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[L'analisi] Dilaga la metastasi della corruzione dei politici, altro che grillini finiti nella bufera per non aver versato i soldi loro

L’inchiesta condotta da Fanpage con i suoi “agenti provocatori”  ha messo in luce un sistema marcio a Napoli con i politici candidati protagonisti

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo, editorialista   
[L'analisi] Dilaga la metastasi della corruzione dei politici, altro che grillini finiti nella...
Roberto De Luca, figlio del governatore della Campania, è fra gli indagati

Nel cuore della notte, altre perquisizioni. E questa volta gli uomini dello Sco e della Mobile di Napoli sono andati a bussare alle case di politici “dell’arco costituzionale”, come si sarebbe detto una volta per indicare esponenti di partiti dei diversi schieramenti. I nomi sono ancora “coperti”. Tra loro ci sarebbero politici che sono stati consiglieri comunali e provinciali. I reati contestati riguardano corruzione aggravata dal metodo mafioso, e per alcuni indagati anche per finanziamento illecito ai partiti, altri per traffico illecito di rifiuti.

Tra loro, dunque, c’è il figlio del governatore della Campania Vincenzo De Luca (Pd), uno dei due rampolli promesse della nuova politica, Roberto, assessore al bilancio al comune di Salerno. L’altro, Piero, è candidato alle Politiche del 4marzo per il Pd. Secondo quanto racconta il direttore di Fanpage, che ha una registrazione del video della conversazione, il commercialista dell’esponente politico salernitano avrebbe chiesto una tangente del 15% sui guadagni dello smaltimento di mezzo milione di tonnellate di ecoballe.

E poi c’è il capolista di Fratelli d’Italia, Luciano Passariello, consigliere regionale e futura promessa nazionale della formazione della leader Giorgia Meloni. Che ieri sera da Vespa se l’è cavata con una battuta su Woodcock (”finirà come tutte le inchieste di Woodcock”). Magari fosse così.

Intanto questa è una inchiesta coordinata in prima persona dal procuratore Gianni Melillo e dal suo aggiunto Giuseppe Borrelli. I vertici dell’Ufficio napoletano si sono assunti la responsabilità delle indagini. E John Henry Woodcock è uno dei sostituti che stanno seguendo le indagini.

Tutto è nato da un’inchiesta di Fanpage, il sito web napoletano che sperimenta una informazione in rete senza freni. I suoi giornalisti ripresero nel 2016 un candidato comunale del Pd mentre versava un paio d’euro a un elettore che voleva partecipare alle primarie del Pd.

Induzione alla corruzione è il reato che la Procura di Napoli contesta ai giornalisti di Fanpage che negli ultimi sei mesi hanno avvicinato faccendieri, funzionari della Regione e della Sma, la società  partecipata che si occupa appunto di smaltimenti di rifiuti. E politici, per coinvolgerli in un traffico di rifiuti da smaltire (fiumi di inchiostro).

Insomma, giornalisti che hanno svolto il ruolo di “agenti provocatori”. Con l’aiuto di un pentito di un clan camorrista. Vero, il reato non è inventato. Solo a certe condizioni e per certi reati, come il traffico di stupefacenti, il nostro sistema penale consente che agenti infiltrati possano “sporcarsi le mani” ai fini delle indagini.

In questo caso, la Procura ha dovuto iscrivere il direttore Francesco Piccinini e il giornalista Sacha Biazzo per “induzione alla corruzione”. Al di là dell’atto dovuto, questi giornalisti che metteranno in rete nelle prossime ore i video della vergogna, meriterebbero un riconoscimento pubblico per il lavoro svolto.

Il candidato della destra Luciano Passariello era stato perquisito ieri mattina. Il sospetto riguarderebbe una percentuale di guadagno per il politico in Csm io di un appalto alla Sma per un imprenditore legato si clan.

Siamo solo all’inizio delle indagini. Il materiale che Fanpage a partire da dicembre ha depositato in Procura offre uno spaccato drammatico del livello di corruzione, anzi di corruzione ambientale. Sono decine le persone coinvolte. Da esponenti politici a funzionari pubblici.

La metastasi della corruzione continua a diffondersi. E questa volta irrompe in campagna elettorale.
I grillini fino a oggi avevano conquistato le prime pagine dei giornali per le quote degli emolumenti non versati. Un atto volontario non una rapina. Adesso a Napoli esce fuori che i “politici” venivano adescati da “agenti provocatori” (giornalisti e un ex camorrista) per saggiare la loro disponibilità a essere corrotti. Il dramma è che a Napoli sono troppe le mele marce.

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo, editorialista   
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