari, gli 007 della Finanza collegano Fabrizio Centofanti a Luca Palamara. E quindi parte delle carte vengono spedite a Perugia per competenza, essendo Palamara magistrato in servizio della Procura di Roma.

Gli indagati 

I magistrati indagati a Perugia sono Palamara, il pm Stefano Fava e Luigi Spina, oggi componente del Csm. C'è un altro sostituto procuratore di Roma finito sotto osservazione perché in cambio del trasferimento di un fascicolo a Siracusa avrebbe ottenuto una “utilità”, un'auto per la moglie. C'è poi il capo di un ufficio giudiziario del Mezzogiorno che viene trasferito in un'altra città dove uno dei lobbisti, un avvocato, ha interessi e aziende da tutelare. L'avvocato e il suo socio addirittura trasferiscono la loro residenza fiscale nella provincia dove è diventato procuratore il loro amico. E anche il comportamento di questo magistrato viene valutato dai pm di Perugia.

Le rivelazioni di Calafiore

Interrogato dalla procura di Messina, l'avvocato Giuseppe Calafiore (finito in carcere insieme a Centofanti, all'avvocato Amara e al pm di Siracusa Giancarlo Longo) mette a verbale: "Ricordo che, in occasione di elezioni politiche, stavano facendo una sorta di commissione di studi e si erano interessati, mi disse Amara, tramite Gianni Letta e la Gelmini, per l'elezione a deputato di Filippo Paradiso, che lavora al ministero dell'Interno. Poi però non se ne fece nulla. Questa commissione di studi che doveva essere composta da magistrati di un certo rilievo, doveva avere lo scopo di formulare proposte di legge, per esempio in materia fiscale o di prescrizione e di sequestri per equivalente, tutte materie che potevano essere di interesse di alcuni clienti di Amara".

"Quando ci fu la questione dei magistrati del Consiglio di Stato (dell'età del pensionamento dei magistrati, ndr) ricordo che Amara, tramite Verdini, cercava in tutti i modi di non fare abbassare i limiti di età, questo al fine di mantenere alcuni membri in servizio. Secondo il periodo, i contatti di Amara sono stati diversi. E' stato verdiniano, ha avuto rapporti con Bacci, Lotti, Saverio Romano». Il pm chiede dei loro rapporti con il Csm. «La catena è la seguente: Centofanti, Amara, Palamara.

I rapporti Centofanti e Palamara

"Centofanti e Amara hanno parlato più volte di Palamara". Giancarlo Longo, pm di Siracusa finito in carcere, mette a verbale: "Mi viene riferito da Calafiore che è in grado di gestire i voti di Unicost tramite Palamara, intimo amico di Centofanti. Io all'epoca simpatizzavo per Magistratura Indipendente".

Ma l'inchiesta della Procura di Perugia si ritrova a documentare in tempo reale quello che accade alla vigilia della nomina dei nuovi vertici delle Procure di Roma e di Perugia. Va detto che finora non sono state contestate condotte penalmente rilevanti. Ma ciò non toglie che la degenerazione e la sudditanza alla lobbie rende la credibilità del Csm quasi a zero. Degli incontri tra Palamara e gli ambasciatori della corrente renziana del Pd, Luca Lotti (ex ministro dello sport) e di Cosimo Ferri (uomo delle tessere dei magistrati di Magistratura indipendente, ex sottosegretario alla giustizia e oggi onorevole del Pd), si è già detto. Poi si sono aggiunti in questi incontri anche tre membri togati del Csm, Luigi Spina, Corrado Cartoni e Antonio Lepre.

Le trame

Una parte della lobbie tramava contro il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone (da pochi giorni in pensione) e l'aggiunto Paolo Ielo. E nello stesso tempo lavorava per costruire il consenso sulla scelta del prescelto, il procuratore generale di Firenze, Marcello Viola. E anche su Perugia, Luca Palamara si dava un gran daffare. Non digeriva la candidatura di Giuseppe Borrelli, procuratore vicario di Napoli, che mai avrebbe portato avanti la vendetta della lobbie contro Pignatone e Ielo. E avrebbe preferito che fosse nominato a Perugia Francesco Prete, la cui “compagna” è presidente di sezione del Tribunale di Roma.

 

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo   
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