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Il racconto del supertestimone: "Così è morto Ramy". Resta l'accusa di omicidio stradale Tensione al corteo: 5 agenti feriti

Gli inquirenti stanno analizzando i video dell'incidente, tra cui quelli delle dash cam delle auto coinvolte, per attribuire con precisione ogni voce registrata ai militari presenti. Altri accertamenti riguardano dispositivi elettronici e il cellulare di un testimone oculare

Stefano Loffredodi Stefano Loffredo   
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La Procura di Milano, dopo due riunioni tra ieri e oggi, ha deciso di mantenere invariati i capi di imputazione nell'indagine sulla morte di Ramy Elgaml, avvenuta il 24 novembre scorso durante un inseguimento. Al momento, l'ipotesi principale resta quella di omicidio stradale, contestata al carabiniere alla guida dell'ultima auto inseguitrice e a Fares Bouzidi, l'amico 19enne di Ramy che era alla guida dello scooter. Nonostante l'ipotesi di omicidio con dolo eventuale fosse stata presa in considerazione, la Procura guidata da Marcello Viola ha scelto di attendere la conclusione degli accertamenti tecnici, inclusa una consulenza cinematica e dinamica sull'incidente.

Indagati e accertamenti in corso

Attualmente, gli indagati comprendono due carabinieri per frode processuale, depistaggio e favoreggiamento, oltre al carabiniere e a Fares Bouzidi per omicidio stradale. Gli inquirenti stanno analizzando i video dell'incidente, tra cui quelli delle dash cam delle auto coinvolte, per attribuire con precisione ogni voce registrata ai militari presenti. Altri accertamenti riguardano dispositivi elettronici e il cellulare di un testimone oculare, che avrebbe ricevuto pressioni per cancellare un video dell'accaduto. Un rapporto preliminare della Polizia locale, già agli atti, indica un possibile contatto tra l'auto dei carabinieri e lo scooter nelle fasi finali dell'inseguimento. Secondo i legali delle famiglie coinvolte, si tratterebbe di uno "speronamento volontario".

L'elenco degli indagati potrebbe allungarsi

Così come si profila l'ipotesi di falso per l'annotazione, che non segnalava nemmeno un urto tra auto e scooter, nel verbale di arresto a carico di Bouzidi per resistenza. Le valutazioni principali, però, vengono fatte sulla ricostruzione dello scontro tra auto e moto e prende corpo l'ipotesi dell'omicidio volontario con dolo eventuale, ossia con l'accettazione del rischio che l'evento morte si verificasse, proprio alla luce delle immagini acquisite, che riportano anche i dialoghi via radio tra i carabinieri e in cui si farebbe riferimento al far "cadere" i ragazzi.

Tensioni durante la manifestazione per Ramy Elgaml a Torino

A Torino, la manifestazione organizzata dai collettivi studenteschi per ricordare Ramy Elgaml è degenerata in scontri. Gli antagonisti hanno lanciato bombe carta, bottiglie e transenne contro le forze dell'ordine, causando il ferimento di quattro poliziotti e un carabiniere. I disordini si sono concentrati davanti al commissariato di Dora-Vanchiglia e alla caserma 'Bergia' in piazza Carlo Emanuele II, sede del comando legione carabinieri Piemonte e Valle d'Aosta. La polizia ha respinto i manifestanti con lacrimogeni e manganellate, e sta lavorando per identificare i responsabili degli scontri.

Il racconto del supertestimone

Il testimone chiave nell'inchiesta sulla morte di Ramy Elgaml ha rilasciato una dettagliata deposizione, riportata da Corriere della Sera e La Stampa. "Ho iniziato a sentire le sirene già all’altezza dell’incrocio di via Toscana. Ho avuto l’istinto di prendere il telefono in mano e ho iniziato la registrazione. Mi sarei aspettato di registrare l’inseguimento e non l’incidente,” racconta l’uomo.

Secondo la sua testimonianza, i mezzi coinvolti percorrevano via Ripamonti a una "velocità inaudita". Giunti all'incrocio, la moto avrebbe frenato bruscamente, mentre l'auto, vicinissima, non avrebbe avuto la prontezza di fermarsi. "Ho sentito le gomme dell’auto fischiare sui binari e la collisione. Ho visto l’urto tra la macchina e lo scooter: l’anteriore destro dell’auto ha tamponato il posteriore sinistro dello scooter," aggiunge il testimone.

Il video cancellato e la consulenza informatica

Omar, questo il nome del testimone, afferma di aver ripreso tutta la sequenza dell'incidente, ma di aver cancellato il video subito dopo: "Non l’ho rivisto, ma sono sicuro di aver ripreso tutto". Alla domanda degli inquirenti se si fosse sentito intimidito, ha risposto: "Sì, non mi aspettavo una reazione del genere e avevo paura di essere caricato in auto. Mi hanno chiesto di svuotare il cestino del telefono, e l’ho fatto". Il suo smartphone è ora nelle mani della Procura di Milano, che ha disposto una consulenza informatica per verificare se il video possa essere recuperato e se il dispositivo sia stato manomesso.

Stefano Loffredodi Stefano Loffredo   
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