Arresti ultras: ecco cosa rischiano Inter e Milan. Il punto sull’inchiesta
Dalle indagini della procura di Milano emerge una carenza nei controllo per l’accesso alla stadio e la cessione di biglietti a soggetti appartenenti alla criminalità organizzata che hanno poi fatto bagarinaggio. E ancora gli incontri dei capi ultrà con i giocatori di Inter (Skriniar) e Milan (Calabria
Dopo il blitz che ha spazzato via i vertici delle due curve di Milan e Inter, per le attività illecite e le infiltrazioni della criminalità le due squadre rischiano anche l'amministrazione giudiziaria nel caso in cui non riuscissero a dimostrare di non avere alcun legame che configuri forme di intimidazione o di assoggettamento nei confronti degli ultrà. Sarebbe questa una possibile conseguenza del "procedimento di prevenzione" attivato dalla Procura di Milano in seguito all'inchiesta sulle infiltrazioni criminali nel tifo organizzato milanese. Entrambe le squadre si sono resi immediatamente disponibile a collaborare con gli inquirenti per fornire qualsiasi documentazione e informazione richiesta.
L’inchiesta
Ma il quadro che emerge dall'inchiesta corposa e articolata della Procura di Milano, preoccupa. Lo stadio di San Siro e le attività ad esso connesso sono "fuori da ogni controllo di legalità" anche a causa di "alcune carenze organizzative" dell'Inter nella "gestione dei rapporti con la tifoseria". C'è stata carenza nei controlli per l'accesso allo stadio, sono stati forniti biglietti a soggetti appartenenti alla criminalità che hanno poi effettuato rincari rivendendo i tagliandi, come "la corresponsione di 1500 biglietti alla curva nord, dopo pesanti pressioni, in occasione della finale di Champions League"; è stato verificato il costante ingresso allo stadio di soggetti privi di tagliando, agevolato dalle pesanti intimidazioni nei confronti degli stewart: "una situazione che va avanti da anni e a cui nessuno pare essere in grado di porre rimedio".
Gli incontri con Skriniar e Inzaghi
Un capitolo dell'ordinanza riguarda, ad esempio, "l'incontro" di alcuni capi ultrà, come Marco Ferdico, uno degli arrestati, "con il calciatore Skriniar" e "i primi contatti con l'allenatore" Simone Inzaghi. Non solo Inter, però, perché nel febbraio 2023 in un bar di Cologno Monzese ci sarebbe stato un incontro tra Luca Lucci, capo della Curva Sud, con il capitano rossonero Davide Calabria. "Dovremo valutare se ci sono delle criticità e con la collaborazione delle società come risolverle", ha dichiarato oggi il procuratore Marcello Viola. I prossimi mesi chiariranno gli equilibri interni alla vicenda, mentre si è attivata anche la giustizia sportiva con il procuratore federale Giuseppe Chiné che ha chiesto gli atti alla Procura di Milano con l'intento di verificare eventuali condotte 'rilevanti' per l'ordinamento sportivo per Milan e Inter.
Gli indagati
Gli indagati sono circa 40, di cui 18 arrestati (16 in carcere e due ai domiciliari). Ci sono i vertici del tifo organizzato milanese di entrambe le sponde: il rossonero Luca Lucci, a capo prima della Curva Sud e poi di ‘Banditi Curva Sud’; e il nerazzurro Renato Bosetti, neo capo della Curva Nord. A ruota: il fratello di Lucci, Francesco; Ismail Hagag, fedelissimo dei “fratelli milanisti”; Christian Rosiello, che sarebbe coinvolto nel pestaggio del personal trainer dei vip, Cristian Iovino, in seguito a una lite con il cantante Fedez (che non figura nell’inchiesta), di cui è guardia del corpo da qualche tempo. Inoltre sono coinvolti - tra gli altri - Riccardo Bonissi e Luciano Romano, Fabiano Capuzzo, Francesco Intagliata detto ‘Buzzero’, pregiudicato per rapina, lesioni, rissa e droga.
Le accuse
Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa, estorsione, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, accesso abusivo a sistemi informatici, lesioni, percosse, rissa e resistenza a pubblico ufficiale. Tra i presunti illeciti su cui la Procura di Milano stava indagando da tempo c’è anche la gestione degli affari dell’indotto dello stadio di San Siro, dai parcheggi alla vendita di gadget e panini, fino a quello dei biglietti per le partite.
La morte di Bellocco
Le due curve milanesi (in particolar modo quella nerazzurra) erano balzate agli onori della cronaca e finite al centro delle attività investigative lo scorso 4 settembre a seguito del violento scontro che ha avuto luogo alle porte di Milano, a Cernusco sul Naviglio. Scontro nel quale aveva perso la vita Antonio Bellocco, uomo di 39 anni accoltellato dal capo ultras dell’Inter Andrea Beretta, di anni 49. Secondo le ricostruzioni Bellocco, pregiudicato e affiliato al clan della ndrangheta di Rosarno in Calabria aveva aperto il fuoco contro Beretta dall’interno della propria Smart su cui si trovava in compagnia del capo ultras, che ferito a una gamba ha poi reagito accoltellando a morte il trentanovenne colpendolo alla gola.